Pier Luigi perdi tempo

Anziché “consultare” era meglio un serrato dialogo con Bruxelles.

La strategia di Pier Luigi Bersani è priva di ogni legame con la realtà. Il segretario del Pd per guadagnare tempo consulta anche le parti sociali e culturali e finanche gli “europeisti” con una sorta di neocorporativismo ecumenico. Questo dimostra che il dilazionare le consultazioni è estremamente dannoso, perché – specie dopo quel che è accaduto a Cipro – “Annibale è alle porte”. Occorre un quadro politico certo, per affrontare i problemi economici che si addensano sul versante europeo e nazionale. C’è il groviglio del pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione. Non c’è chiarezza su ciò che ci conviene fare e su ciò che ci può consentire l’Europa, in relazione alla uscita dell’Italia dalla procedura di sorveglianza per debiti eccessivi riguardante le regole sul deficit/pil e sul debito/pil.

E c’è soprattutto la questione a ciò collegata del rischio di un avvitamento della nostra economia che perde competitività, perché crolla la domanda interna, mentre aumenta il peso fiscale, e perdura la stretta del credito conseguente a un aumento delle sofferenze bancarie. Inoltre la produttività italiana è calata del 2,8 per cento, nell’ultimo trimestre dell’anno scorso, dopo una diminuzione del 3 per cento in quello precedente, secondo le statistiche pubblicate ieri dalla Commissione europea. La causa di ciò è la riduzione della produzione industriale, che ha accresciuto l’incidenza dei costi fissi, visto l’aumento della capacità produttiva inutilizzata. Dunque urge una politica pro crescita con l’apporto o quantomeno l’avallo dell’Unione europea. E a questo fine non serve consultare gli “europeisti”. Occorre discutere con Bruxelles, proporre, e decidere. Il Foglio, 27/3

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