Draghi medita di “comprarsi” il debito delle imprese in crisi

La Bce allontana la ripresa: è zavorrata dalla stretta creditizia europea.

Urge “velocizzare” l’Unione bancaria

Il dimissionario governo tecnico lavorerà ancora nel fine settimana per garantire alle aziende il pagamento dei crediti vantati nei confronti dello stato. A Francoforte, invece, il sostegno diretto alle piccole e medie imprese, a corto di credito bancario, potrebbe fare parte di “una serie di strumenti allo studio” della Banca centrale europea. Dopo indiscrezioni su un piano ad hoc, le preoccupazioni del presidente Mario Draghi si sono concentrate sul deterioramento dell’economia. Un deterioramento espressamente segnalato durante la conferenza stampa di ieri seguita al consiglio direttivo della Bce, che ha lasciato i tassi d’interesse invariati al minimo storico dello 0,75 per cento per il nono mese consecutivo. L’economia dell’Eurozona resterà in una “fase di debolezza” anche nei primi mesi del 2013, sulla scorta del peggioramento registrato nell’ultimo trimestre del 2012 che ha colpito “le esportazioni e la domanda interna”, ha detto Draghi. Una “ripresa graduale”, precedentemente prevista dalla Bce per la seconda metà di quest’anno, è dunque “esposta al rischio di un ridimensionamento” e perciò la politica monetaria “rimarrà accomodante finché ci sarà bisogno”. “Draghi ha messo molti temi sul tavolo senza essere né falco né colomba – dice al Foglio Alessandro Balsotti, analista e partner della boutique finanziaria Jw Partners – ma non poteva ignorare che, visti gli ultimi dati deludenti, lo scenario di una ripresa nella seconda parte dell’anno sta diventando meno credibile. E’ una presa di coscienza che lascia presagire un possibile taglio dei tassi senza congruo preavviso”. A pesare sulla congiuntura, secondo la Bce, sono le “restrittive condizioni del credito” segnato dalla “rottura” del meccanismo di trasmissione della liquidità dalle banche all’economia reale. Draghi ha segnalato ancora una volta le difficoltà per le pmi nell’ottenere prestiti “in diversi paesi dell’Eurozona”. Il volume di prestiti nell’area euro è infatti ai minimi da due anni, in contrazione del 2,5 per cento nel gennaio scorso rispetto a un anno prima, secondo la banca d’affari Morgan Stanley. Le maggiori difficoltà si registrano nei paesi del sud Europa: nella seconda metà del 2012, le società spagnole che si sono viste rifiutare un prestito dalle banche, o che hanno rinunciato a sottoscriverlo per via di tassi troppo alti, sono il quadruplo rispetto a quelle tedesche, secondo una ricerca di Barclays.

A complicare il quadro ci sono i dati del settore manifatturiero pubblicati mercoledì, con l’indice pmi di marzo che ha toccato i minimi da dicembre fermandosi a 46,8 punti (se resta sotto i 50 punti significa che l’attività economica è depressa). Due membri del consiglio della Bce hanno confermato a Bloomberg che la “discussione ruota” attorno a un secondo round di prestiti triennali alle banche (long term refinancing operation) e alla creazione di un inedito strumento che porterebbe la Bce ad accettare come “collaterale” i crediti deteriorati (quelli che le imprese faticano a restituire) rimasti in pancia alle banche, in cambio di finanziamenti della Bce agli istituti. Draghi ha detto che la Bce prenderà “spunto da esempi altrui” per misure non convenzionali. L’ipotesi sul tavolo ricalca il programma di aiuto all’industria “lending for funding” (finora poco efficace) della Bank of England (la quale ha lasciato ieri i tassi invariati allo 0,5 per cento senza lanciare nuovi stimoli; la Bank of Japan, invece, ha annunciato sempre ieri uno stimolo monetario senza precedenti sotto la spinta del nuovo governatore Haruhiko Kuroda, al debutto). Dice al Foglio Guntram Wolff, vicedirettore del think tank Bruegel: “Sarebbe un’azione positiva quella della Bce: indirizza il denaro dove c’è più bisogno”. Secondo alcuni analisti, invece, farebbe della Bce una sorta di “bad bank” europea carica di asset deteriorati. Altri notano che tale strumento è subordinato alla costituenda Unione bancaria e a un monitoraggio degli istituti da parte della Bce.

Il processo che porta all’Unione bancaria dev’essere “velocizzato”, secondo Draghi, alla luce del salvataggio europeo di Cipro e del “non brillante” prelievo forzoso inizialmente proposto (poi eliminato) sui correntisti con depositi inferiori ai 100 mila euro (“gli ultimi a dovere essere toccati”). Quello cipriota “non è un modello”, ha aggiunto Draghi, censurando l’uscita “travisata” della scorsa settimana da parte del presidente dell’Eurogruppo. Cipro è una “lezione della crisi” per Draghi: evidenzia la necessità per l’Unione europea di istituire “un meccanismo di risoluzione, di ristrutturazione e di ricapitalizzazione” delle banche con “regole certe” per i salvataggi a carico dei privati, il cosidetto bail in.

© - FOGLIO QUOTIDIANO

di Alberto Brambilla   –   @Al_Bramb 5/4

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