LIST Le Poste in Borsa e la nuvola di Mister Dell

Oggi comincia il collocamento delle azioni di Poste italiane. Michael Dell, fondatore della omonima casa produttrice di personal computer, ha lanciato un’offerta da 53 miliardi di dollari per comprare EMC, azienda che si occupa di cloud computing

di Mario Sechi | 12 Ottobre 2015 ore 10:20 Foglio

Titoli. Doveva andarci Ignazio Marino, sarebbe stato puro cabaret. Ci è andato Matteo Renzi e sui giornali s’è impaginata la politica. Il premier da Fazio, Marino a casa. Questa è la sintesi di un lungo week end de paura a Roma. Il sindaco ha detto che le dimissioni da oggi ci sono e saranno irrevocabili. Vero? E chi lo sa, con Ignazio, tutto è possibile. Intanto, è l’ora del primo caffè e Corriere della Sera: “Il Vaticano chiede una scossa per Roma. Renzi: siamo pronti”. La partita era ed è quella del Giubileo. Lasciarne la gestione a Marino era una sfida continua al destino, ma da questo momento tutta la faccenda è intestata a Renzi: se va bene è merito suo, se va male non sarà colpa degli altri, ma sua. Cosa fanno a Repubblica? “Le pensioni slittano al 2016, Roma avrà le primarie”. Parla Renzi. Tanti auguri, per le primarie. Anche Marino vinse le primarie, complimentoni. Operazione chirurgica fu. Le primarie non sono il Vangelo e ci sono momenti storici in cui è richiesto un altro meccanismo di scelta della classe dirigente. Sono metodi di selezione dei candidati, non leggi invariabili della natura. La Prima Repubblica non aveva le primarie, non mi pare ci fosse la quota di inetti presenti oggi in Parlamento. Opinioni, certo, ma List ha le sue e le mette nero su bianco. Ammirando le regole del Principe e volendo andare fino in fondo: caro premier, anche se il candidato lo sceglie er popolo de Roma, non si sposta di una virgola la responsabilità di una eventuale sconfitta, sarà sua. Andiamo avanti. Come titolano la prima pagina al Messaggero? Così: “Renzi: Marino ha rotto con Roma”. Eccolo qua, il premier in scena dal non-intervistatore Fazio. Altro? Un pezzo di Filippo La Porta da leggere per capire il diritto e il rovescio della romanità: “Una metropoli che ama la verità, anche brutale”. Gajardo. Ma si leva di torno o ritorna? Occhio al titolo del Giornale: “Marino lascia e raddoppia”. Catenaccio da nube all’orizzonte: “Oggi si dimette, però pensa di ricandidarsi contro Renzi. Ma il Vaticano non lo vuole più vedere”. Ah, il Vaticano, certo, fanno sempre tutto i preti, a Roma. La Stampa? Meno Washington più Pontassieve: “Renzi: primarie per il sindaco a Roma e a Milano”. Sempre lui, tutti al traino. Voltiamo pagina, cambio giornale. Anzi, ne prendo tre, Carlino-Nazione e Giorno con titolo a reti unificate: “Pensioni, non si tocca nulla”. Niente flessibilità in uscita nella manovra. Ancora Renzi in prima pagina. Alternative? Sul Sole 24Ore: “Effetto crisi sul risparmio: Btp meglio del mattone”. Casa giù, titoli di Stato su. Buona giornata.

Truman Saviano. Per la serie ciclostile, Roberto Saviano parla del “nobel e del riscatto dei libri verità”. Perché per la prima volta “viene premiata la narrativa non fiction” e dunque il prossimo candidato per un volo letterario in Svezia, c’è da scommetterci, sarà lui. L’autostima non manca. Ma la cosa notevole, il passaggio impresso sul nobile (in)colonnato di Repubblica, quello che mostra in tutto il suo splendore l’ego smisurato di Saviano, arriva quando l’acclamato autore di ZeroZeroZero (titolo azzeccatissimo) parla di quello che lui chiaramente considera un suo pari, Truman Capote, autore di un paio di capolavori, tra cui Colazione da Tiffany e A Sangue Freddo, la cronaca di un caso giudiziario che sconvolse l’America: il quadruplice omicidio della famiglia Clutter. La scena si svolge in Kansas, gli assassini si chiamano Perry Edward Smith e Richard Eugene Hickock. Lo scrittore si appassiona alla vicenda, con l’amica d’infanzia Harper Lee comincia una lunga indagine sul caso, assiste al processo, incontra gli assassini, ricostruisce i fatti e scrive il primo esempio di non-fiction novel della letteratura americana. A Sangue Freddo fu accolto da mille polemiche, ma non per una faccenda da copycat o drag and drop di testi wikipedianti. Quello narrato da Capote era il Kansas, l’America degli anni Sessanta, non era - e non è – la scintillante New York City frequentata dai Saviano boys. Il Kansas era – e ancora è - campagna, mezzadri, cowboys, vacche e praterie (dovete andarci in Kansas, per vedere il Kansas). Saviano prende la vicenda della pubblicazione di A Sangue Freddo e la usa per difendersi (ancora) dalle accuse di avere la manina retrattile quando si tratta di attribuire a Cesare quel che è di Cesare, ai giornalisti il proprio unico valore: la paternità della notizia. Dettagli, andiamo avanti, ecco il passaggio epico di Saviano: “Truman Capote scrisse: "Ho questa idea di fare un grande e imponente lavoro; dovrebbe essere esattamente come un romanzo, con un'unica differenza: ogni sua parola dovrebbe essere vera, dall'inizio alla fine". Per Capote oggi sarebbe stato ancora più difficile scrivere e difendere A sangue freddo. Lo hanno massacrato quando è uscito e oggi avrebbero fatto di peggio, perché il peccato capitale di manipolare (che non vuol dire falsificare) la realtà viene visto come un'invasione di campo da parte di chi fa cronaca”. Così Saviano ha inventato un altro genere letterario: l’autodifesa per interposto scrittore. Tiè, Daily Beast. Ma c’è di più, quella di Saviano è una strabiliante metamorfosi, la declinazione della vita in un nuovo format per Amici, un pastiche che fonde realtà e irrealtà, cinema e televisione, un “affresco letterario” (così declama, il Saviano) che prendendo un po’ di Capote qui e tanto Jim Carrey là diventa un tragicomico refuso tipografico. No, non è il Truman Show, là il protagonista (ri)conosce l’irrealtà in cui vive, è un altro spettacolo, è il Truman Saviano.

p.s. Notizia: Saviano cita la sua fonte d’ispirazione, è Philip Gourevitch, il pezzo da cui origina il dibattito (americano) si intitola “Nonfiction Deserves a Nobel”, è stato pubblicato sul New Yorker il 9 ottobre del 2014 e s’accompagna a un altro articolo, sempre di Gourevitch, intitolato “Nonfiction wins a Nobel”, pubblicato sempre sul New Yorker l’8 ottobre del 2015. Ispirazioni. Citazioni.

Poste in Borsa. Oggi comincia il collocamento delle azioni. Promette una generosa politica di dividendi per gli azionisti. Vedremo.

 

La nuvola di Mister Dell. Michael Dell, fondatore della omonima casa produttrice di personal computer, ha lanciato un’offerta da 53 miliardi di dollari per comprare EMC, azienda che si occupa di cloud computing, big data e sistemi. E’ il più grande affare nella storia dell’hi-tech, è la fusione di materiale e immateriale, la prova che il dato e la sua conservazione stanno diventando più importanti della scatola che lo contiene e elabora.

La tedesca che corre. Le vendite di Bmw salgono del 7,8 per cento a settembre a 215.413 unità. Nei primi 9 mesi dell'anno le vendite segnano un più 10,3 per cento.

Formula Vladimir. Nota il Corriere della Sera: “Putin «conquista» il podio (tra Hamilton e Vettel)”. Era il Gran Premio di Russia, cari amici, volevate forse Obama sul podio?

Agenda Grasso. Sembra un arbitro di boxe. Alle 16 e 30 Consiglio di presidenza del Senato sugli scontri tra Movimento 5 stelle e Partito democratico.

Agenda Mattarella. Il Presidente della Repubblica, alle 11 al Quirinale, incontra la delegazione italiana dei membri del Parlamento europeo.

12 ottobre. Nel 1984 esplode una bomba al Grand Hotel di Brighton dove si svolge il congresso del Partito conservatore. Il bersaglio è Margaret Thatcher. Il primo ministro inglese si salva. Muoiono cinque persone. L’attentato è firmato dall’Ira.

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