Lettere al Direttore Il Foglio 29.9.2015

Pietro Ingrao e SDM. Il ricordo di Giorgio Israel. Il ritorno di Marino

1-Al direttore - Il foglietto è riapparso qualche mese fa, tra le pagine di un libro. Anni Ottanta. Lettera

a un giovane, inesperto cronista dell’Unità da parte di un capo storico del Pci. C’era in ballo un’intervista sulla campagna elettorale, credo per il Campidoglio. Poche righe, che accompagnavano altre pagine scritte fittamente: “Caro Di Michele, ecco il testo delle cose che volevo dire. Non so proprio se sono utili, se corrispondono soprattutto ai bisogni della campagna elettorale. Per un eventuale uso, quindi, senti prima di tutto i compagni della Federazione: Bettini o Tocci. Ti prego ad ogni modo di farmi sapere se avete deciso di usarle in qualche modo. Io sono a casa: il mio numero è 83… Ripeto, se il materiale non va, buttalo pure nel cestino; e sentite in ogni modo i compagni della Federazione. Tuo Ingrao”. Si può pure stare “dalla parte del torto”, e cercare per tutta la vita di afferrare la luna per sé e per gli altri, ma con garbo e stile non da molti altri praticati. La scelta di classe a volte è davvero per sempre.

Stefano Di Michele

2-Al direttore - Caro Giuseppe Fantasia. Ringrazio Lei e tutto il Foglio per il bellissimo articolo sull’Harry’s Bar pubblicato sabato. Anche Voi siete il mio giornale preferito. Un caro saluto a tutti.

Arrigo Cipriani

3-Al direttore - Ho appreso della morte di Giorgio Israel dall’articolo di Tiliacos in memoria. Non sapevo della malattia, stupendomi solo dell’assenza della sua voce così lucida e profondamente fuori dal coro, di cui sento già la mancanza. Un piccolo patrimonio di noi lettori del Foglio. Non si potrebbe pensare a un ebook, tra i tanti proposti nel tempo, che aiuti a non disperderlo, tale patrimonio, lucida testimonianza sui tanti punti nodali della nostra epoca? A chi lo ha amato e conosciuto vadano, infine, le mie personali condoglianze.

Giorgio Bambini

Il patrimonio di Giorgio è nel nostro Dna e vedrà che non verrà mai disperso. Grazie a lei.

4-Al direttore - Troppo facile e troppo comodo ridicolizzare la milionata di emendamenti del collega Calderoli. Quella milionata esprime anche il disagio e l’amarezza di chi ama il Parlamento di fronte alla inadeguatezza di un presidente che vorrebbe abdicare al diritto-dovere di decidere (come prerogativa, appunto, presidenziale) sull’ammissibilità degli emendamenti ai testi in discussione. La Costituzione è modificabile, il Senato eliminabile, perfino le regioni difendibili, ma limitarsi a saltare sui “canguri” è soltanto cinismo…

Luigi Compagna

5-Al direttore - Domenica scorsa in un evento pubblico sulle rive del lago di Garda, Silvio Berlusconi ha detto che il presidente della Russia, Vladimir Putin, da lui incontrato nei giorni scorsi, ha intenzione di incoraggiare una coalizione internazionale che affronti la minaccia dell’Isis, sfidandola in Siria, senza rafforzare Assad, anzi favorendo la scelta di un nuovo leader. Se confermata sarebbe la svolta decisiva per la lotta all’Isis e la soluzione in quella martoriata parte di mondo, ma in ogni caso è una notizia bomba. Però conoscendo la propensione di Berlusconi alla goliardia ho aspettato i giornali di lunedì per capire meglio la portata delle sue rivelazioni. Sono andato in edicola e ho fatto il pieno delle testate. Sul Corriere le rivelazioni di Berlusconi sono a pagina sei, chiuse in un boxino di fondo pagina di poche righe; su Repubblica non ho trovato nulla. Ormai i soldi li avevo spesi, per cui ho preso gli altri giornali, ho lasciato perdere la Siria e mi sono buttato direttamente sulla tragedia di San Siro.

Valerio Gironi

6-Al direttore - “Impossibile non è una parola scientifica’’, ha detto il sindaco-chirurgo della città eterna, parlando a Philadelphia, agli studenti della Temple University. Allora è possibile che si dimetta.

Gino Roca

Dopo le meravigliose carezze offerte ieri dal Papa al sempre impeccabile Marino, non resta che ricordare qual è il vero problema di Roma ogni volta che il sindaco va all’estero: purtroppo prima o poi ritorna, ed è lì che per i romani cominciano i guai.

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