Passa per i sindacati la “soluzione ponte”

di Poste per ALITALIA. Pure Air France apre all’aumento

di capitale con la stampella del Tesoro. I più felici sono Cgil, Cisl e Uil

Il consiglio d’amministrazione di Alitalia, all’unanimità, ha deliberato ieri la proposta di aumento di capitale previsto di 300 milioni di euro. La stampella offerta due giorni fa dal governo, sotto forma di Poste italiane e del sostegno per 75 milioni della società partecipata al 100 per cento dal Tesoro, ha convinto per ora gli azionisti di Air France che invece due settimane fa si erano opposti al mini-aumento di capitale (100 milioni). Con la soluzione proposta dall’esecutivo Letta, si è evitata la sospensione dei voli della compagnia di bandiera. L’ad di Poste, Massimo Sarmi, è già al lavoro su un nuovo piano industriale. L’“operazione di sistema”, con il ritorno dell’azionista pubblico in Alitalia, sembra dunque riuscita per il momento. E’ difficile però trovare economisti disposti a scommettere su un successo nel lungo termine. Le critiche hanno perlopiù un duplice obiettivo: la politica che rinvia (a carico dei contribuenti) il redde rationem con il mercato, e le banche italiane troppo generose. Ugo Arrigo (Università di Milano Bicocca) e Andrea Giuricin (Istituto Bruno Leoni) avevano già calcolato in 4-7 miliardi di euro il costo totale per i contribuenti del Piano Fenice, predisposto nel 2008 come alternativa alla fusione di Air France. Ora si teme che quello di Poste sia l’ennesimo aiuto pubblico a fondo perduto. Anche Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, si è detto “molto perplesso”, ed è stato rimbrottato dal ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, che ha rivendicato “l’operazione liberale ma non liberista”. Angelo Baglioni, economista della Cattolica di Milano, sottolineava ieri su Lavoce.info che “tra le banche più impegnate in quest’operazione c’è Intesa Sanpaolo, uno dei maggiori azionisti di Alitalia, con una quota dell’8,9% del capitale”, ricordava le parole del governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco sugli “atteggiamenti collusivi (di certi istituti, ndr) o finalizzati a ritardare l’emersione di situazioni di difficoltà aziendale”, e si chiedeva perché Palazzo Koch non abbia censurato quanto sta accadendo.

Minore attenzione l’hanno avuta i sindacati che in Alitalia sono stati tra i sostenitori più accaniti della soluzione domestica, e protagonisti anche in Poste. Per Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, l’alleanza “è una buona cosa”. Per la Cgil si sta così ristabilendo la normalità: “Nel mondo chi ha una compagnia di bandiera ha il capitale del governo nell’azionariato. E’ così perché il trasporto aereo è un asset strategico per i paesi normali, non il nostro”. D’altronde i rappresentanti dei lavoratori furono già i principali avversari del via libera agli stranieri prima del 2008. Ieri l’ex premier Romano Prodi, sul Messaggero, ricordava che nel 2007 fu proprio “la situazione sindacale troppo difficile” a convincere Lufthansa a non investire. La settimana scorsa Corrado Passera, che nel 2008 come capo di Intesa contribuì ad allestire la cordata dei “patrioti” per fondare la nuova Alitalia, ha ricordato che Air France “si tirò indietro” non per “gli strepiti di Berlusconi” ma “per le reazioni sindacali e la recessione incombente”. In televisione allora spopolava “il belloccio della cloche”, il comandante Berti, leader del sindacato dei piloti (Anpac), così spavaldo che Roberto Colaninno gli promise che con la nuova Alitalia non avrebbe più volato. Non è andata così, Berti vola eccome. Anche all’inizio della gestione Sabelli, l’Anpac – che a suon di scioperi aveva fatto dimettere alcuni ad – continuò a voler decidere sulle carriere dei piloti e non solo. Poi però, tra posti di lavoro persi e nuovi contratti non siglati, i duri furono ridimensionati. Ciò non toglie che oggi, in un frangente delicato, Uil e Anpac abbiano convocato due giorni di sciopero dei piloti a fine mese, pur contestati dalle altre sigle.

In Poste, l’arrocco sindacale è ancora più saldo. Già nel 1993 il ministro Andreatta aveva chiesto così a Piero Giarda di sostituirlo a un convegno della Cisl: “Sono invitato a un convegno dell’azionista di riferimento delle Poste. Può andare lei?”. Nel 1994 le Poste divennero una Spa e il primo presidente fu Enzo Cardi, indicato dalla Cisl. Oggi il presidente è Giovanni Ialongo, per anni segretario generale del sindacato delle Poste della Cisl. Con Poste-Alitalia, quindi, anche il sindacato diventa “di sistema”?

Ieri il segretario del Pd, Epifani, ha lodato l’operazione, auspicando per il futuro l’integrazione di Alitalia con un gruppo europeo. Lo stesso Epifani che nel 2008, da leader Cgil, parlava dell’arrivo dei patrioti come di una “soluzione assolutamente positiva”. Anche stavolta, se l’operazione del governo potrà fare davvero da “ponte” verso altri lidi, dipenderà pure dai sindacati.

© - FOGLIO QUOTIDIANO di Marco Valerio Lo Prete   –   @marcovaleriolp

Di quel Epifani, ex sindacalista che alcuni giorni fa Cofferati ex sindcalista, diceva essere stato il responsabile della mancata vendita Alitalia nel momento opportuno per ricavare quanto valeva !!!! (Opact)

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