Trump potenzia le forze armate: cosa cambia per le basi italiane
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Donald vuole investire 450 miliardi sulla spesa militare. Rinnovare le 70 testate nucleari di Aviano e Ghedi. Mantenere la "sentinella" di Vicenza. E irrobustire il comando napoletano della Sesta flotta. Il piano.
Il Congresso americano.
MARCO MOSTALLINO, LETTERA43, 3.2.2017
La raffica di Kalashnikov che il 28 gennaio 2017 ha ucciso l'operatore capo William “Ryan” Owens, di Peoria Illinois, è divenuta il colpo dello starter alla corsa di Donald Trump per ottenere già in aprile dal Congresso il via libera alla ricostruzione delle forze armate americane. Il Navy seal di 36 anni è il primo morto nella guerra al terrorismo nell'era del nuovo presidente, insediatosi da appena una settimana quando gli elicotteri Apache hanno attaccato un villaggio nello Yemen, uccidendo «14 terroristi», secondo la versione del Dipartimento della Difesa.
RITORNANO I BOOTS ON THE GROUND. L'operazione, ha rivelato il New York Times, è stata autorizzata personalmente da The Donald, con un cambio di strategia rispetto al predecessore: mettere boots on the ground, stivali nel terreno, con l'impiego di truppe invece del semplice lancio di missili trasportati da droni, che erano le sole operazioni consentite nello Yemen dall'ormai ex Commander in Chief delle forze armate Barak Obama.
Nelle stesse ore in cui gli Apache colpivano in Yemen, uomini dello staff presidenziale iniziavano i contatti con i membri del Congresso, al quale Trump ha intenzione di porre le sue richieste di ampliamento dei limiti di bilancio imposti finora dalla legge alla spesa militare. «Voglio arrivare a un bilancio equilibrato», ha dichiarato il presidente a FoxNews, «ma voglio una forte potenza militare. Per me questo è più importante di ogni altra cosa».
ASSUNZIONI SOLO PER I MILITARI. Che un piano di riorganizzazione sia imminente lo conferma il memorandum presidenziale che Trump ha firmato lunedì 30 gennaio 2017 alla Casa Bianca: stop alle assunzioni in tutte le pubbliche amministrazioni (le piante organiche di riferimento sono quelle del 22 gennaio) con l'eccezione per il personale militare e gli addetti alla sicurezza e all'anti-terrorismo (forze di polizia, agenzie). Lo stesso governo Usa ha annunciato che entro 90 giorni dal provvedimento verrà presentato un “piano” di riorganizzazione. Niente funzionari nuovi, ma via libera al rafforzamento delle truppe: un segno che il momento si avvicina.
COINVOLTI ANCHE GLI ALLEATI. Potenziamento di arei, navi, mezzi ed effettivi di tutte le armi e «modernizzazione dell'arsenale nucleare» sono gli obiettivi che Trump ha indicato a più riprese nella sua campagna elettorale. Bersagli politici che toccano da vicino gli equilibri con i Paesi alleati i quali, come l'Italia, non soltanto sono destinati a cooperare con gli Usa nella Nato e in diverse missioni militari, ma che soprattutto ospitano basi statunitensi nel proprio territorio.
Le politiche di riarmo di Trump potrebbero condurre all'allargamento delle installazioni italiane, in controtendenza con l'amministrazione Bush
Dalle scelte di Trump e del Congresso dipende dunque anche la riorganizzazione della presenza americana a Vicenza, sede del Comando Usa per l'Africa, negli aeroporti di Ghedi e Aviano, nei quali sono alloggiate alcune decine di testate nucleari americane, e nelle basi di Napoli e Sigonella. Le politiche di riarmo del nuovo presidente potrebbero condurre all'allargamento di alcune installazioni italiane (come avvenuto una decina d'anni fa a Vicenza), in piena controtendenza con quanto accaduto negli ultimi anni dell'amministrazione di George W. Bush.
DISMISSIONI A LA MADDALENA. Tra il 2005 e il 2007 l'allora inquilino della Casa Bianca, alle prese con una spesa militare divenuta ormai insostenibile e di fronte a un quadro politico internazionale mutato, diede il via a un programma di ridimensionamento di unità e installazioni, sul territorio Usa e all'estero. Fu proprio in quella occasione che il Dipartimento della Difesa annunciò e portò a termine la dismissione della base per sottomarini nucleari di Santo Stefano, nell'arcipelago sardo di La Maddalena. Oltre ai costi eccessivi, era cambiata la funzione dei sottomarini Usa, divenuti lanciatori di missili invece che hunter-killers, assissini di cacciatori, dove i cacciatori erano - nello scacchiere precedente - i sommergibili sovietici nel Mediterraneo.
Secondo i calcoli di alcune organizzazioni indipendenti, come il Committee for a Responsible Federal Budget (Comitato per un bilancio federale responsabile), il piano di Trump potrebbe comportare un aggravio dell'indebitamento degli Stati Uniti pari a circa 450 miliardi di dollari: e visto che i migliori acquirenti dei bond federali sono gli investitori istituzionali cinesi, la mossa potrebbe costare cara anche dal punto di vista politico e internazionale.
SERVE UNA "MANOVRA CORRETTIVA". Attualmente la spesa militare americana è sotto controllo del Budget Control Act del 2011 (epoca Obama), la legge che fissa a 610 miliardi di dollari i costi difensivi e a 533 miliardi quelli non difensivi. Il tetto imposto nel 2011 è in vigore fino al 2021: ma il Congresso ha la possibilità di innalzarlo, in occasione delle sedute per votare quella che noi chiameremmo una “manovra correttiva” già prevista per il bilancio federale del 2017. Su questo lavorano già gli sherpa di Trump, perché il via libera a un tale aumento di spesa non è scontato nemmeno da parte di numerosi senatori e deputati repubblicani, oltre all'ovvio no dell'opposizione democratica nelle due Camere.
Il presidente vuole portare gli uomini dell'esercito da 475 mila a 540 mila, aggiungere almeno un centinaio di aerei da combattimento e rafforzare la flotta della Us Navy con circa 300 nuove unità
Gli obiettivi del presidente, da lui stesso illustrati in campagna elettorale, sono chiari e ambiziosi: portare gli uomini dell'esercito dagli attuali 475 mila a 540 mila, aggiungere almeno un centinaio di aerei da combattimento ai 1.200 oggi schierati dall'Usaf (ma quali velivoli? L'interesse di trump per gli F35 è abbastanza tiepido), un rafforzamento della flotta della Us Navy con circa 300 nuove unità. Nel piano di riarmo non possono ovviamente mancare i Marine, i cui battaglioni passerebbero da 24 a 36, con un aumento secco del 50% della forza oggi disponibile per le azioni militari in territori stranieri.
NUCLEARE DA AMMODERNARE. C'è poi il capitolo della modernizzazione dell'arsenale nucleare, di cui Trump ha per ora svelato il titolo senza illustrarne i contenuti. Quel che appare comunque certo è che il progetto può andare a toccare le basi di Aviano (Friuli) e Ghedi (nel Bresciano), dove si trovano tra le 60 e le 70 (secondo stime di osservatori Usa e italiani) testate nucleari americane. Queste armi invecchiano sia come concezione sia come sicurezza e devono, a scadenze più o meno fisse, essere sostituite: spetta ora al presidente Trump decidere come riorganizzare la sua “force de frappe” nucleare sul territorio italiano.
Restano ancora nell'ombra le future mosse di The Donald nei confronti della guerra in Libia e dei numerosi Paesi africani dove movimenti islamisti contendono in armi il potere ad altre milizie. E quanto alle loro possibili ricadute sull'Italia, bisogna considerare che alla caserma Ederle di Vicenza risiede (dal 2007) l'United States Army Africa, una delle componenti della catena di comando delle forze armate Usa chiamate a operare dal Maghreb, nel Mar Rosso e nel Corno d'Africa, sino ai Paesi che si trovano a Sud del Sahara. La base di Vicenza e l'aeroporto di Aviano continuano inoltre a essere le sentinelle degli Stati Uniti nei Balcani, dove le tensioni tra Kosovo, Serbia, Bosnia e Entità serba di Bosnia danno segni di risveglio.
Trump ha dichiarato di voler aumentare anche le unità a disposizione della Us Navy: e siccome le navi da guerra, come gli aerei da combattimento e gli intercettori, non si comprano per lasciarli a casa (gli Usa, come l'Impero Romano, preferiscono tenere il grosso delle truppe lontano dalla Capitale e dal suolo patrio), è assai probabile che il potenziamento della Marina porti a dei cambiamenti anche a Napoli, dove si trova il Comando delle forze navali Usa del Sud Europa oltre a quello della Sesta Flotta, considerata il simbolo e l'orgoglio della potenza militare americana sul mare.
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