Lettere al Direttore Il Foglio 19.11.2015

Più che la privacy, il problema è ciò che i pm fanno con la nostra privacy. A noi le libertà fondamentali le hanno tolte – e da tempo – le Procure, con il contributo vassallo del circuito mass-mediatico

1-Al direttore - Più ancora dell’orrore per le efferatezze dei mozzorecchi dell’Isis, c’è la nausea per la cecità di tanta parte del mondo occidentale, compresi alcuni settori della chiesa che beatamente si trastullano col mantra del dialogo, che si ostina a non vedere ciò che invece è di lapalissiana evidenza. E, cosa ancora più grave, non da oggi e nemmeno da ieri. Intervenendo al Sinodo dei Vescovi del 1999 (diconsi sedici anni fa), l’allora arcivescovo di Smirne monsignor Giuseppe Bernardini, portò la seguente testimonianza: “Durante un incontro ufficiale sul dialogo islamo-cristiano, un autorevole personaggio musulmano, rivolgendosi ai partecipanti cristiani, disse a un certo punto con calma e sicurezza: ‘Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo; grazie alle vostre leggi religiose vi domineremo’”. Questo per dire delle reali intenzioni dell’islam nei confronti dell’occidente, esplicitate per altro due anni prima di Ground Zero. E l’occidente che fa? Anziché difendere quella che giustamente Giuliano Ferrara ha definito l’avanguardia e la guarnigione della nostra civiltà, ovvero Israele, non trova altro di meglio che boicottare i prodotti israeliani. Chapeau. Io invece, che in quanto cattolico ho a cuore l’esistenza di Israele quanto la mia stessa vita, non solo ho aderito all’appello del Foglio per boicottare i boicottatori, ma contravvenendo alla rigida dieta che sto seguendo, stasera delizierò il mio palato con un superbo dattero israeliano. Tiè.

Luca Del Pozzo

Mangiare i prodotti della democrazia per evitare che qualcuno si pappi quel modello di democrazia. Se volete, comprare prodotti israeliani, oggi più che mai, è una metafora perfetta dell’occidente.

2-Al direttore - Ci sono grandi preoccupazioni in Europa: la lotta al terrorismo potrebbe indurre gli Stati a limitare le libertà e i diritti dei cittadini, a costo di dover modificare le Costituzioni vigenti. Nessun problema in Italia. Ci siamo abituati.  A noi le libertà fondamentali le hanno tolte – e da tempo – le Procure, con il contributo vassallo del circuito mass-mediatico.

Giuliano Cazzola

Il problema non è la privacy e il controllo sulle nostre vite. Il problema è cosa ci fanno poi i magistrati, soprattutto in Italia, con quello che sanno delle nostre vite.

3-Al direttore - Tutto corretto l’articolo che inchioda il pacifismo da “Strada” alla pericolosità del suo vuoto pneumatico. In questo sono in sintonia con lei. Però dobbiamo essere lucidi e ammettere che la vulgata boldriniana s’insinua nel renzismo. Il premier ha risposto picche alla Francia e per bocca di Gentiloni non ritiene di frenare il flusso di clandestini dalla Libia, di cui non prende nemmeno le impronte. Sempre per bocca di Gentiloni propone il consueto attendismo per intervenire in Libia. Niente azione se Tobruk e Tripoli non troveranno un accordo. Attendere l’accordo tra fazioni tribali significa lavarsene le mani. La dottrina pacifista è il sale della politica estera di Renzi. Sia chiaro, la Francia ha colpe enormi verso se stessa, vivono sul suo territorio non meno di sei milioni di musulmani che hanno accolto nel nome di un’eguaglianza astratta e di una laïcité idiota. Hanno sbagliato ma forse non è tempo di recriminazioni ma di azione. Né ho sentito, e questo è gravissimo, una netta distanza di vedute fra Renzi e la Ue che boicotta Israele. Anche qui lei è persona affidabile perché il Foglio resta l’unico quotidiano che è contro l’ignominia della marchiatura sui prodotti israeliani, e di questo la ringrazio. C’è però un nesso ideologico ben evidenziato da molti, e aggiungo semplice come le tabelline, fra gli attacchi di Parigi e il boicottaggio. Hollande, che è di sinistra reagendo (da vedere quanto, mi fido poco), alla strage e dichiarando guerra ha tolto parte della carica esplosiva alla Le Pen comportandosi da uomo normale, non di destra. Renzi deve ancora dimostrare di essere un premier all’altezza del compito enorme che impegnerà per decenni tutti i leader del mondo occidentale. Con stima, un affezionato lettore.

Franco Bolsi

Non credo che la dottrina pacifista sia il sale della politica estera di Renzi. Per gli standard dell’occidente, l’Italia combatte (sono 4.700 i militari impiegati all’estero). Il problema è che non lo dice e non riesce a dire, Renzi per primo, che siamo in guerra, eccome se lo siamo. Ieri il presidente Mattarella, contraddicendo il premier che il giorno prima aveva messo nero su bianco che “noi non vogliamo entrare in guerra”, ha detto che stiamo vivendo  un tentativo di guerra globale dalle modalità inedite che sta deturpando l’inizio del nuovo millennio”. E’ un passo in avanti, ma è ancora un linguaggio che si trova a metà strada tra il dire e il non dire. E affermare oggi che siamo un po’ in guerra fa più o meno lo stesso effetto di quella famosa espressione: “Sono un pochino incinta”.

4-Al direttore - “La diseguaglianza è in parte un segnale di successo. Se qualcuno inventa qualcosa, diciamo un’innovazione di cui beneficiamo tutti, e il mercato funziona a dovere, ecco che quel qualcuno sarà premiato generosamente per il suo lavoro. Questo è favoloso e allo stesso tempo crea diseguaglianza. Quindi alcune delle più vistose diseguaglianze di questo mondo discendono da enormi successi, a partire dalla rivoluzione industriale 250 anni fa per arrivare alle nuove invenzioni contemporanee”. Caro direttore, le parole tra virgolette le ha dette ieri il premio Nobel Angus Deaton. Le ha riportate ieri il Wall Street Journal. Mi chiedo se i giornali italiani la smetteranno prima o poi di dar voce e fiato solo ai Nobel (Krugman) e ai wannabe Nobel (Piketty) politicamente corretti.

Cordiali saluti

Massimo Martino

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