Napolitano e la perfetta ragion di stato

Messaggio ai mozzorecchi dietro la grazia sul caso Abu Omar. La decisione

di Giorgio Napolitano, che ha concesso la grazia al colonnello Joseph Romano, condannato dalla corte di appello milanese in relazione al caso Abu Omar, è uno schiaffo alla magistratura che ha deciso di condurre una  guerra contro le relazioni tra i servizi di intelligence che conducono la lotta al terrorismo internazionale. Anche il procuratore generale di Milano è stato indotto a esprimere un parere contrario alla concessione della grazia, ma Napolitano è andato avanti lo stesso, dopo aver acquisito un parere non ostativo dal ministro della Giustizia. Anche se i comunicati ufficiali parlano di “rispetto delle pronunce dell’autorità giudiziaria” e accennano a una svolta dell’amministrazione Obama rispetto alla prassi seguita dall’amministrazione precedente, è evidente che quello che conta è il fatto, cioè la grazia, mentre le motivazioni servono soltanto ad attenuarne l’effetto con giustificazioni compiacenti. Napolitano ha fatto benissimo, e quelli che oggi parleranno con tono sussiegoso di prevalenza della “ragion di stato” pensando di criticarlo, in realtà gli tributeranno un elogio. Il presidente ha voluto compiere questo atto, accogliendo la richiesta di grazia dell’ufficiale americano, negli ultimi giorni del suo mandato, dissipando un potenziale elemento di tensione con gli alleati, forse anche perché non è certo che il suo successore abbia una eguale sensibilità. In questo modo, con correttezza, ha lanciato un messaggio ai grandi elettori che si riuniranno tra due settimane: un messaggio indiretto ma chiarissimo di preferenza per un successore animato da spirito garantista e lontano dagli eccessi dei giustizialisti e dei mozzorecchie in servizio permanente effettivo. Quotidiano, 6/4

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata