Così Obama voleva conquistare Raqqa

Il Piano Trump contro l’Isis

Forze antiterrorismo

FEB 3, 2017 MATTEO CARNIELETTO Il Giornale

Raqqa non è solamente la “capitale” dello Stato islamico in Siria. È anche la base strategica del Califfato, il luogo in cui vengono decise le operazioni da compiere contro l’Occidente. Una sorta di quartier generale del terrore. Ma Raqqa è anche la nuova Berlino, dove americani e russi fanno a gara ad arrivare per dire al mondo che sono stati loro ad eliminare il male in terra, il Califfato del terrore. Tutti ci vogliono arrivare, almeno sulla carta.

Oggi scopriamo che pure  Barack Obama aveva un piano per distruggere Raqqa. Un piano in cui nemmeno lui credeva, ma che gli aveva rubato sette mesi di vita, provocandogli notti insonni. Un piano che, però, faceva acqua da tutte le parti. Secondo l’amministrazione democratica, bisognava attaccare. Subito. Bisognava premere il grilletto, come ha scritto ilWashington Post.

Comincia tutto sette mesi fa, quando gli strateghi di Obama comprendono che è necessario decapitare la testa del serpente, Raqqa appunto. Come farlo però? Ci sono due ipotesi: appoggiare i soldati turchi oppure armare maggiormente i curdi. Due ipotesi che si contraddicono in quanto Recep Tayyip Erdogan ha più volte detto che il nemico numero uno di Ankara non sono i jihadisti, bensì i curdi. Qualsiasi scelta presa da Obama avrebbe scontentato un alleato.

Ma Obama voleva attaccare Raqqa, tanto che il 17 gennaio scorso, a soli tre giorni dall’insediamento di Trump, ha fatto preparare un documento nel quale si indicava alla nuova amministrazione la strada da seguire: armare i curdi. Inoltre, i consiglieri di Obama avevano stilato una serie di consigli alla futura amministrazione su come ammansire l’alleato turco. È stato però tutto stracciato da Donald Trump e dai suoi uomini, che hanno giudicato il piano incoerente e pieno di mancanze. Il tycoon, come riporta l’Ansa, starebbe pensando di inviare artiglieria e elicotteri da combattimento per colpire Raqqa. Il nuovo piano è ora nelle mani del segretario alla Difesa, James Mattis. Una svolta importante che dimostrerebbe la forte volontà di Trump di combattere il terrorismo, anche se in molti hanno rilevato che un uso massiccio dell’artiglieria potrebbe causare un numero più alto di vittime civili e, di conseguenza, esasperare ancora di più la popolazione.

L’offensiva finale

Secondo quanto fa trapelare Nova, la Coalizione internazionale a guida Usa avrebbe avviato un nuovo programma per addestrare i  ribelli siriani da inviare sul fronte di Raqqa. Le forze dell’opposizione andrebbero ad affiancare e in seguito a sostituire i combattenti curdo-arabi delle Forze democratiche siriane (Sdf) che dallo scorso novembre 2016 stanno tentando di liberare i territori in mano all’Isis. Ahmad Jarba, comandante delle Forze di élite siriane, ha fatto sapere che, negli ultimi due mesi, ci sono stati importanti contatti con alti funzionari dell’esercito americano. Sembrerebbe quindi che si stia preparando l’offensiva finale su Raqqa.

Per ora, le forze curdo-arabe hanno conquistato i territori a nord e ovest di Raqqa. Il prossimo obiettivo sarà quello di liberare le aree a sud e a est. Le Forze democratiche siriane, che vedono una prevalenza delle milizie curde delle Unità di protezione del popolo (Ypg) sono stati in questi mesi i principali alleati degli Stati Uniti per preparare il terreno ad una eventuale offensiva contro Raqqa.

Lo scorso dicembre, il colonnello John Dorrian, portavoce della Coalizione internazionale, ha descritto gli uomini di Jarba come una forza “notevole”. Secondo diversi analisti Jarba gode di forti legami con l’Arabia Saudita (dove è presente una branca della sua tribù, quella degli Shammar).

Categoria Estero

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