Governo in bolletta. Tagliare i costi dell’energia

senza riforme strutturali? Rischio bluff

Si può tagliare la bolletta della luce senza interventi strutturali? Il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, starebbe valutando la riduzione degli oneri di incentivazione delle energie rinnovabili, pari oggi a circa 12 miliardi di euro l’anno. L’idea, secondo l’anticipazione del Corriere della Sera di ieri, sarebbe di “spalmare” gli incentivi su un orizzonte temporale più lungo, diminuendo così l’entità dei sussidi erogati su base annuale. Il raccordo tra la remunerazione dei produttori e i versamenti dei consumatori dovrebbe avvenire attraverso l’emissione di obbligazioni per un valore di circa 3 miliardi di euro. Di fatto si tratta di un’operazione di ristrutturazione del debito che, pur condivisibile nello spirito, desta perplessità riguardo l’attuazione.

Da un lato, infatti, è improbabile che la manovra possa essere a saldo zero: quanto meno gli italiani dovranno pagare gli interessi sul nuovo debito. Di conseguenza, l’onere complessivo dovrà aumentare, potenzialmente di molto (in Spagna, errori di calcolo sul costo del debito in un contesto simile hanno lasciato un’eredità plurimiliardaria oggi ripartita tra lo stato, le compagnie e i consumatori).

Dall’altro lato, si tratterebbe dell’ennesimo cambiamento senza che si riesca a pervenire a un assetto stabile. Tanto più che i modesti benefici rischiano di essere vanificati dall’annunciato aumento delle accise sui carburanti. E’ vero che la benzina e l’elettricità sono diverse, ma nel complesso la visione della politica sulla fiscalità energetica appare confusa. Forse sarebbe meglio cercare un principio unitario, piuttosto che una pluralità di micro-cambiamenti settoriali privi di coerenza.

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