No a Schengen? Costerebbe 110 miliardi di euro

I dati pubblicati da un think tank francese fanno riflettere. L'Italia intanto è pronta a inviare altri uomini in Iraq. E infine, i sorprendenti investimenti del Lussemburgo per le missioni spaziali

di Mario Sechi | 03 Febbraio 2016 ore 11:26.  Foglio

Fatti e commenti

Titoli. Andiamo in guerra! Bene, signore. Posso chiederle chi sono i nostri alleati? Nessuno. E pensate di vincere da solo? List tiene questo dialoghetto bellico incollato al muro, scritto su un Post-it. Probabilmente a Renzi tutto non serve, avrà fatto ultra bene i suoi calcoli, ma il conto degli alleati dell’Italia sul taccuino del cronista è pari a zero. Non la Francia, che viaggia per gli affari suoi. Non il Regno Unito, che sta chiudendo  con Juncker e Tusk il suo accordo per restare (forse) nell’Unione. Non la Spagna che non ha neppure un governo e Pedro Sanchez ci prova in queste ore. Non la Grecia che non ha neanche gli occhi per piangere. Non la Polonia che usa lo zloty e non l’euro. Chi resta? Ah, la Germania. Resta il nostro miglior alleato, prima o poi ce ne accorgeremo. Così dopo settimane di titoli sulla campagna per la conquista dell’Europa, è tornata la realtà. Primo caffè, Corriere della Sera: “Un fronte anti Italia sulla flessibilità. «La Ue ha già dato»”. La situazione per il governo è complicata. Ma la nostra debolezza (il debito) alla fine è un disincentivo alla guerra totale da parte degli altri. Basta leggere cosa scrive l'Economist, l’esortazione a salvare l’Italia e l’Europa perché le due cose in fondo camminano insieme e il nostro paese è forse too big to bail ma anche too big to fail. Altro? Il Corriere ha molte cose interessanti. Su tutte, la polaroid in bianco e nero scattata da Gian Antonio Stella: “La società che è poco civile”. Un paese di furbi che non merita assoluzioni. Passaggio da ricordare: “Che una pretesa superiorità morale della «società civile» non avesse senso, sia chiaro, si sapeva da un pezzo. E nulla è fastidioso quanto ascoltare gli strilli di chi è idrofobo con «chi comanda» e il «governo ladro», sia esso di destra o di sinistra, e insieme indulgente verso se stesso, i propri furti, le proprie furbizie”. Che fanno a Repubblica? Aprono su Kerry, il giornale è più vivace rispetto all’ordine plumbeo dei giorni scorsi, il pezzo da non perdere è quello di Sebastiano Messina su Beppe Grillo che torna allo spettacolo: “Quando era un comico in crisi si trasformò in un politico, adesso che è un politico in crisi Beppe Grillo vorrebbe tornare a essere un comico, e dopo aver tramutato le risate in voti prova a fare il miracolo al contrario. Rivela di essere prigioniero «da cinque, sei, otto anni, di questo sdoppiamento della personalità, vivo un dualismo aberrante, sono diventato binario come un computer»”. Facciamo un giro di titoli. Anzi no, delibiamo il Molinari, non il liquore ma la Stampa di Torino. Ha una prima pagina dove piazza al centro un box che strilla quattro interviste: Letta (Enrico), Galantino (Monsignor), Hammond (ministro brit), De Blasio (Bill). Ottimo il pezzo di Giovanni Orsina sulla “domanda di destra senza offerta”. C’è da rifare un partito, da quelle parti. Che fa il Giornale? E’ in fase difesa del consumatore: “Sigarette e biglietti aerei: una tassa occulta al giorno”. Libero apre cubitale sul caso Faranda-Bonisoli, i brigatisti che tengono lezione di diritto: “Giudici a lezione di Br”. Carlino-Nazione-Giorno in stereofonia sul rally d’Europa: “La Ue a Renzi: ora basta”. Passiamo a Gordon Gekko, perché è meglio non dimenticare che il denaro non dorme mai. MF tira le somme: “Piazza Affari, altra botta da -3%”. Che male. Il Sole 24Ore fa il quadro: “Petrolio, prezzi sotto tiro Mercati in caduta libera”. Un bagno. Di realtà. Buona giornata.

Renzi in Senegal. Ultima tappa del viaggio africano del presidente del Consiglio.

Brexit o Bremain? Non interessa i media italiani, ma è il punto numero uno dell’agenda di Bruxelles in questo momento. Dentro o fuori? Il dibattito nel Regno Unito è molto ricco e ora c’è una bozza di accordo con l’Unione europea sul quale pesare le proprie opinioni e proposte. Restare in Europa? Sì, no, forse. Che dilemma, sembra Shakespeare.

No Schengen? 110 miliardi. France Strategie, il think tank del governo francese ha prodotto uno studio che fa i conti sui contraccolpi creati da una chiusura delle frontiere europee: 110 miliardi di euro. Flussi turistici e commerciali più difficili costerebbero alla sola Francia 10 miliardi in dieci anni. Il colpo più forte lo riceverebbe il turismo con un calo del 38 per cento. Meditate, prima di dire buttiamo Schengen.

Tango bond, arrivano i rimborsi. Dopo 14 anni gli investitori italiani che avevano perso tutto con il default del paese, ritroveranno i loro soldi. La notizia è sul Sole 24Ore: “Tango bond: ai risparmiatori italiani il 150% del capitale”. Tutto ok? C’è ancora un passaggio da fare nel Parlamento argentino. Si balla ancora, tango.

Cose dal futuro: il Lussemburgo sugli asteroidi. Bene, voi pensate al Lussemburgo e immaginate caveau, studi commerciali dove vi mettono al riparo (forse) dal Fisco, paesaggi con castelli fatati. Bene, dimenticate quello scenario. Il Lussemburgo è uno dei paesi più attivi nell’industria spaziale. E ora si lancia nell’avventura di una nuova industria: l’estrazione mineraria dagli asteroidi. Fantascienza? No, è possibile. Oggi si può lanciare una navetta, atterrare su un asteroide, perforare il terreno, estrarre minerale e riportarlo sulla terra. Chi lo fa? Il Lussemburgo. Non importa quanto sei grande, ma quanto sei intelligente e capace.

3 febbraio. Nel 1960 muore in un incidente stradale il cantante Fred Buscaglione.

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