La celebre squadra di calcio di Monaco,Il Bayern Monaco ha un passato nazista

Kurt Landauer, il presidente ebreo del Bayern per lunghi anni, nel 1938 fu costretto a dimettersi e venne internato nel Lager di Dachau, alle porte della città. Il suo posto fu preso da un nazista convinto, Josef Kellner, dal 1938 al 1943, un personaggio che non a caso viene dimenticato nella storia della so

 da Berlino Roberto Giardina 21.9.2019 italiaoggi.it

Il Bayern, la squadra di Monaco, come la Juve, vince scudetti di fila, è la più amata e la più odiata. La maglia dei bavaresi è bianca e rossa, quella del modesto St. Pauli, seconda squadra di Amburgo, è bruna, come le camicie dei nazisti, ma i fan sono quelli del quartiere del peccato e del porto, lavoratori con tendenza all'anarchia. È il Bayern a dover cambiare maglia. Il club ha un passato nazista, denuncia lo storico Markwart Herzog. Forse non ci si dovrebbe stupire, poche organizzazioni, industrie, università riuscirono a non compromettersi durante il III Reich. Ma è il Bayern a presentarsi da sempre come una vittima del nazismo.

Durante la recente tournée estiva negli Stati Uniti, il senatore californiano Henry Stern nel ricevere Karl-Heinz Rummenigge, presidente del club ed ex giocatore dell'Inter (dal 1986 al 1987), ha riconosciuto l'impegno della società per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla Shoah. Ma negli stessi giorni all'Holocaust Museum di Los Angeles veniva inaugurata la mostra sul passato «bruno» del club. A Monaco si preferisce ricordare Kurt Landauer, il presidente ebreo della società per lunghi anni, ma nel 1938 fu costretto a dimettersi e venne internato nel lager di Dachau, alle porte della città. In seguito riuscì a fuggire in Svizzera. Herzog denuncia che la società espulse diversi soci ebrei e inserì nello statuto tre paragrafi «ariani». I fan del Bayern ritengono che lo storico esageri.

Il posto di Landauer fu preso da un nazista convinto, Josef Kellner, dal 1938 al 1943, un personaggio che non a caso viene dimenticato nella storia della società. Nato nel 1891, il padre gestiva un negozio di alimentari, Kellner prese la tessera del club nel 1910. Dopo la guerra entrò nell'amministrazione pubblica, ottenne la tessera del partito nazista non concessa a tutti, divenne membro della SA, fece carriera, divenne capo della polizia proprio a Dachau, dove era stato aperto il primo campo di concentramento, e dove finivano all'inizio i comunisti e gli «asociali», come venivano giudicati anche gli omosessuali.

Grazie alla sua carica, protesse gli amici nazisti che avevano guai con le forze dell'ordine. Nel '35 tornò a Monaco, e a Dachau gli regalarono nella cerimonia d'addio un busto di Hitler. Continuò a mostrarsi uno zelante nazista. Ad esempio, fece decurtate lo stipendio per un anno a un funzionario di polizia che aveva comprato otto pacchetti di sigarette da un tabaccaio ebreo. Il 28 settembre del '38 fu eletto all'unanimità presidente del Bayern. Dopo l'occupazione dei Sudeti, Kellner ottenne un'alta carica in Cecoslovacchia e collaborò attivamente alla distruzione delle sinagoghe e dei negozi ebrei durante la Notte dei cristalli, il 9 novembre del 1938. Dopo la guerra, fu arrestato a Praga e accusato di «atti tirannici contro la popolazione». Kellner morì in cella il 31 dicembre del '46.

I responsabili del Bayern sostengono che la squadra non fu mai favorita dai nazisti, nonostante i legami di Hitler con Monaco. Il Führer, si ricorda, non amava il calcio. Durante il III Reich il Bayern di Rummenigge non vinse mai lo scudetto che nel '41 andò perfino al Rapid Wien. È stato avviato uno studio storico per valutare la responsabilità del club. Ma il lavoro durerà almeno tre anni.

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