L'EUROPA E' IMBELLE, ECCO PERCHE' NON CREA UN SUO ESERCITO

- GUARDATE ALL’UCRAINA: SE NON FOSSE STATO PER LE ARMI STATUNITENSI, KIEV SAREBBE GIÀ CADUTA – VON DER LEYEN, MICHEL E STOLTENBERG

11.1.2023 dagospia.com lettura4’

SI SONO INCONTRATI PER “RAFFORZARE” LA COOPERAZIONE TRA UE E NATO. MA, DI FATTO, L'EUROPA HA LASCIATO LA LEADERSHIP MILITARE AGLI USA – DALL'INIZIO DELLA GUERRA, WASHINGTON HA STANZIATO 22,9 MILIARDI DI DOLLARI PER INVIARE ARMI A ZELESNKY, CIRCA IL DOPPIO DEL BLOCCO EUROPEO, CHE INVECE HA SGANCIATO 40 MILIARDI IN AIUTI UMANITARI…

1 – «PIÙ ARMI ALL'UCRAINA» IL PATTO UE-NATO SANCISCE LA DIFESA A TRAZIONE USA

Estratto dell'articolo di Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”

Nato e Unione europea «rafforzano» la cooperazione. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sostiene che «bisogna dare a Kiev tutte le armi di cui ha bisogno», compresa l'artiglieria a lunga gittata e, nello stesso tempo, annuncia sanzioni contro la Bielorussia e l'Iran, i due fiancheggiatori di Mosca. Ma la leadership militare resta nelle mani degli Stati Uniti.

Lo stesso segretario della Nato, Jens Stoltenberg, ieri ha dato appuntamento al 20 gennaio, quando nella base militare di Ramstein in Germania, il capo del Pentagono, Lloyd Austin, riunirà il «gruppo di contatto» degli oltre 40 Stati che sostengono la resistenza di Kiev. […]

Intanto i soldati ucraini impareranno a usare i missili terra-aria Patriot, promessi da Joe Biden, nella base di Fort Still in Oklahoma. Vedremo, invece, se il governo italiano offrirà il sistema di difesa anti aerea «Samp-T», messo a punto con i francesi. […]

Ieri il presidente del Consiglio europeo, Michel, ha twittato: «L'Unione europea si impegna a inviare armi all'Ucraina anche più di quanto stiano facendo gli Stati Uniti». Ma, al momento, la realtà è profondamente diversa, come per altro si desume dalla «dichiarazione comune» sottoscritta ieri a Bruxelles da Michel, von der Leyen e Stoltenberg. Ecco il passaggio cruciale, il punto numero 8 del documento: «La Nato resta il fondamento della difesa collettiva per i suoi membri e resta essenziale per la sicurezza Euro-Atlantica. Noi riconosciamo il valore di una difesa europea più forte e più efficace che contribuisca positivamente alla sicurezza globale e transatlantica e che sia complementare e interoperabile con la Nato».

In sostanza la guerra in Ucraina ha ridisegnato in modo chiaro gli equilibri militari in Europa. Gli Stati Uniti avevano iniziato, già negli anni di Barack Obama, ad alleggerire il presidio nel Vecchio continente. L'aggressione putiniana all'Ucraina ha indotto il presidente Biden a invertire la tendenza, inviando non solo armi a Kiev, ma anche circa 20 mila soldati in Polonia e negli altri Stati sul fianco Est della Nato.

Michel, soprattutto, ha insistito sulla «capacità di reazione» mostrata dall'Unione europea all'indomani del 24 febbraio, il giorno dell'attacco russo. Ma è evidente che l'Ucraina finora abbia resistito grazie all'intervento americano. Vero, come afferma ancora Michel, le istituzioni europee e i singoli Paesi messi insieme hanno mobilitato più risorse, rispetto agli Stati Uniti. Esattamente 51,8 miliardi di dollari, contro 47,8 stando alle cifre elaborate dal «Kiel Institute for the world Economy», un importante centro studi tedesco.

Tuttavia la somma, aggiornata al 20 novembre 2022, comprende anche gli aiuti finanziari e il soccorso ai profughi. Se si parla solo di armi, invece, i pesi si ribaltano. Gli Usa hanno stanziato 22,9 miliardi di dollari: circa il doppio del blocco europeo. La Germania sta aumentando lo sforzo, ma per ora è ferma a 2,3 miliardi; la Polonia a 1,8; la Francia a 500 milioni, l'Italia a 300.

Le figure di vertice della Ue, comunque, sono convinte che il conflitto rilancerà i progetti di difesa comune europea, sia pure in un ruolo «complementare» rispetto alla Nato. Un modo diplomatico per non dire «subordinato». Michel ha più volte citato la «Bussola Strategica», cioè il piano di sviluppo della difesa Ue, già approvato dai governi dei 27 Paesi.

L'obiettivo principale è ridurre la frammentazione dell'industria militare europea. Sul piano operativo, però, la «bussola» sembra sfasata rispetto a una situazione di guerra ai confini. Si propone di costituire una «forza di reazione rapida» composta da cinquemila soldati, ma entro il... 2030.

2 – IL CONFLITTO RINSALDA I LEGAMI EUROPA-NATO. BRUXELLES ACCANTONA L’AUTONOMIA STRATEGICA

Estratto dell’articolo di Marco Bresolin e Francesca Sforza per “La Stampa”

L’invasione russa in Ucraina «ha rafforzato l'Unione europea, la Nato e le ha avvicinate sempre più». Le parole pronunciate ieri da Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, sono la presa d'atto di un'evoluzione significativa. Per gli europei, persino per quelli più vicini a Emmanuel Macron, l'alleanza atlantica non è più «in stato di morte cerebrale» (copyright del capo dell'Eliseo, novembre 2019).

E anche la tanto inseguita "autonomia strategica" deve fare i conti con il fatto che la Nato «rimane il fondamento della difesa collettiva per i suoi alleati» ed è «essenziale per la sicurezza euroatlantica», come si legge al punto otto della dichiarazione congiunta Ue-Nato firmata nel quartier generale dell'Alleanza di Bruxelles. […]

L'Europa non intende abbandonare la strada verso una maggiore capacità difensiva, ma l'esperienza della guerra iniziata il 24 febbraio ha dimostrato che l'Ue non può certo fare da sola sul piano militare. Ha bisogno della Nato e dunque degli Stati Uniti, il cui supporto è stato significativo per l'esercito di Kiev.

Anche per questo Emmanuel Macron si è lanciato in un forte pressing sulla Germania per far si che dia il via libera alla consegna dei moderni carri armati Leopard 2, considerati fondamentali per respingere l'invasione russa. Ma il governo guidato da Olaf Scholz ancora tentenna.

Il presidente francese punta a ottenere il via libera di Berlino il prossimo 22 gennaio, in occasione del sessantesimo anniversario del Trattato dell'Eliseo. Sarebbe un ottimo modo per suggellare Tasse franco-tedesco nel campo della Difesa e dare cosi l'impressione di un'Europa forte che sa aiutare i suoi vicini senza per forza aver sempre bisogno del supporto americano.

La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ieri ha ribadito che «l'Ucraina deve avere tutte le armi di cui ha bisogno», ma l'esito della trattativa con Berlino è tutt'altro che scontato. I Leopard sono utilizzati anche da Polonia, Grecia, Danimarca e Finlandia, però per la consegna agli ucraini serve comunque il via libera tedesco. […]

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