Il fronte della disinformatia sugli F-35

dei Grillini, Sel e pezzi del Pd

L’F-35 è un aereo da combattimento di quinta generazione sviluppato dagli Stati Uniti e diversi partner internazionali, tra cui l’Italia. Una mozione in discussione il 24 e 25 giugno alla Camera firmata da M5s, Sel e alcuni parlamentari del Pd chiede l’uscita del nostro paese dal programma. Un classico esempio di disinformazione, irresponsabilità politica e opportunismo elettorale. Gli argomenti avanzati dalla mozione contro l’F-35 sono infatti pretestuosi, parziali e  contraddittori. Si dice per esempio che l’aereo potrà montare armi nucleari. Segue dunque una lunga discussione contro la proliferazione nucleare. Non c’entra nulla: i nostri F-35 non monteranno ordigni nucleari. In un’altra parte del testo si cerca di suggerire che molti dei partner siano prossimi all’uscita dal programma: non solo non è così, ma importanti paesi sono entrati di recente (Giappone) o vi entreranno a breve (Germania, Belgio o Spagna). Si afferma poi che il programma porterà limitati ritorni industriali ad Alenia: ma qualsiasi alternativa porterebbe risultati ancora inferiori, a meno di non spendere una valanga di soldi – esattamente l’opposto di quanto i firmatari chiedono. Non manca poi il passaggio sulla crisi economica. Come se la spesa degli F-35 (13 miliardi in 30 anni) potesse influenzare le dinamiche della spesa pubblica italiana (800 miliardi l’anno). Infine, l’irresponsabilità: la sicurezza collettiva è un bene pubblico internazionale a cui l’Italia è chiamata a contribuire finanziariamente e operativamente (tramite l’Ue, la Nato e le Nazioni Unite). Gli F-35 servono anche a questo scopo. Uscire dal programma sarebbe un terribile segnale sia verso i nostri alleati che verso il resto del mondo: significherebbe dire che agli italiani piacciono solo gli onori, non gli oneri. Un “me ne frego” del Ventunesimo secolo.

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