Gli euroburocrati agli inglesi

Via i vostri fiori (ma l’Europa non ha altro da fare?)

L’allarme lanciato dal Telegraph: «Le varietà più popolari di fiori saranno bandite dai nostri giardini, un ordine partito da Bruxelles ci ridurrà a una terra desolata».

CLAUDIO GALLO CORRISPONDENTE DA LONDRA, 17/9

Un’altra volta la perfida Europa sta per aggredire l’Inghilterra che lotta fieramente per mantenere la sua fisionomia isolana. Un’identità irrinunciabile, se non davanti ai succulenti capitali (tutto ha un prezzo è il cuore del british-pensiero) che i paperoni globalizzati, russi, cinesi e arabi, fanno piovere su Londra. Ma come direbbe Lucarelli: questa è un’altra storia. 

 La storia di oggi infatti sono i fiori, gli splendidi fiori degli inglesi, che colorano i loro superbi giardini e le pettinate aiuole, di cui vanno giustamente orgogliosi. Bruxelles nel suo delirio burocratico-definitorio vuole che tutti i fiori dell’Unione abbiano una descrizione precisa. Per evitare i falsi, si dice. L’Inghilterra isolana del diritto consuetudinario, della libbra e della pietra, ovviamente è un mondo a parte, lontanissimo dai cavillosi standard che l’Europa vuole imporre: su 50 mila varietà di piante ornamentali, soltanto 2 mila avrebbero per ora il necessario pedegree. E allora il Telegraph lancia un surreale ma toccante allarme: le varietà più popolari di fiori saranno bandite dai nostri giardini, un ordine partito dalla capitale del Belgio ci ridurrà a una terra desolata.

 A rischio sarebbero alcune delle piante più comuni e popolari come la lavanda “Hidcote” o il geranio “Johnson’s Blue” o la clematis “Nelly Moser”. Ora nella neolingua orwelliana di Bruxelles ogni pianta dovrà avere un Ord (descrizione ufficialmente riconosciuta). Fa notare Graham Spencer, della “Plant for Europe Ltd”, che soltanto di lavanda in Inghilterra ce ne sono trecento specie. Insomma il lavoro di classificazione rischia di diventare terribilmente minuzioso e costoso. L’azienda di Spencer per fare questa catalogazione, per adesso non richiesta, mette un sovrapprezzo di 4-500 sterline. Insomma, tutto più complicato, tutto più costoso: un bell’esempio della sindrome da suicidio burocratico che affligge la sempre meno attraente Europa dei regolamenti.

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