BANDIERA BIANCA. Repubblica, la suora pro gender e la nostra modernità surrogata

La notizia della suora favorevole alle unioni civili e alla stepchild adoption è un gradino sopra l’uomo che morde il cane. Repubblica l’ha intervistata guadagnando migliaia di like su Facebook grazie alla cristiana ammissione che crescere con un uomo e una donna non è mai stato necessario.

di Antonio Gurrado | 10 Febbraio 2016 ore 17:51 Foglio

La notizia della suora favorevole alle unioni civili e alla stepchild adoption è un gradino sopra l’uomo che morde il cane. Si chiama Teresa Forcades e, per essere una monaca di clausura, va parecchio in giro: infatti ha chiesto una pausa di riflessione per uscire dal monastero benedettino di Barcellona e fondare un partito indipendentista, combattere le multinazionali del farmaco e far propaganda contro Israele.

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In realtà suor Teresa è anche convinta che le persone non vadano strumentalizzate né i bambini resi strumento del desiderio, e che tanto per cominciare la maternità surrogata sia “abuso di potere in un mondo economicamente sbilanciato”. Avranno letto l’intervista fino in fondo, i dispensatori di pollici pavloviani, o si saranno fermati alla parte romantica? Fatto sta che negli archivi della nostra memoria superficiale resterà solo l’uomo che morde il cane: la notizia balzana della suora pro-gender aprirà un’altra breccia nell’idea sconquassata di Chiesa che hanno gli italiani, portandosi dentro i sostenitori più agguerriti e ciechi della modernità surrogata. Repubblica ha trovato la monaca di Troia.

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