Raddrizzare i binari La connessione ferroviaria dei Paesi Baltici all’Europa ha una valenza strategica (e militare)

La rete precedente era d’epoca sovietica e puntava verso la Russia. La nuova Rail Baltica, lunga quasi mille chilometri, dimezzerà i tempi di percorrenza e sarà alimentata da energia rinnovabile

Andrea Walton 8.12.2022 linkiesta.it lettura4’

Una locomotiva in funzione sulla Rail Baltica

Un tracciato ferroviario, lungo 950 chilometri, per collegare i Paesi Baltici a Varsavia e ridurne l’isolamento geografico avvicinandoli al resto d’Europa. Questa è l’essenza della Rail Baltica, un progetto ferroviario transeuropeo considerato prioritario da Bruxelles e destinato a costare quasi sei miliardi di euro.

La porzione del tracciato che attraverserà i Baltici, unendo le capitali Tallinn, Riga e Vilnius, dovrebbe essere completata tra il 2026 e il 2030 e consentirà di spostarsi tra Tallinn e Vilnius in tre ore e mezza contro le attuali sette. I treni sfrecceranno sulla linea ad una velocità media di centosettanta chilometri orari, con punte di duecentoquaranta e il sistema che ne regolerà il funzionamento sarà alimentato da energia al cento per cento rinnovabile.

La Rail Baltica consentirà il trasporto di tredici milioni di tonnellate di merci l’anno, potenziando i legami con l’Unione europea e allontanando Estonia, Lettonia e Lituania dalle mire della Federazione Russa. La rete ferroviaria degli Stati Baltici, carente e poco sviluppata, è stata costruita ai tempi dell’Unione Sovietica e aveva la funzione di rafforzare la presa di Mosca sulla regione.

Il tracciato della Rail Baltica

Le linee esistenti puntano con decisione verso la Federazione Russa mentre, come ricordato dal Giornale dell’Architettura, ad oggi non esiste una linea diretta che colleghi le capitali (separate da Nord a Sud da una distanza che supera di poco i cinquecento chilometri). Tale caratteristica costituisce un altro problematico lascito dei cinquant’anni di occupazione dell’Urss, che disincentivava i collegamenti diretti tra i vari Paesi obbligando un passaggio per Mosca.

Anche lo scartamento ferroviario era impostato su quello russo (1.520 mm), mentre quello europeo opera, in massima parte, con lo standard (1.435 mm). I governanti sovietici erano riusciti a trasformare la strada ferrata in uno strumento di oppressione volto a temperare gli impulsi nazionalisti e separatisti dei Paesi Baltici, sottoposti per secoli all’autorità dello Zar e poi, dopo una parentesi indipendente tra il 1918 e il 1940, riconquistati dal Cremlino.

L’invasione dell’Ucraina ha ridotto ai minimi termini le relazioni tra gli Stati Baltici e Mosca. Estonia, Lettonia e Lituania si sono schierate con Kyjiv e sono state tra le nazioni europee più favorevoli agli aiuti militari all’Ucraina e al rafforzamento delle sanzioni contro Mosca. Una situazione che ha suscitato reazioni in Russia.

Le condizioni geopolitiche hanno accresciuto l’importanza strategica della Rail Baltica che contribuirà alla sicurezza degli Stati Baltici dando un contributo positivo alla logistica militare nella regione. Ad accorgersene è stata anche l’Unione europea che ad agosto, per la prima volta, ha erogato fondi comunitari per la costruzione di un’infrastruttura che ha sia funzioni civili che militari. Il ministro delle Infrastrutture lettone Talis Linkaits ha chiarito come una migliore connessione con l’Europa occidentale, grazie ai treni merci che trasportano equipaggiamenti militari, sia importante «per potenziare la difesa del nostro Paese».

 

La Russia gioca un ruolo importante negli investimenti ferroviari nei Paesi Baltici. Testimonia la sua perdita di influenza la decisione di sviluppare una rete ferroviaria in direzione Nord-Sud invece che Est-Ovest. Mosca non avrebbe interesse a investire in migliori collegamenti per il semplice motivo che verranno a mancare i carichi ferroviari. Il prolungamento della guerra in Ucraina potrebbe accentuare questa tendenza e spingere anche Bielorussia e Cina a ridurre i propri flussi.

Roberts Zile, vicepresidente del Parlamento europeo ed ex ministro delle finanze lettone, ha dichiarato al gruppo Friends of Rail Baltica che «la guerra aggressiva della Russia in Ucraina, nonostante le sue implicazioni commerciali e finanziarie per la regione, ha dimostrato ancora una volta quanto sia importante vedere Rail Baltica come un progetto di sicurezza geopolitica», mentre l’eurodeputata francese Catherine Trautmann ha sottolineato che «Rail Baltica non è solo una priorità ma un obbligo» e che «i Baltici devono essere connessi al resto d’Europa con tutte le forme di trasporto, senza limitarsi a quelle aeree e stradali».

Gli ostacoli più significativi incontrati dalla Rail Baltica riguardano le tempistiche e i fondi per la sua costruzione. Il governo estone ha reso noto, a giugno, che i finanziamenti necessari per la realizzazione del progetto potrebbero non essere disponibili a breve e in linea generale i costi subiranno un deciso incremento, mentre il completamento di alcune fasi del progetto subirà ritardi.

Il governo estone ha chiarito che le priorità dell’Unione europea potrebbero cambiare, nel prossimo futuro, a causa del conflitto in Ucraina «per aiutare il Paese a rimettersi in piedi stabilizzando gli attuali corridoi umanitari e dando vita ad una crescente competizione tra progetti». Potrebbe essere necessario tagliare alcuni costi ma non si potrà risparmiare su ponti pedonali, viadotti e sui tunnel necessari per evitare di impattare su natura e ambiente.

«La pandemia da Covid-19», come ricordato da un portavoce del ministero dei Trasporti della Lituania, «ha rallentato molti comparti industriali e ha creato problemi alla Rail Baltica in tutti e tre gli Stati Baltici» costituendo un ostacolo significativo e ovviamente imprevisto anche se, almeno in questo ambito, la situazione dovrebbe attenuarsi nel breve-medio periodo.

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