Lettere al Direttore Foiglio 14.10.2015

Odifreddi e il solito tic di quelli che sognano la fine di Israele. Parziale privatizzazione di Poste, dell’altrettanto parziale cessione a privati della rendita monopolistica, in particolare, nella consegna dei recapiti

1-Al direttore - Giustamente il Foglio del 13 ottobre scrive, a proposito della parziale privatizzazione di Poste, dell’altrettanto parziale cessione a privati della rendita monopolistica, in particolare, nella consegna dei recapiti. Il fatto è che in questa istituzione convivono attività bancarie, finanziarie e assicurative,dalle quali si trae la maggior parte dei proventi, con altre attività, logistiche, telematiche nonché con l’universale servizio della corrispondenza; esclusivo è, poi, il rapporto con il Tesoro e con la Cdp in relazione alle attività di raccolta del risparmio. Insomma, si tratta di un conglomerato o, forse, di un ircocervo – tale formatosi progressivamente senza mai affrontarne organicamente e in Parlamento l’evoluzione – piuttosto che di una classica utility di servizi. Per una certa parte pendono,poi, decisioni in materia di concorrenza e aiuti di stato. L’operazione in corso è stata studiata bene sotto il profilo tecnico e potrà risultare anche un successo. Ma non sarebbe stato preferibile chiarire puntualmente l’asse strategico-operativo, al limite scorporando servizi non coerenti con il mandato che la “proprietà” pubblica dovrebbe definire, cosa ben diversa dal piano industriale? Non sarebbe stata, questa, una solida scelta anche di trasparenza? L’ulteriore processo di privatizzazione che il Foglio auspica seguirebbe questa assai ibrida impostazione?

Angelo De Mattia

2-Al direttore - Mi segnalano che in prima pagina del Foglio di oggi, 13 ottobre 2015, Andrea Marcenaro mi strapazza nella sua rubrica Andrea’s version, immediatamente ripresa dal sito Informazione Corretta. Non commento sul linguaggio sguaiato che usa l’articolista, limitandomi a ricordargli il motto di Buffon: le style, c’est l’homme. Faccio però notare che il sedicente “giornalista”, credendo di parlare appunto di qualche “notizia del giorno”, fa riferimento a fatti vecchi invece ormai di tre anni, e risalenti precisamente al novembre 2012. Questo sì, che è stare sul pezzo! Per la cronaca di oggi, il mio blog su Repubblica.it è attivo e in ottima salute, e per ora non ha fatto alcuna menzione della recrudescenza del conflitto in Palestina e Israele. Forse un più attento controllo sui suoi collaboratori potrebbe evitare figure imbarazzanti a lei e al suo giornale, che riportando notizie di tre anni fa come se fossero cronaca attuale rischia di diventare solo un Foglio da stracciare. Cordialmente, e con i migliori di miglior lavoro.

Piergiorgio Odifreddi

Caro professor Odifreddi. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Il suo post è del 2012 ma il problema, come le ha fatto notare il nostro Marcenaro, è che la sua testa ho come il sospetto che sia rimasta al 2012, e temo che il suo pensiero riguardo ciò che succede oggi in Israele sia rimasto intrappolato in quel post (rimosso dal sito di Repubblica ma che con orgoglio lei ospita sul suo blog personale). Rioffro a lei e ai nostri lettori il contenuto del suo pensiero su “Israele nazista”. Un pensiero che mai come in questo momento è attuale per decifrare le idee di chi, come lei, considererebbe del tutto secondaria la fine di Israele. “In questi giorni si sta compiendo in Israele l’ennesima replica della logica nazista delle Fosse Ardeatine. Con la scusa di contrastare gli ‘atti terroristici’ della resistenza palestinese contro gli occupanti israeliani, il governo Netanyau (si scrive Netanyahu, ndr) sta bombardando la striscia di Gaza e si appresta a invaderla con decine di migliaia di truppe. Il che d’altronde aveva già minacciato e deciso di fare a freddo, per punire l’Autorità Nazionale Palestinese di un crimine terribile: aver chiesto alle Nazioni Unite di esservi ammessa come membro osservatore! Cosa succederà durante l’invasione, è facilmente prevedibile. Durante l’operazione Piombo Fuso di fine 2008 e inizio 2009, infatti, compiuta con le stesse scuse e gli stessi fini, sono stati uccisi almeno 1400 palestinesi, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, a fronte dei 15 morti israeliani provocati in otto anni (!) dai razzi di Hamas. Un rapporto di circa cento a uno, dunque: dieci volte superiore a quello della strage delle Fosse Ardeatine. Naturalmente, l’eccidio di quattro anni fa non è che uno dei tanti perpetrati dal governo e dall’esercito di occupazione israeliani nei territori palestinesi. Ma a far condannare all’ergastolo Kesserling, Kappler e Priebke ne è bastato uno solo, e molto meno efferato: a quando dunque un tribunale internazionale per processare e condannare anche Netanyau (si scrive Netanyahu, ndr) e i suoi generali?”. Ci piacerebbe davvero credere che il suo pensiero sia cambiato rispetto a quel giorno e rispetto ad altre sue allegre divagazioni sul tema “Non entro nello specifico delle camere a gas, perché di esse ‘so’ appunto soltanto ciò che mi è stato fornito dal ‘ministero della propaganda’ alleato nel Dopoguerra”, ha detto sempre lei, professor Odifreddi, nel 2013. Temo che non sia così, e per questo oggi come ieri le sue parole sono perfette da ricordare. Anche per capire chi è che, come lei, nega che sia un dovere dell’occidente difendere Israele. Volendo essere ottimisti potremmo pensare che Repubblica abbia accettato di riospitare il suo blog perché il direttore ha capito che lei ha cambiato idea. Ma leggendo le sue righe ci viene da pensare che le cose non stiano così. E ci viene anche da pensare che quando domenica prossima a Roma si manifesterà di fronte all’ambasciata di Israele in solidarietà con un paese martoriato dal fondamentalismo islamico il suo pensiero sarà sempre quello. Israele è nazista. Quando si dice, appunto, che le style, c’est l’homme.

P. S. Ma dica la verità, davvero Ezio Mauro le lascia ancora un blog?

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