Lettere al Direttore Il Foglio 6.2.2016

Renzi e il 2017. Draghi e Brunetta. Ah, questi complotti. Secondo Laura Boldrini, intervistata da Eugenio Scalfari, bisogna rilanciare subito l’Europa dei fondatori.  

1-Al direttore - Secondo Laura Boldrini, intervistata da Eugenio Scalfari, bisogna rilanciare subito l’Europa dei fondatori. Poi dice che non c’è il conflitto di interessi.

Giuseppe De Filippi

2-Al direttore - Il referendum costituzionale potrebbe essere, per il premier Matteo Renzi, l’antipasto della campagna elettorale per le politiche. I passaggi che a tal fine la Ciliegia indica sul Foglio del 4 febbraio hanno una loro logica, a patto che si tenga presente che piani a non breve realizzazione possono pur sempre diventare come quello della nota signora che andava al mercato per vendere una ricotta credendo che, attraverso una serie di passaggi accrescitivi delle entrate, sarebbe diventata ricchissima, quando improvvisamente la ricotta cadde e i sogni svanirono. Comunque, ammesso che Renzi vinca il referendum, l’anno successivo è particolarmente impegnativo innanzitutto dal punto di vista economico, essendo l’anno del pareggio di bilancio, delle clausole di salvaguardia per 15 miliardi, della improrogabilità, se non compiuta prima, di una seria azione sul debito, della verifica di ciò che si è fatto e di ciò che meglio si dovrà fare per la crescita al di là delle flessibilità, della riforma degli ordinamenti europei (nel sessantennale del Trattato di Roma). Vi sarà, allora, un impegno del premier solo programmatico (ma con le elezioni saremmo già a metà 2017) o sarebbe più giusto, al di là delle convenienze politiche di parte, mantenere l’appuntamento con gli elettori al 2018 per un consuntivo sul quadriennio e, soprattutto, sull’ultimo, cruciale anno? Prevarrebbe la voglia di successo elettorale o quella di conseguire migliori risultati nel campo economico e sociale sui quali dar conto poi agli elettori?

Angelo De Mattia

Comunque andrà a finire c’è da scommettere che da qui alle prossime elezioni il governo si muoverà per rafforzare il suo consenso e le prossime riforme impopolari, se ci saranno, ci saranno se Renzi rivincerà le elezioni.

3-Al direttore - “Ci sono forze nell’economia globale di oggi che concorrono a mantenere bassa l’inflazione” (Mario Draghi). Il mitico campione del complottismo de’ noantri Alessandro Di Battista, postmodernista, poststrutturalista, postdecostruzionista, l’aveva già capito col suo romanesco impeccabile: “Tutta colpa del Bilderbegge”.

Michele Magno

“Draghi – ha detto un Renato Brunetta in gran palla due giorni fa alla Camera, dopo aver sentito il discorso di Mario Draghi sull’inflazione e la politica monetaria – parla di cospirazione a livello internazionale. Non può il presidente di una Banca centrale importantissima come quella dell’Europa parlare di cospirazione e fermarsi. Ci dica cosa sa. Chi è dentro questa cospirazione. E cosa sta facendo. Perché ne va del destino non solo dell’Unione europea ma dell’economia a livello internazionale. E se cospirazione c’è oggi (…) molto probabilmente ci fu anche cospirazione nel 2011 sugli spread. Ci dica Draghi quello che sa anche su quella cospirazione. Oggi come il 2011”. Vergogna! Complotto! Cospirazione. Riavvolgiamo il nastro, con il nostro amico Brunetta, e riandiamo alla frase esatta di Draghi: “There are forces in the global economy today that are conspiring to hold inflation down”. Conspiring, dunque. Leggiamo dall’Oxford Dictionary. “Conspiring” si riferisce a “eventi o circostanze che paiono contribuire assieme a generare un risultato negativo”. Il gomblotto, caro Brunetta, oggi come ieri non esiste. Il problema è di traduzione, semmai. Oggi con “Conspiring”. Ieri con “spread”. In entrambi i casi Brunetta crede che vi fu una cospirazione. In entrambi i casi quello che qualcuno chiama complotto altro non è che un evento o una circostanza che contribuisce a generare un risultato negativo. E incidentalmnte, i protagonisti del risultato negativo del 2011 non furono i cospiratori europei ma furono i riformisti di governo che non seppero governare. Ah, questi complotti!

4-Al direttore - Un vecchio adagio dice che bisogna battere il ferro finché è caldo. Eppure, a una settimana dal Family Day e col ddl Cirinnà in dirittura d’arrivo, la chiesa italiana sembra scomparsa dai radar. Segno che non si vuole interferire per lasciare che gli eventi facciano il loro corso? Sarebbe da incauti, vista la posta in gioco (e l’impressione, problema nel problema, è che non sia stata sufficientemente messa a fuoco). Oppure si sta lavorando sotto traccia, magari con l’obiettivo di affossare la stepchild adoption in cambio di un via libera alle unioni civili, che a quanto pare non sarebbero così invise? E in questa ipotesi, chi è che starebbe lavorando? E con quale mandato? Ma soprattutto, in rappresentanza di chi? Certo non del popolo del Family Day, che il ddl Cirinnà l’ha bocciato in toto, senza se e senza ma. Oddio, può anche darsi che il fatto che ci sia una parte del laicato cattolico (e non solo) – tra l’altro ben più ampia di quella che s’è vista al Circo Massimo – che si è espressa in un certo modo, lasci del tutto indifferenti. Ma sarebbe un atteggiamento, come dire, poco lungimirante. O forse, più semplicemente, il fatto che nel nostro paese stiano per essere approvate le unioni omosessuali è un non problema. Il che sarebbe ancora peggio.

Luca Del Pozzo

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