Cunego sbotta: “Copione già scritto al Tour”

La Grande Boucle nelle prime tappe non regala emozioni.

E il corridore italiano tira in ballo la globalizzazione del ciclismo: "Comandano americani, australiani ed inglesi, le loro squadre sono ricche e potenti, hanno i mezzi per piegare il ciclismo ai loro interessi e per…

“E’ tutto un ciclismo che non riconosco più – commenta Cunego – il gruppo ragiona con logiche diverse da quelle che adottavamo noi…”. Non basta la forza delle gambe? “Non basta, se nel gruppo hai contro squadroni che spadroneggiano. E che schierano gente mai vista prima. Come fai ad orientarti, a capire quel che potrebbe succedere, se chi hai al fianco è un perfetto sconosciuto? Per anni ho avuto come punto di riferimento Basso. E Rebellin, che sapeva decifrare la corsa in modo eccezionale. Senza loro mi sento un poco disorientato. Capisco che il ciclismo si evolve, è un fenomeno naturale, ma è ancora difficile capire in quale direzione…”. Il Fatto, 4/7

OPACT. Rispetto a una volta manca la fantasia, l’improvvisazione e i campioni si equivalgono. Ma come può essere diversamente quando la media di una tappa o di una classica va dai 40 ai 55 Km. ora? Quando il confronto avviene negli ultimi 2 o 3 kilometri  dal traguardo se in salita anche se prima ci sono più montagne da scalare? Le emozioni uno spettatore le trova solo nell’ultima mezzora della corsa che ne conta 5 complessive.  E fa un po’ di tristezza vedere 5 ragazzi che fanno la fuga, guadagnano o il gruppo fa guadagnare, 12 minuti come ieri e poi li riprendono al traguardo! 

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