L'Italia alla paralisi, ora chi lo dice agli italiani?

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In tanti in questi giorni  so’ sparito.

Sono fuggito via. In che cazzo di casino che si è buttata l’Italia.

Così mi ha preso un po’ di depressione, ho deciso di non stare più a sbattere la testa dietro a questi matti.

Mi sono isolato dal mondo. Non ho sentito più nessuno e dunque non avevo nulla da raccontarvi. Se non ho nulla da narrarvi non devo per forza scrivere come fanno i giornalisti che sono costretti a mettere la loro firma sotto le minchiate.

Due giorni dopo le elezioni sono andato a prendere il caffè in un vecchio bar di Roma. Il barista stava guardando alla tv i risultati e i commenti. Guardava la tv e con le mani preparava il caffè che infatti era una schifezza imbevibile. Ma lui era rapido da quella sequenza di immagini che non me la sono sentita di distoglierlo dallo schermo dalla quale si intravedeva tutta l’ingovernabilità uscita dalle urne.

Ad un certo punto il mio barista, in quel piovoso 27 febbraio, mi degna di uno sguardo e mi fa: “Vabbè, nun se po’ ffa er governo. Se devono sedè a tavolino e mettersi d’accordo. Tanto, le cose da ffà la sappiamo tutti. So’ quelle da vent’anni. Stavorta è meglio che le fanno, altrimenti li annamo a piglià a carci ner culo”.

Mi direte voi: e allora?

Allora un momento. Vi voglio dire che pagherei tutto l’oro del mondo per vedere un qualunque politico che va da quel barista a spiegarli come sia possibile che dopo oltre un mese stiamo sempre allo stesso punto. I partiti e i movimenti italiani dopo 35 giorni non sono stati in grado di fare un passo in avanti. Ma che dico un passo: manco un centimetro.

Berlusconi insegue Bersani che insegue Grillo che insegue Berlusconi. Berlusconi che cerca un’intesa con Bersani il quale non può degnarlo di uno sguardo altrimenti nel suo partito si apre la guerra civile e allora è costretto a rilanciare la stessa offerta che ha come unico destinatario Grillo che gli ha opposto il suo rifiuto settantadue volte.

E’ normale tutto ciò?

Si continuano a tirare fuori soluzioni tipo Belgio, tre anni e mezzo senza governo. O l’Olanda, che convocò commissioni di saggi per uscire dalla crisi politica. Siamo seri, noi siamo italiani. Voglio dire: quelli sono Paesi che funzionano con il pilota automatico, i governi si limitano a stabilire indicare le rotte. Qui è diverso. Serve un governo che si mette a spalare la merda. Santo cielo, quanta merda c’è da tirar via. Dove ti giri emerge la melma.

Quelli non sono Paesi, sono cliniche a cinque stelle. Qui stiamo al pronto soccorso del Cardarelli di Napoli, dove c’è gente moribonda sulla barella.

Quelli sono malati per modo di dire. Qui c’è un paziente che stiamo perdendo. Ogni ora di più.

Da Il Portaborse, 02 aprile 2013, 16:40, In Palazzo

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