L'Europa bottegaia e senza armi rischia di essere marginalizzata

Lo scenario è davvero cambiato. La globalizzazione che abbiamo conosciuto negli ultimi tre decenni è in marcia verso nuovi equilibri planetari

 di Edoardo Narduzzi Italia Oggi 24.1.2017

Lo scenario è davvero cambiato. La globalizzazione che abbiamo conosciuto negli ultimi tre decenni è in marcia verso nuovi equilibri planetari. Con l'ingresso alla casa Bianca di Donald Trump sono già cambiate le parole d'ordine e presto cambieranno gli attori. Meno peso avranno l'Organizzazione mondiale del commercio, il motore del commercio mondiale senza dazi e tariffe doganali, il Fondo monetario internazionale, il più puro depositario dell'ideologia del cosiddetto Washington consensus, e le altre organizzazioni sovranazionali.

Più ruolo per i capi di governo delle tre principali potenze militari del pianeta: Usa, Cina e Russia. Capi di stato espressione di una chiara concentrazione di potere, anche economico-finanziario, e con un'altrettanto chiara delega a difendere i rispettivi interessi nazionali dall'erosione dell'azione della globalizzazione lasciata sola all'agire governato dal Wto o dai mercati finanziari.

L'elezione di Trump, più di ogni altra cosa, significa soprattutto questo: un cristallino mandato politico assegnato dal post ceto medio americano impoverito e reso non global, non populista come banalmente si scrive, proprio dall'erosione di ricchezza subita con la globalizzazione. In realtà, negli ultimi due decenni la torta è cresciuta per tutti, ma c'è anche stata un significativa redistribuzione di ricchezza dal ceto medio occidentale a quello dei paesi emergenti. Ora il post ceto medio, una classe massificata nei consumi e nelle aspirazioni di vita, chiede a Trump di fermare la globalizzazione a trazione cinese.

La Russia, capendo bene quanto sta accadendo, si è semplicemente inserita nel gioco facendo pesare a livello regionale (Ucraina; Siria; Libia ad esempio) la sua capacità militare, quella che manca del tutto all'Europa senza l'ombrello Usa. E proprio l'Ue rischia di essere la grande marginalizzata del confronto tra le oligarchie muscolari di Washington, Pechino e Mosca.

La globalizzazione nella quale è nato l'euro, quella del libero scambio e della libera finanza, non c'è più e non sarà più la stessa. Ne discende che l'Europa, senza un cambio di strategia, subirà gli aggiustamenti alla geopolitica globale decisi da altri e altrove. Servirebbe un cambio di passo politico in grado di collocare l'Europa in maniera credibile come attore protagonista della nuova scenografia. Berlino potrebbe farlo, potrebbe imprimere una svolta all'eurozona, ma deve decidere di occuparsi meno di vincoli di bilancio e molto di più di investimenti militari e di riforme politiche che tolgano poteri agli stati per darli a Bruxelles. Riuscirà la Cancelliera Merkel ad essere statista come lo sono stati prima di lei Kohl e Schroeder, anche mettendo a rischio la sua rielezione per dare una prospettiva politica all'Europa? Quest'anno avremo la risposta.

 Categoria Estero

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