Il Gambia vuole diventare un paradiso fiscale

Mentre i grandi paesi industrializzati del G20,

fanno della lotta all’evasione fiscale una priorità, alcuni paesi del terzo mondo ambiscono a diventare nuovi paradisi fiscali. E se le località offshore che dipendono dalla corona britannica (Jersey, Guernsey e le Isole Vergini britanniche) sarebbero in procinto di regolamentare maggiormente le loro attività per contrastare l’evasione fiscale, altre nazioni sono pronte a prenderne il posto. È il caso per esempio del Gambia, paese anglofono con 1,8 milioni di abitanti, che cerca in tutti i modi di promuoversi come piazza offshore. Il governo del piccolo paese africano, dopo aver avviato una sostanziale riforma delle norme fiscali, delle regole di costituzione societaria e dei trust, dell’e-commerce e dell’e-gambling, ha fatto sapere che le banche di Banjul, la capitale, saranno presto in grado di offrire tutti gli strumenti necessari agli evasori di tutto il mondo. Il cui numero, nonostante le iniziative di lotta, non cessa di crescere. Secondo Appleby, società di servizi legali con sede proprio a Guernsey, l’attività nei paradisi fiscali è cresciuta sensibilmente nel secondo trimestre 2013, con ben 493 operazioni concluse, per un valore totale di 31,6 miliardi di dollari.

Di Elena Galli, Italia Oggi, 11/9

Se così significa che contrastare l’evasione fiscale esistente non solo in Italia, è alquanto difficile se non impossibile. Fa comodo a tutti e per questo, tanto per distogliere l’attenzione da altri problemi, ogni tanto, non sapendo sciogliere altri nodi nel mondo, si lancia “una campagna  mondiale anti evasione”.  Assieme ad altri temi: l’ambiente, la mafia, la povertà generalizzata ma soluzioni realistiche poche o niente. (ri)

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