Bersani, come Berlinguer, alla ricerca di un garante

 Pierluigi Bersani, per giustificare la sua ricerca di benevolenze al di fuori della

coalizione che ha deciso di capeggiare, ha sostenuto che, se anche avrà il 51% si comporterà come se avesse il 49, cercando cioè supporti esterni per governare. È utile ricordare che la coalizione di sinistra potrebbe ottenere il 51% dei seggi (al senato e il 55 alla camera) per effetto dei premi di maggioranza, ma che la sua influenza elettorale reale si aggira, secondo tutte le inchieste, attorno a un terzo dei votanti, che corrisponde nel migliore dei casi, cioè con una partecipazione al voto elevata, a un quarto degli aventi diritto. Naturalmente dal punto di vista istituzionale conta la maggioranza nelle assemblee elettive, e se altri non sono riusciti a creare, all'interno dei due terzi di elettori che non votano per Bersani, una coalizione in grado di batterlo, è solo responsabilità loro.

Tuttavia, governare in una situazione di difficoltà sociali richiede un livello accettabile di consenso o almeno di neutralità anche tra chi non si sente direttamente rappresentato nella coalizione che ha la responsabilità ed esercita i poteri dell'esecutivo. Quarant'anni fa Enrico Berlinguer scrisse una serie di articoli nei quali, prendendo spunto dalla tragedia di Salvador Allende, sostenne che la sinistra in Italia non avrebbe potuto governare soltanto col 51% e da questo dedusse l'esigenza di dar vita a un «compromesso storico» con la Dc.

Molta acqua è passata sotto i ponti, la sinistra ha già governato due volte con il 51% dei seggi, nessuno può temere colpi militari di stile cileno, non esistono più problemi geopolitici come quelli della guerra fredda. Eppure Bersani ripete, in forme meno drammatiche, il ragionamento di Berlinguer. Dov'è ora il problema: nel fatto che la coalizione così com'è, squilibrata nettamente a sinistra, rischia di subire pressioni insostenibili dall'area antagonistica del sindacato e dei movimenti sociali, il che renderebbe peraltro difficile mantenere il profilo «europeo» esibito da Bersani (ma contraddetto dai suoi alleati e consiglieri).

Ha bisogno anche lui, come Berlinguer a suo tempo, di un «garante», oggi verso i mercati come allora verso gli Usa, ed è questo che rende tanto strana la campagna elettorale. di Sergio Soave   per Italia Oggi, 13/2

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