Come e perché la pressione fiscale è

arrivata al 53 per cento

Crisi economica, evasione Irap e Iva, mancato pagamento dei contributi. La relazione di Giampaolino alla Camera

La pressione fiscale “effettiva” in Italia, ottenuta depurando il Pil dell'ammontare stimato dei redditi evasi, ha raggiunto il 53 per cento, dieci punti oltre quella "apparente". Il dato è stato fornito dal presidente della Corte dei conti, Luigi Giampolino, in audizione presso le commissione Finanze e Bilancio della Camera.

"L'aggravarsi della crisi economica ha reso evidente e clamoroso un fenomeno già noto da tempo – ha detto Giampaolino -: il ricorso ad una sorta di finanziamento improprio delle attività economiche attraverso il mancato pagamento di tributi (per lo più Iva) e contributi". "L'evasione fiscale continua ad essere per il nostro Paese un problema molto grave – ha aggiunto il presidente della Corte dei conti -, tra le cause delle difficoltà del sistema produttivo, dell'elevato costo del lavoro, dello squilibrio dei conti pubblici, del malessere sociale esistente". Inoltre, secondo Giampaolino –la magistratura contabile ha già "avuto modo di rilevare" come la lotta all'evasione fiscale "sia stata caratterizzata da andamenti ondivaghi e contraddittori" che "denotano l'esistenza di divisioni su un tema che, per sua natura, dovrebbe costituire elemento di piena condivisione e concordanza".

L'evasione Iva e Irap, secondi i dati della Corte, costa all'erario 50 miliardi, di cui 46 sottratti attraverso la mancata dichiarazione dell'imposta sul valore aggiunto. Nel caso dell'Irap, invece, il gettito sottratto (stimato per le annualità 2007-2009 al 19,4 per cento) confermerebbe che, anche se in diminuzione, l'evasione fiscale “resta un fenomeno molto grave per il sistema tributario e per l'economia del nostro paese”.

Secondo le stime del Mef il fenomeno complessivo dell'economia sommersa raggiunge il 18 per cento del Pil, e colloca l'Italia al secondo posto nella graduatoria internazionale guidata dalla Grecia. F.Q. 19/6

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