Sveglia, sinistra europea!

L’appello degli economisti sì-euro e no-Merkel

La sinistra socialdemocratica europea, non solo quella tedesca reduce dalla sconfitta di domenica e dalla netta affermazione di Angela Merkel, non riesce per ora a cogliere il “dividendo elettorale” della più profonda crisi economica e sociale che si veda da anni. Per Riccardo Realfonzo, economista dell’Università del Sannio, promotore insieme al collega Emiliano Brancaccio di un appello anti austerity firmato da economisti europei e americani e pubblicato questa settimana sul Financial Times, una spiegazione c’è, anzi due.

Prima ipotesi: “I partiti della sinistra riformista hanno un complesso, si sentono ancora in obbligo di sottolineare la distanza dalle posizioni anti mercato del Novecento e finiscono col tralasciare il tema dell’inadeguatezza istituzionale dell’Unione europea. Così però regalano consensi a forze con venature populistiche, come l’Afd in Germania, o alla destra. In Italia, per esempio, il Pd nell’ultima campagna elettorale è stato il meno critico di tutti sull’assetto dell’Ue”.

Seconda ipotesi per spiegare l’euroflop della sinistra: “Una forza socialdemocratica critica delle attuali politiche di austerity, concepite per pesare soltanto sulle spalle dei paesi debitori dell’Eurozona, dovrebbe sostenere la necessità di scelte forti, espansive, che però presuppongono una nuova classe di amministratori pubblici e credibilità dei leader”. Tali scelte sono così riassunte nell’appello intitolato “monito degli economisti”: “Una riforma del sistema finanziario e della politica monetaria e fiscale che dia vita a un piano di rilancio degli investimenti pubblici e privati, contrasti le sperequazioni tra i redditi e tra i territori e risollevi l’occupazione delle periferie dell’Eurozona”. Gli elettori europei, lo dimostrano anche i sondaggi d’opinione, sembrano però assaliti dalla realtà, sono consapevoli che un sistema di welfare troppo generoso, così come anche lo stimolo dell’economia attraverso le leve dello stato, non siano più sostenibili per le finanze pubbliche: “I partiti socialdemocratici devono elaborare una proposta coerente: non si può contemporaneamente difendere i sistemi di welfare e avallare le politiche di austerità. Poi bisogna considerare che lo scetticismo di una parte dei cittadini è legato a casi troppo frequenti, almeno in Italia, di sprechi e scarsa qualità della spesa pubblica. Insomma, bisogna abbandonare ogni timidezza nel discutere i limiti dell’attuale palinsesto macroeconomico europeo, sostenere il rilancio degli investimenti pubblici e privati, ma anche esigere il massimo controllo sulla qualità della spesa”. Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, è intervenuto alla vigilia del voto tedesco sul Financial Times con un articolo-manifesto, sostenendo invece che il tandem tra rigore fiscale e riforme strutturali ha funzionato in Germania dalla fine degli anni 90 e sta funzionando oggi in Europa: “E’ una presa di posizione senza fondamento scientifico”, dice Realfonzo. “Le tesi del ministro vanno contestualizzate. La Germania oggi cresce avvantaggiandosi delle difficoltà altrui, sfruttando un tasso di cambio dell’euro relativamente basso e politiche aggressive di esportazione.

Contemporaneamente, le politiche di austerità alimentano la crisi e la divaricazione tra aree centrali e periferiche. La cura europea di oggi è controproducente. Lo hanno detto pure organizzazioni internazionali come il Fondo monetario internazionale, il quale ha ammesso che i tagli alla spesa impattano negativamente sulla crescita, a differenza di quanto sostenuto dagli apologeti dell’austerità espansiva”. Realfonzo sottolinea che le tesi avanzate nel suo appello stanno raccogliendo sempre più consensi, perlomeno tra gli accademici: “Il documento che proponemmo nel 2010 fu sottoscritto da economisti keynesiani. Oggi il nostro appello contro l’austerità è firmato anche da studiosi di estrazione neoclassica, come Alan Kirman, dell’Università Aix-Marseille III, e Willi Semmler, della New School University di New York”. Se si continua con le politiche di oggi “l’esperienza della moneta unica si esaurirà, con ripercussioni sulla tenuta del mercato unico europeo”. I partiti socialdemocratici dovrebbero comprenderlo prima che sia tardi, “per loro e per l’euro”, conclude Realfonzo.

FQ. di Marco Valerio Lo Prete   –   @marcovaleriolp

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