Agenti stranieri ad Aleppo?

La notizia, se confermata, è di quelle che dovrebbero cambiare la percezione di un evento storico; perciò non la troverete sui media che predicano la corretta informazione.

Foto La Presse

DIC 20, 2016 7 GIAMPAOLO ROSSI IL Giornale

La notizia, se confermata, è di quelle che dovrebbero cambiare la percezione di un evento storico; perciò non la troverete sui media che predicano la corretta informazione.

Ieri, l’ambasciatore di Siria alle Nazioni Unite, Bashar Al-Ja’afari, ha rilasciato una dichiarazione dirompente: nella riunione del Consiglio di Sicurezza sull’emergenza umanitaria ad Aleppo, ha comunicato un’informativa in possesso al governo di Damasco che riguarderebbe la presenza di agenti stranieri nella sacca residua di Aleppo est, insieme ai terroristi jihadisti: in tutto 12 “foreign officers”, ufficiali dei servizi d’intelligence e militari.

L’ambasciatore siriano utilizza con precisione il termine “foreign officers” e non “foreign fighters” cioè volontari combattenti di nazionalità straniera; ma veri e propri ufficiali regolari (consulenti militari o agenti d’intelligence), inviati dai loro rispettivi paesi a coadiuvare le operazioni dei jihadisti e rimasti imprigionati nella sacca dopo l’avanzata dell’esercito arabo-siriano.

I 12 “foreign officers” di cui l’Ambasciatore comunica anche i nomi, appartengono a sei nazionalità diverse:

6 sauditi, 1 americano, 1 israeliano, 1 turco, 1 marocchino, 1 giordano.

La presenza saudita e turca non rappresenterebbe una novità, in quanto il coinvolgimento delle monarchie del Golfo e di Ankara nella guerra siriana, accanto a Isis e ribelli jihadisti, è cosa risaputa. Anche la presenza americana in fondo non sorprende: l’amministrazione Obama rifornisce di armi i ribelli jihadisti  ed è facile immaginare che consiglieri militari di Washington siano presenti nel teatro delle operazioni.

Ovviamente la notizia va presa con il beneficio d’inventario, innanzitutto perché i presunti 12 agenti non sono stati catturati ed il governo siriano, per ora, non ha portato prove concrete oltre quella della dichiarazione del proprio ambasciatore all’Onu. Eppure Bashar Al-Ja’afari ha affermato che le ragioni per cui nei giorni scorsi molte nazioni hanno cercato di rallentare l’approvazione della Risoluzione Onu per Aleppo, era per dare il tempo agli agenti stranieri di esfiltrare dalla città prima dell’ingresso del gruppo di monitoraggio della Nazioni Unite.

Se la notizia fosse confermata, sarebbe la prova che la cosidetta “guerra civile siriana” è in realtà ben diversa da come è stata dipinta dai media occidentali; e si configura sempre più come una guerra di aggressione ad uno Stato sovrano.

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