Lettere al Direttore Il Foglio 17.10.2015

Ma che cosa aspetta Grasso a barricarsi contro l’iman boldriniano?. Non sono certo che l’uomo occidentale sia morto. Certo quello orientale è oggi sulla cresta dell’onda, è anche questa è una (per molti versi inquietante) notiziola

1-Al direttore - Oltre a Meotti anche il presidente del Senato Grasso dovrebbe chiedere alla presidente della Camera Boldrini le ragioni che l’hanno indotta ad invitare Ahmed al Tayyeb il prossimo 21 ottobre alla sala della regina per una lectio magistralis dal titolo “Islam, religione di pace”. Finché c’è, il bicameralismo non può tacere. In tempi difficilissimi il Senato fece udire la propria voce (o comunque quelle di Croce e di Ruffini) contro la barbarie dell’antisemitismo. Oggi, nei giorni in cui in Israele gli ebrei vengono aggrediti a coltellate, far finta di niente è davvero ipocrita.

Luigi Compagna

L’antisemitismo non fa più notizia, purtroppo.

2-Al direttore - Non volere che la Bce con il “quantitative easing” continui a tenere basso il costo dei debiti pubblici perché poi diversi paesi, sentendosi protetti, abbandonano il risanamento fiscale, come sostiene il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, e riporta Lo Prete nel Foglio del 16 corrente, significa fare affidamento sul legarsi alla sedia, alla Vittorio Alfieri, per studiare o sul chiodo nella roccia da scalare sul quale passa corda che può agevolare la salita o strozzare lo scalatore. Il fatto é che, nell’attuale situazione,è molto probabile che gli effetti virtuosi di tali vincoli non si verificherebbero, dovendosi ancora completamente uscire dalla crisi e risultando la moneta unica sempre più non l’Eden ma, al massimo, il Purgatorio,come sostenevano ai tempi Hans Tietmeyer e Antonio Fazio, volendo comunque escludere l’Inferno. In più Weidmann dimentica che l’unico vincolo imposto dal mandato conferito alla Bce è il mantenimento della stabilità dei prezzi, oggi ancora freddissimi, con un tasso di inflazione distante mille miglia dal livello in cui tale stabilità può dirsi assicurata ( intorno al 2 per cento). La Buba vuole che il mandato venga violato?

Angelo De Mattia

3-Al direttore - Non ho letto “Homo europaeus” di Paolo Prodi e non sono sicuro, come sostiene Giuliano Ferrara, che l’uomo occidentale sia morto. Certo quello orientale è oggi sulla cresta dell’onda, è anche questa è una (per molti versi inquietante) notiziola. In ogni caso, da ateo non devoto ma non insensibile alle ragioni della fede nella modernità, un’ideuzza sulla chiesa bergogliana me la sono fatta. Per esprimerla prendo a prestito una battuta di Ennio Flaiano. Diceva il grande scrittore abruzzese che chi vive nel nostro tempo raramente sfugge alle nevrosi (lo diceva cinquant’anni fa, figuriamoci adesso). Per vivere bene – chiosava con superba ironia – “non bisogna essere eccessivamente contemporanei”. Ecco, ho l’impressione che la nobile ansia di essere “totus aetatis nostrae” abbia preso un po’ la mano a Papa Francesco, sul piano della comunicazione come su quello pastorale e dottrinario. Il Sinodo dei vescovi sulla famiglia ne è una plastica testimonianza. E, quando un organismo pur millenario come il Soglio di Pietro rischia una forte e permanente “crisi di nervi”, le sue difese immunitarie contro il relativismo etico, tratto distintivo della secolarizzazione del terzo millennio, sono destinate a indebolirsi.

Michele Magno

4-Al direttore - La “garbata” risposta di Bettini a Sechi contiene un assai sgarbato e astioso riferimento nei miei confronti. Peraltro, non giustificato dalla mia intervista (cui Bettini si riferisce) nella quale personalmente non ho mai proferito il suo nome. Evidentemente Bettini si sente chiamato in causa quando si parla della “vecchia nomenclatura”. Quanto a me, che avrei la colpa di aver ricoperto incarichi politici senza mai aver preso delle preferenze, ricordo che in Parlamento sono stata eletta con il Porcellum, come tutti gli altri parlamentari, i quali evidentemente Bettini ritiene privi di legittimazione democratica e non idonei ad esprimere giudizi politici. Comunque nel 2013 al Senato come capolista, ed unica eleggibile di Scelta Civica in Umbria, fui eletta con l’8,3 per cento dei voti. Assessore a Roma, come previsto dalla legge e come accadde a Bettini qualche anno dopo, fui nominata dal Sindaco. Gli altri incarichi – non politici ma di alta amministrazione – li ho svolti a seguito di concorso pubblico o di nomina legata alle mie competenze professionali. Quanto alle primarie del 2013 mi basta ricordare il giudizio che ne dette il Ministro Madia: “ho visto delle vere e proprie associazioni a delinquere sul territorio”. Infine va ricordato che Marino al ballottaggio ebbe sì il 63,9 per cento dei voti ma i votanti furono appena il 57,6 per cento il che significa che solo il 36,6 per cento dei romani lo votarono, cioè uno su tre. Lontano dal quasi milione di preferenze ottenute nel 1993 da Rutelli e dai quasi 900 mila voti nel 2001 presi da Veltroni; perfino Alemanno nel 2008 è riuscito a fare meglio di Marino con oltre 100mila preferenze in più. Questi i fatti. Per il resto ognuno resta della propria opinione.

Linda Lanzillotta

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