Marilina Intieri : «Mi chiami onorevole»

L’ex parlamentare blocca la visita ai bimbi da tutelare.

E il Garante rifiuta la posta.

Lei non sa chi sono io. «Offesa» per la mancata attribuzione del titolo di «onorevole», Marilina Intrieri, ex deputato dell’Ulivo (nella breve legislatura 2006-2008) e attuale Garante per l’infanzia della Regione Calabria, ha rispedito al mittente i documenti che il funzionario della Prefettura di Crotone le aveva inviato per autorizzarla a visitare il Cara, Centro accoglienza e richiedenti asilo di Isola Capo Rizzuto.

Si è presa la briga di mettere nero su bianco il suo disappunto. Quando ha visto che il pass mandato dall’ufficio governativo si limitava a definirla «dottoressa», quasi fosse un insulto, ha protestato con una pesante lettera per l’«inconveniente». E ha bloccato (non si sa per quanto tempo) la procedura che avrebbe dovuto portarla a ispezionare la struttura che ospita bambini immigrati, cioè a svolgere uno dei compiti per i quali è stata nominata dal presidente del consiglio regionale «Garante».

Nella comunicazione ufficiale, vergata su carta intestata del Garante per l’infanzia e datata 7 settembre, Intrieri spiega al funzionario della Prefettura di Crotone di restituire le lettere «che mi ha inviato perché voglia cortesemente integrarle col pertinente titolo istituzionale. Ho constatato, infatti, dalla lettura delle note a sua firma che mi viene attribuito il titolo accademico (verosimilmente «Mi chiami onorevole»

E il Garante rifiuta la posta. L'ex parlamentare blocca la visita ai bimbi da tutelare

Lei non sa chi sono io. «Offesa» per la mancata attribuzione del titolo di «onorevole», Marilina Intrieri, ex deputato dell'Ulivo (nella breve legislatura 2006-2008) e attuale Garante per l'infanzia della Regione Calabria, ha rispedito al mittente i documenti che il funzionario della Prefettura di Crotone le aveva inviato per autorizzarla a visitare il Cara, Centro accoglienza e richiedenti asilo di Isola Capo Rizzuto.

Si è presa la briga di mettere nero su bianco il suo disappunto. Quando ha visto che il pass mandato dall'ufficio governativo si limitava a definirla «dottoressa», quasi fosse un insulto, ha protestato con una pesante lettera per l'«inconveniente». E ha bloccato (non si sa per quanto tempo) la procedura che avrebbe dovuto portarla a ispezionare la struttura che ospita bambini immigrati, cioè a svolgere uno dei compiti per i quali è stata nominata dal presidente del consiglio regionale «Garante».

Nella comunicazione ufficiale, vergata su carta intestata del Garante per l'infanzia e datata 7 settembre, Intrieri spiega al funzionario della Prefettura di Crotone di restituire le lettere «che mi ha inviato perché voglia cortesemente integrarle col pertinente titolo istituzionale. Ho constatato, infatti, dalla lettura delle note a sua firma che mi viene attribuito il titolo accademico (verosimilmente "dottoressa", ndr ) e non anche quello di onorevole che mi compete nella mia qualità di deputato della XV legislatura». «Mi sorprende - conclude il Garante calabrese per l'infanzia - che l'inesattezza rilevata provenga dal massimo ufficio dello Stato sul territorio. Attendo quindi le note corrette».

Insomma, senza la parola «onorevole» non si va da nessuna parte. Intrieri, nominata Garante in «quota» centrodestra nel dicembre 2010 dal presidente del consiglio regionale calabrese Franco Talarico, non è pentita per quanto ha scritto: «Confermo tutto e aggiungo pure che un'articolazione dello Stato deve rispettare quanto impone il protocollo. Il titolo "onorevole" rimane anche quando non si riveste più l'incarico di parlamentare». L'unico rammarico per l'ex rappresentante del Pd transitata a ridosso delle elezioni regionali del 2010 nell'Udeur di Clemente Mastella (di cui è stata presidente nazionale), riguarda la diffusione della sua lettera che «doveva restare riservata». «Per questo motivo - annuncia Intrieri - chiederò che venga aperta un'indagine interna per capire chi ha divulgato queste notizie».

Quello di Intrieri non è un caso isolato. Nell'ottobre dello scorso anno un episodio simile aveva creato non poco clamore. Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, si rivolse al prefetto di Caserta, Carmela Pagano, chiamandola «signora» e non «signora prefetto». A quel punto l'allora prefetto di Napoli, Andrea De Martino, perse le staffe pretendendo dal sacerdote «il giusto rispetto» per la rappresentante del governo. Il video dell'accaduto fece il giro del web scatenando una pioggia di attestati di solidarietà nei confronti del prete.

Chi avrà ragione? Il Garante o la Prefettura? Proprio in questi giorni, un rappresentante dell'assemblea regionale che ha nominato Intrieri, Mimmo Talarico (eletto con l'Idv), ha consegnato alle stampe il libro «Onorevole sarà lei», per raccontare come in Calabria ancora imperi un «retaggio spagnolesco» nell'attribuzione di titoli in realtà non riconosciuti.

11 settembre 2013 | 10:28, Il Corriere della Sera , Antonio Ricco

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