Il CONEGLIANESE GAVA CAPOLISTA SENATO?

STRACQUADANIO, STRA-TROMBATO – FATTO FUORI DA MONTI, VUOTA IL SACCO:

“RICCARDI È L’ORGANIZZATORE DELLE LISTE DI MONTI. LE HA RIEMPITE DI SUOI CANDIDATI, A SCAPITO DI “ITALIA FUTURA”. DOPO LE ELEZIONI SCOPRIRETE CHE SANT’EGIDIO È IL PRIMO PARTITO DEL POLO E POTRÀ FARE, SULLA CARTA, GRUPPI PROPRI AL SENATO E ALLA CAMERA - FINI VOLEVA UNA LISTA COMUNE CON NOI EX PDL. FORMIGONI HA CHIESTO UN SEGGIO SICURO AL SENATO: CASINI HA MESSO IL VETO SU DI LUI”…

Fabrizio d'Esposito per "il Fatto Quotidiano", 17/1

Una telefonata accorcia la speranza e devia il destino verso orizzonti senza certezze. Montecitorio giovedì 10 gennaio. In teoria, manca un solo giorno alla chiusura della lista unica di Monti per il Senato, Regione per Regione. In realtà, i preziosi tabulati compaiono tra sabato e domenica.

Quel giovedì, da un dettaglio Giorgio Stracquadanio realizza che non c'è più niente da fare: "Quando ho saputo che Fabio Gava era sceso al terzo posto in Veneto ho capito che era finita. Gava doveva essere il capolista per il Senato in quella regione". Ex superfalco berlusconiano, Stracquadanio è stato uno dei primi montiani di provenienza Pdl. Nella prossima legislatura non ci sarà.

Intervista

Domanda. Lei e Isabella Bertolini, altra storica ex berlusconiana, avete presidiato il Transatlantico per una settimana in attesa della buona novella.

Risposta È stata una trattativa lunga, tante telefonate e riunioni tra la Camera e la sede di Italia Futura.

D. Un seggio costa fatica.

R. Mi creda, il punto è stato politico, nessuno di noi è andato avanti per conto proprio, chieda pure a Isabella o a Pecorella.

D. Però Gava ce l'ha fatta, l'unico del vostro gruppo di "Popolari italiani per Monti". Senza contare Albertini, Mauro e Cazzola arrivati direttamente dal Pdl.

R. Alla fine Gava è entrato in quota Italia Futura, ma la trattativa è stata con il gruppo.

D. E gli altri transfughi?

R. Albertini e Mauro sono stati ridotti al ruolo di testimonial, Cazzola non è in posizione sicura. Monti ha fallito il suo obiettivo.

D: Quale?

R. Fare il Renzi di centrodestra, ma senza primarie. Noi ci siamo offerti di fare una lista per la Camera, avevamo il logo già pronto. Il Pdl si sarebbe spaccato.

D. A chi l'avete chiesto?

R. A Riccardi, l'organizzatore delle liste di Monti. È lui che le ha costruite, poi il premier le ha scremate.

D. Riccardi ha un filo diretto con il Papa.

R. Riccardi è potente, la comunità di Sant'Egidio è il primo partito del polo di Monti. Poi c'è Montezemolo, infine l'Udc. Fli non la considero.

D. Primo partito è tanto.

R. Riccardi ha riempito le liste di suoi candidati, a scapito di Italia Futura. Dopo le elezioni scoprirete che Sant'Egidio potrà fare, sulla carta, gruppi propri al Senato e alla Camera.

D. Per questo vi ha detto no?

R. Non è stato lui. Riccardi ci ha comunicato che sulla nostra lista per la Camera c'erano due veti.

D. Altre telefonate convulse.

R. Sono stati Casini e Fini a dire no. Casini perché temeva che gli equilibri si spostassero a nostro favore, facendo diminuire la sua quota al Senato nella lista unitaria.

D. Fini, si può immaginare. Lei, da berlusconiano, ha teorizzato il metodo Boffo per Montecarlo.

R. Non c'entra nulla. Nella coalizione Fini vuole fare il migliore perdente sotto la soglia del due per cento. Così Fli entra alla Camera. Con noi avrebbe avuto un pericoloso concorrente.

D. Vi siete parlati?

R. Certamente. Ci ha anche proposto di fare liste comuni con Fli.

D. Fini e Stracquadanio insieme, da fantapolitica.

R. Abbiamo detto no. Ecco, in questo caso il passato ha pesato. I nostri elettori di area Pdl non avrebbero capito, viceversa i suoi. Sarebbe stato inopportuno.

D. Fallita la Camera, avete sperato nel Senato. Riccardi l'ha tirata per le lunghe.

R. Il gruppo di riferimento sono stati lui, Moavero e Toniato.

D. Tutti fedelissimi di Monti.

R. A un certo punto abbiamo delegato le trattative a Mario Mauro, dimessosi dal Pdl.

D. Nuovo giro di riunioni.

R. Abbiamo dato un contributo quotidiano alla discussione. Poi la trattativa si è complicata.

D. Un calvario.

R. Al tavolo si è seduto pure Formigoni. Da Monti voleva un seggio sicuro al Senato e anche la possibilità di fare liste parallele.

D. Formigoni sarebbe stato imbarazzante.

R. In Lombardia il Pdl ha ancora il suo peso. È stato Casini a dire no a Formigoni.

D. Quanti posti sicuri erano in ballo per voi al Senato?

Basta contare alcune regioni: Lombardia, Campania, Puglia, Lazio, Veneto, Sicilia.

R. Sei seggi, uno per regione. Con noi c'era anche Alfredo Mantovano.

D. Com'è svanito il sogno?

R. Mi ha avvisato Mario Mauro: "Monti ha fatto una scelta diversa". Come però le ho detto avevo capito tutto dalla retrocessione di Gava.

D. Addio politica.

R. Per niente, sono già al lavoro.

D. Dove?

R. Ho un ruolo di primo piano al fianco di Albertini per le regionali in Lombardia. Mi ha chiesto di candidarmi ma ho detto no, preferisco coordinare la campagna elettorale. Tra un'ora ho una riunione.

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