Anders Kompass finito alla gogna per aver rivelato le violenze pedopornografiche dei Caschi Blu

"Sex for food", il protettore che diventa predatore. Lo Snowden dell’Onu ha raccontato casi di colera ad Haiti, corruzione in Kosovo, omicidi in Rwanda, copertura dei crimini di guerra in Darfur

Caschi blu a Cite Soleil (foto LaPresse)

di Giulio Meotti | 01 Luglio 2016 ore 19:21

"Ho fatto soltanto il mio lavoro”, ripeteva ieri Anders Kompass alla radio svedese. Un whistleblower, uno che fischia l’allarme, come Eric Snowden, ma che a differenza dell’ex analista dell’Nsa non ottiene l’onore mediatico e la palma di delatore civile della tradizione anglosassone. Di Kompass, guai a parlarne. E’ un infame. Questo svedese è stato funzionario per vent’anni delle Nazioni Unite, di cui diciassette da direttore delle operazioni dell’Alto Commissario per i Diritti Umani. La sua “colpa” è aver passato alla Francia informazioni riservate sugli abusi sessuali dei Caschi Blu. “Sex for food”, il protettore che diventa predatore. Kompass ha raccontato casi di colera ad Haiti, corruzione in Kosovo, omicidi in Rwanda, copertura dei crimini di guerra in Darfur. “Mi hanno chiesto di dimettermi, sono stato sospeso dal mio lavoro dopo che ho rifiutato di farlo, e sono stato pubblicamente messo alla gogna da officiali delle Nazioni Unite per mesi, mentre venivo investigato per aver diffuso in maniera impropria informazioni confidenziali”. Kompass ha denunciato l’ufficio del segretario delle Nazioni Unite per aver rimosso l’Arabia Saudita dalla lista di quanti uccidono e mutilano bambini a causa delle minacce saudite di interrompere i fondi.

 

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“Il sistema di accountability dell’Onu è rotto, semplicemente non funziona”, ha detto Kompass. “Gli standard etici non miglioreranno finché i responsabili non saranno personalmente fatti soffrire per le loro azioni”. Nel luglio 2014, Kompass aveva passato di nascosto un rapporto dell’Onu su abusi sessuali commessi in Centrafrica dalle forze di pace ai pubblici ministeri francesi. A spingerlo il fatto che l’Onu tergiversava da un anno senza risolvere il problema. Non è la prima volta che funzionari Onu denunciano i crimini dell’organizzazione. Tre medici e funzionari dell’Onu, Heidi Postlewait, Kenneth Cain e Andrew Thomson, hanno pubblicato il libro “Emergency Sex”, in cui sollevano il velo sugli abusi sessuali in Somalia, Bosnia, Ruanda e Liberia. Prima Kompass è stato sospeso per “condotta inappropriata”, poi è stato prosciolto da un tribunale interno dell’Onu, infine è stato costretto alle dimissioni. L’Alto commissario per i Diritti umani, Zeid Ra’ad Al Hussein, ha detto che Kompass ha fatto “la cosa giusta in modo sbagliato”, avendo provocato uno scandalo che andava risolto dentro al Palazzo di Vetro. I panni sporchi si lavano in casa.

Racconta Foreign Policy che Kompass è stato persino accusato da funzionari Onu di aver passato ai francesi le informazioni per ottenere una poltrona (alla fine la commissione ha stabilito che lo svedese non aveva secondi fini). La ong ginevrina UN Watch aveva accusato l’italiana Flavia Pansieri, vice Alto Commissario per i Diritti umani, che si era poi dimessa: “Non solo Pansieri non è intervenuta, ma era parte di una consorteria di alti funzionari delle Nazioni Unite che ha punito l’unico membro del suo ufficio che ha lanciato l’allarme, Anders Kompass. Il messaggio è che parlare contro la complicità del male burocratico uccide la carriera, che è meglio stare in silenzio”. Kompass ha svelato un racket pedopornografico sotto egida Onu. Ha prevalso la linea dell’Alto funzionario Onu in Cambogia, Yasushi Akashi, che aveva sempre minimizzato le accuse così: “I ragazzi sono ragazzi”. E Kompass, più che un whistleblower, è un traditore dell’idolo dell’opinione pubblica caritatevole, il Casco Blu amatore, l’orco che parla la lingua dei buoni sentimenti.

Categoria Estero

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