Lettere al Direttore Il Foglio 15.4.2016

I critici della Rai e la nuova pazzotica idea di libertà di stampa. Ma Giorgio Napolitano premier non si può?

1-Al direttore - I difensori della libertà di stampa, gli avversari della censura, gli scrupolosi attacchini di post-it gialli definiscono “arrogante” questa dichiarazione di Carlo Verdelli in commissione di Vigilanza Rai, dove il direttore editoriale per l’informazione del servizio pubblico è stato chiamato a rispondere (o a fare pubblico mea culpa?) della messa in onda dell’intervista di Bruno Vespa a Salvo Riina. Ecco la frase: “Non posso censurare un qualunque programma solo perché ci sono delle dichiarazioni di politici che mi chiedono di farlo”. Ma come? Anni a cercare in Rai un giornalista indipendente dalla politica, e quando lo trovano gli danno di arrogante? Satireggiava Giovenale:  “Hoc volo, sic iubeo, sit pro ratione voluntas”. Oggi la solita sinistra che ritiene la Rai cosa sua più prosaicamente si ispira al Marchese del Grillo: “Perché io so’ io e voi non siete un cazzo”.

Ubaldo Casotto

2-Al direttore - Ha detto sì alla riforma del Senato, ha fatto fare una figuraccia al presidente della Consulta, ha taciuto su Casaleggio: ma Giorgio Napolitano premier non si può?

Michele Magno

3-Al direttore - Mi rincresce. Ma di Casaleggio defunto non riesco a pensare nulla di diverso (e di migliore) rispetto a quando era in vita. Poi non crede, direttore, che i morti la pietas se la devono guadagnare da vivi?

Giuliano Cazzola

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Al direttore - Perché dovrebbero andare a votare coloro che, come me, concordano con i propri rappresentanti al Parlamento che hanno approvato la legge favorevole alle trivelle?  Vadano coloro, e loro soltanto, che, contrari alle trivelle, vogliono raggiungere la maggioranza per annullare la maggioranza parlamentare che ha votato la legge.

Serafino Penazzi

La penso come Pier Luigi Bersani, che nel 2003, ai tempi del referendum sull’articolo 18, disse, esplicitamente, che non votare a un referendum non solo è un diritto ma è un dovere se si considera un referendum una cialtronata. “Il referendum è negativo perché sia nel caso di vittoria del sì che in quello di vittoria del no ne deriverebbero direttamente o indirettamente conseguenze non desiderabili. Nessuno obbliga ad accettare una domanda mal posta” (Bersani, 13 giugno 2003).

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