TRUMP AFFRONTA LE TRAGEDIE EUROPEE E CAMBIA COMPLETAMENTE LA POLITICA AMERICANA:

''GRUPPI TERRORISTICI ISLAMICI CONTINUANO A MASSACRARE CRISTIANI NELLE LORO COMUNITÀ E NEI LUOGHI DI LAVORO COME PARTE DELLA LORO JIHAD GLOBALE''. ADDIO GIRI DI PAROLE DI OBAMA

Maria Giovanna Maglie per Dagospia 20.12.2016 20.12

 “I nostri cuori e le nostre preghiere sono con i familiari delle vittime del terribile attacco terroristico di Berlino. Civili innocenti sono stati uccisi nelle strade mentre si preparavano a celebrare il Natale. Isis e altri gruppi terroristici islamici continuano a massacrare cristiani nelle loro comunità e nei luoghi di lavoro come parte della loro jihad globale. Questi terroristi e I loro complici e reti regionali e mondiali devono essere sradicati dalla faccia della terra, una missione che noi ci incarichiamo di condurre con tutti gli alleati amanti della libertà”’

Questa è la dichiarazione ufficiale di ieri sera e nello stesso tempo in omaggio alla comunicazione diretta che il 45esimo presidente degli Stati Uniti Donald Trump non intende abbandonare, è partito un tweet chiaro sulle vicende dell'intera giornata. “Oggi ci sono stati attacchi terroristici in Turchia Svizzera e Germania ed è solo il segno del peggioramento. Il mondo civilizzato deve cambiare modo di pensare”.

Non crediate che in una giornata complicata, fra un comizio di ringraziamento in Alabama, un pranzo con l'uomo più ricco del mondo o giù di lì, il messicano Carlos Slim, la conferma che grandi elettori repubblicani non avevano alcuna intenzione di tradirlo e lo hanno ufficialmente proclamato presidente, Donald Trump abbia trattato con superficialità le tragedie europee.

Il tweet conferma le posizioni espresse durante la campagna elettorale sulla certezza che l’aggressione non potranno che intensificarsi, e come dargli torto, sulla mentalità sbagliata e passiva e destinata al suicidio con la quale l'Occidente accoglie clandestini, e mescola disinvoltamente profughi e terroristi;

la dichiarazione contiene il cambio completo di politica perché ai giri di parole imposti da Barack Obama che neanche voleva che si pronunciasse il termine terrorismo islamico, e ai tremolii indistinti delle dichiarazioni dei leader europei, si sostituisce un linguaggio chiarissimo, chiamando per nome il terrorismo islamico e i suoi complici; e perché chiara e toccante e’ l'allusione alla persecuzione dei cristiani, con il proposito di combattere e sradicare terroristi e complici con  quelli che lo vorranno fare, che un po' assomiglia alla willing coalition dei tempi che furono. Ancora qualcuno pensa all'isolazionismo come nota caratteristica del nuovo presidente?

Nello staff formidabile di politica estera, che arriva fino al genero di Trump, Jared Kushner, passando per il neo segretario di Stato Rex Tillerson, Il petroliere più potente del mondo, per il vecchio John Bolton già ambasciatore Nazioni Unite, per il generale Michael Flynn, consigliere per la sicurezza nazionale, e per molti ancora non in un ruolo ufficiale ma certamente ascoltati consiglieri, quali sono Robert Gates, Condoleezza Rice, Henry Kissinger, si guarda con attenzione al destino di Angela Merkel e all’euroscetticismo dilagante che Trump non ritiene essere solo un fenomeno inglese, e neanche un fenomeno solo di partiti ed elettori del centro-destra ma sentimento popolare fortissimo soprattutto in Francia e in Olanda, crescente in Germania e in Italia.

Di qui una certa cautela ma anche un interesse speciale per le elezioni del prossimo anno in Francia, Olanda, in Germania e forse in Italia. Con la variante turca, che gli studiosi di politica estera hanno catalogato come esempio tipico di un'azione apparentemente di un uomo solo che scatena un conflitto inarrestabile.

Una cosa è certo, per il presidente Trump dal 20 gennaio in avanti vanno ripensati e riscritti tutti i luoghi e le istituzioni di cooperazione internazionale, e non si salva nessuno, ne’ la Banca Mondiale ne’ il Fondo monetario internazionale della Lagarde, e nemmeno le Nazioni Unite e la NATO. Chissà se in Italia qualcuno di quelli che dormono tra palazzo Chigi il Parlamento e inutili istituti hanno capito qualcosa della rivoluzione in arrivo.

I grandi elettori hanno votato con Hamilton, titola il Wall Street Journal, basta con il metodo dei  grandi elettori, titola New York Times, che se continua così altro che 8 piani, dovrà affittare l'intero edificio. Certo è che il sistema scelto in passato per tutelare nel voto i piccoli Stati e la loro volontà senza trasformare il risultato in una imposizione neocoloniale della California o del Texas, ha fatto il suo dovere, e ha fatto strame ancora una volta per l'ennesima volta delle chiacchiere e delle false notizie messe in giro dai media liberal, che proprio non ci vogliono stare.

Questa volta si erano inventati un risultato in bilico e una rivolta dei grandi elettori repubblicani contro Trump, tale da rovesciare il risultato dell’ 8 novembre. Questa volta in parte dicevano la verità, perché ai grandi elettori repubblicani sono arrivati nell'ultimo mese decine di migliaia di lettere di proteste di minacce, e centinaia di petizioni dei soliti morti di fama per spingerli a non rispettare in spregio alla Costituzione il volere degli elettori americani.

Ma le proteste e le minacce non sono state ascoltate e solo due dei 306 grandi elettori di Donald Trump non hanno scelto lui come 45esimo presidente degli Stati Uniti, mentre sei grandi elettori democratici non hanno votato per Hillary Clinton e altri due avrebbero voluto farlo ma le leggi del loro Stato glielo hanno impedito.

Così è finita 304 a 227 sui 270 che servono per vincere, e vediamo quanto dura ancora la polemica su voto popolare e voto elettorale. Che poi gli amichetti disperati e a lutto stretto nel mondo di Hillary Clinton a partire da suo marito Bill, che rovina una eredità tutto sommato positiva dal punto di vista politico, impegnandosi in beghe ridicoli a mezzo giornali in questi giorni, non capiscono, accecati come sono dal dolore ma anche da protervia e arroganza, che una campagna elettorale in grande stile fatta per prendere il voto elettorale necessario per vincere,  che toppa sul voto elettorale, costituisce una doppia brutta figura, tanto più se si considera la mole eccezionale di quattrini spesi e la certezza di avere la vittoria in pugno.

Trump come sempre twitta e li fa di rabbia: ringrazio tutti i miei grandi sostenitori abbiamo appena vinto ufficialmente le lezioni nonostante tutti i media distorti e faziosi.

 Una sessione congiunta del Congresso si riunisce il 6 gennaio prossimo per certificare i risultati del collegio elettorale: presiederà per l'ultima volta Joe Biden che come vicepresidente è ancora presidente del Senato. Una volta che il risultato sia anche formalmente certificato con la cerimonia solenne del 20 gennaio 2017, Donald Trump sarà proclamato 45esimo presidente degli Stati Uniti.

E’ repubblicano con la sua vittoria ha portato al partito repubblicano una maggioranza solida alla Camera e al Senato e nei governi degli Stati che dura indiscussa per 2 anni, fino alle elezioni di meta’ mandato del primo martedì di novembre del 2018. Della sua presidenza parlerà la storia.

Categoria Estero

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata