Il relativismo morale su Orlando. Orrore

L’argomento dell’omofobia è farlocco. I depistaggi antropologici dopo la carneficina nascono dalla negazione del profetismo assolutista. Che considera apostata ciò che sta fuori dal confine della coscienza maomettana

di Giuliano Ferrara | 14 Giugno 2016

Omaggio alle vittime della strage di Orlando (foto LaPresse)

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Il diritto all’amore e al sesso oltre la discriminante maschio-femmina è diventato una bandiera e una cultura della modernità in occidente. La civiltà islamica prevede in materia pene legali, anche la pena capitale, e pratica odio omicida in molti paesi e in molte comunità. Li gettano vivi dai tetti, quelli dello Stato islamico. L’omosessualità è una vecchia compagna di vita anche nelle società islamiche, e per tragico paradosso c’è una vena di orientalismo e di esotismo sensuale nella cultura letteraria e nella sensibilità degli occidentali da sempre a caccia di emozioni e piaceri tra la gente del deserto, da Flaubert a Genet a Paul Bowles. Ma tutto il sesso come cultura, anche l’indipendenza e identità corporale della femmina in relazione al maschio, vive nel mondo islamico in una prigione fatata che produce l’incubo dell’intolleranza, della sottomissione, della violenza e della discriminazione fuori e dentro il matrimonio.

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Ora, dopo la carneficina di Orlando, in Florida, è il momento dei depistaggi antropologici. Guerra di valori, si dice. Omofobia, si aggiunge. Il problema è nelle fedi, nelle religioni, che è un bel modo di dire il tutto e il niente del relativismo morale. La questione della libertà costituzionale di portare armi, che non c’entra, è tirata in ballo. E non si sa come cavarsela, esattamente come accaduto dopo l’11 settembre o il Bataclan, con quel che conta, che sprona la banda jihadista e il lupo solitario, con il sostrato religioso, coranico, dell’odio che emerge e si diffonde secondo la legge rivelata della spada, e brandita da stati islamici e nella umma musulmana, contro ebrei, cristiani e altre scimmie dell’apostasia universale miscredente.

Anche la Bibbia, Paolo di Tarso e Camillo Langone condannano come satanico l’omosessualismo o sodomia. Ma dal Levitico alla lettera ai Romani ai pensieri del Lambrusco è passata l’acqua purificatrice della tolleranza, della comprensione, della distinzione di peccato e reato, e la polemica culturale o religiosa non è mai violenza materiale né la giustifica o promuove, e il suo fondamento non è l’assoggettamento o la sottomissione al più trascendente e indecifrabile dei messaggi, quello contenuto nel libro dettato da Allah, ma la conversione dei cuori, la misericordia, il perdono. Aggredire una comunità che fa bisboccia in un club gay, e che considera la sua libertà di incontro e di piacere come il confine di una autonomia personale e pubblica conculcata anche nel passato occidentale, equivale all’odio per la musica rock del Bataclan, alla strage nei quartieri e nei bistrot della movida parigina, al bombardamento delle Torri del libero commercio e della Borsa. L’argomento dell’omofobia, specie se agitato per confondere le acque e ribadire una sorta di neutralità occidentale riguardo alla civiltà islamica nella sua forma politica, è farlocco. La paura del sesso e del corpo libero e indifferenziato c’è, ma è una paura tra le paure eguali (la donna emancipata, la lettura critica dei testi, la libertà di culto e di coscienza, le vignette libertine, le vestigia della storia umana preislamica) suscitate da un’idea di profetismo assolutista e intimidatorio che considera diverso e apostata tutto quel che sta fuori dal confine della coscienza religiosa maomettana.

Categoria Cultura

Commenti

maurizio guerrini • 3 ore fa

Confesso al maestoso Ferrara il vertiginoso giramento di testa che mi ha provocato l'accostamento di Saulo di Tarso a Camillo Langone!

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Malossi Alberto • 3 ore fa

Gramsci diceva che " occorre riformare il concetto di uomo "

Se ci pensiamo, la militanza sotto il Califfato in Oriente e la militanza

sotto l’agenda Lgbt in Occidente sono due apparenti opposizioni che incarnano

un unico gigantesco sforzo (jihad) di “riforma” dell’uomo.

La tragedia di orlando ne è il paradossale e tragico esempio.

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Moreno Lupi • 15 ore fa

Al direttore - A questo punto, così magistralmente descritto da Giuliano Ferrara, viene da pensare che forse lo “sterco del diavolo” non sia l’essenziale. “Quos Deus vult perdere, dementat prius”. Ipotesi metafisica, ma di fronte all'oscenità soprannaturale del relativismo morale sulla strage di Orlando, il pensiero ci scivola.

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Mario Mauro  Moreno Lupi • 4 ore fa

Il relativismo morale impone si trovino, con un tantino d'imbarazzo, (specie in questo caso) sempre delle giustificazioni.

E' quello, come ricordavo altrove, dei "compagni che sbagliano", con la spruzzatina d'affetto incorporata. L'islam, per Obama, per il PD, per le stesse comunità gay, è "il compagno che sbaglia" del progressimo e del cattoprogressismo.

Quindi, dagli alla National Rifle Association, la responsabile principale.

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