Tessere : i congressi del Pd ricordano la Dc

Un parlamentare Pd: «Questa è l'anticamera della corruzione».

Scandali dal Piemonte alla Puglia

Alessandro Da Rold & Giuseppe Alberto Falci 30/10/2013, Linkiesta

 «L’acquisto di pacchetti di tessere ricorda tanto la Dc, la fine della prima repubblica: è l’anticamera della corruzione». Il parlamentare di lungo corso del Partito Democratico, ex Ds, ex Pci, su richiesta di anonimato, snocciola il commento più amaro al termine congressi provinciali e cittadini che vedono il gruppo renziano avanzare in molte città ma non sfondare come si ipotizzava. «Perché – aggiunge – questa storia mi ricorda tanto quando Giancarlo Pajetta occupò nel 1947 la prefettura di Milano. Tutto entusiasta chiamò il “compagno” Palmiro Togliatti che gli rispose freddamente: “Si, e ora che ve ne fate ?”. Il problema, infatti, a sentire la vecchia classe dirigente ormai prossima alla rottamazione, è che «per far vincere Renzi il tesseramento non è stato chiuso un mese prima del congresso, come accadeva di solito». Così in molte città e province ha spopolato il voto “last minute”, con truppe cammellate in arrivo per dare manforte al candidato di turno.

Del resto, mentre Matteo Renzi si gode la fine della Leopolda 2013, tra commenti entusiastici, nuovi endorsement di peso e qualche affondo dei competitor Gianni Cuperlo e Pippo Civati, dentro il Pd la base è sempre più dilaniata, in subbuglio in vista delle primarie dell’ 8 dicembre Da nord a sud di moltiplicano i casi di proteste, di scandali per acquisti di tessere all’ultimo minuto, per il voto di presunte truppe cammellate - come gli ormai noti 220 albanesi di Asti: a Vercelli avrebbe votato persino un neo esponente del Pd che sulla bacheca Facebook inneggiava al Duce.

«Il problema non è Renzi, sia chiaro. E non voglio che i congressi siano annullati – commenta il senatore Stefano Esposito che ha denunciato gli scandali in Piemonte –. Il problema è chi sta salendo sul carro di Renzi. Matteo dovrebbe ascoltare di più Baricco, perché il Pd rischia di ripetere gli stessi errori dei partiti della prima repubblica che vuole rottamare». Del resto, nel torinese i nervi sono a fior di pelle. Oltre al «giallo-albanesi», c’è chi come proprio Esposito ha parlato pubblicamente di acquisto di voti fuori dalla sezione. «In 27 anni di militanza politica non avevo mai assistito a niente di paragonabile» ha scritto «ho sentito tante volte storie di congressi di altri partiti( Dc-Psi) dove queste cose capitavano. Anch’io, come Fassino, voglio vincere ma non sono certo che il Pd possa vincere con il palo fuori dai circoli che da i soldi a coloro che si iscrivono al partito».

 Anche la Lombardia si porta dietro la sua striscia di polemiche, da Milano fino a Varese. Nel capoluogo lombardo, che vedrà al ballottaggio lo scontro tra Pietro Bussolati e Arianna Cavicchioli, uno dei quattro candidati, David Gentili, che ha parlato di “caso tessere con lo sconto”. «Ho chiesto che la Commissione provinciale per il Congresso decida cosa fare. Innanzi tutto metta a disposizione dei candidati i dati: quante tessere vendute in saldo e quali circoli abbiamo applicato il supersconto». Stesso discorso a Varese, dove ha vinto per settantotto voti - 3 seggi in assemblea provinciale - Samuele Astuti (renziano, sindaco di Malnate) contro Luca Carignola (trasversale, ex capogruppo a Tradate ma sostenuto dai bersaniani). Più tranquilla la situazione in Emilia Romagna e Liguria, dove i renziani non hanno sfondato. Mentre in Veneto sta esplodendo il caso Rovigo: anche qui si denunciano «irregolarità, intimidazioni e violazioni palesi». Scrive Pippo Civati sul suo blog: «Da tutta Italia arrivano voci di tessere, pagamenti, congressi che sembrano aste. A leggere certe cronache e certi resoconti, mi viene da dire che tutta la mia campagna congressuale costerà meno del congresso di una singola federazione provinciale».

Ormai la guerra delle carte delle bollate sta per iniziare. Il Nazareno, sede nazionale dei democratici, ha diramato un comunicato al vetriolo: in caso di un aumento di tesseramenti che superi il 30% della volta precedente «saranno predisposti controlli», recita il documento vergato dal responsabile dell’organizzazione Davide Zoggia. Il congresso è ingolfato. Marina Sereni, vice Presidente della Camera, e renziana dell’ultima ora, allarga le braccia: «Ieri ho ricevuto un sms persino da Rovigo sul tesseramento». Un giovane turco ci scherza su: «In questo modo si arricchisce il partito, e le casse si rimpinguano».

Il tesseramento ha subito ingrossamento che non ha precedenti nella storia del centrosinistra. Il motivo è presto spiegato. «Fino a settembre pensavamo che il congresso potesse slittare al 2014. E non ci siamo preoccupati del tesseramenti», mormora un dalemiano in Transatlantico. Tuttavia il caos tessere ha determinato l’incertezza. «Non sappiamo come andrà a finire. Qui c’è il rischio che il 50% dei congressi venga rinviato» Da nord a sud, come detto, i risultati non sono ancora chiari, regna l’incertezza. Al netto alcune realtà, come la Toscana, dove il tesseramento non ha subito mutamenti considerevoli rispetto a quello del 2012. «Non c’è stato alcun problema – dice a Linkiesta il responsabile dell’Organizzazione Antonio Mazzeo – Cuperlo dovrebbe vincere lungo la costa: Pisa e Livorno su tutte, Renzi nell’entroterra».

I ricorsi parlano chiaro, come le denunce che arrivano da Napoli: «Riteniamo inaccettabili le condotte riscontrate in queste ore in alcuni circoli, dove si è assistito ad attività di tesseramento e di votazione alquanto discutibili, con casi eclatanti come a Soccavo, dove il voto è stato addirittura anticipato di un giorno senza preavviso e in difformità rispetto al calendario stabilito, o Portici, dove esponenti di spicco del partito stanno intervenendo in modo eccessivamente pressante sulle operazioni», attaccano i parlamentari pd Luisa Bossa e Massimiliano Manfredi, sostenitori del segretario uscente Gino Cimmino. Stando alle proiezioni diffuse in queste ore, Venanzio Carpientieri, candidato alla segretario provinciale sostenuto dal fronte renziano e da tutto l’apparato napoletano compreso l’europarlamentare Andrea Cozzolino, sarebbe in netto vantaggio con il 65% dei consensi.

Episodi simili si sarebbero registrati in tutto lo stivale. Come nella Roma del sindaco democrat Ignazio Marino, dove il fedelissimo di Goffredo Bettini, Lionello Cosentino, è in testa con il 41.44% dei consensi. Al secondo posto Tommaso Giuntella, uno dei portavoce della campagna per le primarie dell’ex segretario Pier Luigi Bersani. Mentre il giovane renziano Tobia Zevi, sul quale tutti scommettevano per la vittoria finale in nel segno del rinnovamento, e sostenuto dall’apparato veltroniano, si è al momento fermo al 16%. Le operazioni continueranno fino al 5 novembre, e il dato non è definitivo. Ma anche qui, manco dirlo, ci sarebbe stato un boom di iscritti al ridosso del voto con punte di aumenti fino al 110%.

I dati più anomali si sono verificati al Circolo di Finocchio, a Centocelle, e a Trastevere, dove nella serata di domenica il punto di scontro massimo si sarebbe raggiunto all’ora di cena quando 30 persone si sono presentate per tesserarsi. «Un fatto che non è piaciuto agli iscritti reali », spiega il segretario del Pd Trastevere Alberto Bitonti. Il quale si è scagliato contro l’area renziana della Capitale, rea di aver cooptato personaggi di dubbia provenienza: «È stato quindi con grande dispiacere che ho scoperto che anche nel mondo dei 'renziani' di Roma un forte peso è esercitato al momento da dubbi personaggi, che pretendono di imporre i propri candidati nei circoli, infischiandosene di iscritti reali».

 Polemiche anche a Lecce in Puglia, dove si parla di congresso “truccato”, e dove il Nazareno ha mandato il parlamentare Roberto Morassut per sciogliere le tensioni. Il match leccese non ha un vincitore,perché nelle operazioni di voti si sarebbero presentate diverse irregolarità. Denuncia Morassut su facebook: «Com’è possibile che il tesseramento aumenti in modo così sensibile in un momento di distacco generale dalla politica? Chi paga molte delle tessere che in molti circoli vengono fatte a sconosciuti che non versano nemmeno personalmente la loro quota? Perche si tace su tutto questo?».

Ma non è finita. In Calabria è ancora tutto in alto mare. I risultati complessivi, provincia per provincia, si conosceranno soltanto il 6 novembre. Del resto basta dare un’occhiata al sito del Pd regionale, dove l’ultimo aggiornamento risale al 14 ottobre. Chiaro. Ma è la Sicilia del governatore Rosario Crocetta la regione a cui spetta il record di episodi discutibili. A Catania il congresso è stato sospeso a data da destinarsi per infiltrazioni sul tesseramento da parte del centrodestra e della Cgil. A Messina, patria del «signore delle tessere» Francantonio Genovese, la discussione è ferma al numero di circoli (erano 60 alle parlamentarie del dicembre del 2012!) nei quali si potrà votare, e chissà quando comincerà.

L’ex segretario organizzativo del Pd Domenico Siracusa ha indirizzato una lettera a Guglielmo Epifani nella quale denuncia che «il Partito Democratico in provincia di Messina vive di vita propria fuori dalle regole dello Statuto Nazionale e Regionale». Amen. Del resto, continua Siracusano, «era stato garantito che con il nuovo congresso, per favorire una partecipazione ordinata e trasparente, si sarebbe posto rimedio alle storture che negli anni si erano realizzate in contrasto alla Statuto Nazionale e Regionale, con l’avallo dei deputati regionali e nazionali della nostra provincia: oltre sessanta circoli nel capoluogo e due o più circoli in comuni piccoli e piccolissimi creati unicamente per venire incontro alle esigenze di differenziazione di gruppi e gruppuscoli». Ma nulla di tutto ciò è stato fatto. Tutti muti.

Twitter: @ARoldering @GiuseppeFalci

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