I triumviri e il Quadrilatero. Nap., Letta

e Alfano asserragliati contro il principio di realtà

Il famoso Quadrilatero studiato sui sussidiari della V elementare, torna. E’ il sistema difensivo austriaco i cui vertici, oggi, aggiornati alle guerricciole della politica romana, più che alla planimetria di un totem (salvaguardia dell’euro, pareggio di bilancio, riforma elettorale e riforma della giustizia), possono essere ricondotti a un preciso triumvirato: ecco dunque Enrico Letta, Angelino Alfano e quindi – senza nulla togliere al genio di Sua Altezza Imperiale, Franz Joseph, che Dio lo abbia in gloria – Giorgio Napolitano. Non c’è un’unica piazzaforte, sia pure come governo delle larghe intese, no: ma ben quattro fortini collegati tra loro. Ed è l’asserragliarsi di una minoranza. E’, appunto, un quadrilatero in grado di organizzare, in sicurezza, la difesa e – possibilmente – mettere a frutto le risorse (i gruppi parlamentari, le segreterie di partito, Confindustria, qualche giornale perfino…) in grado di rafforzare la piazzaforte della stabilità. Come il Quadrilatero che Vienna disegnò nel Lombardo-Veneto (stretto tra il Mincio, il Po e l’Adige), così ogni dichiarazione – ma anche ogni monito, ogni intervista e ogni replica – fatta dai triumviri, concorre alla fortificazione del patto dell’intesa preventiva. Nessuno tocchi il governo, questo è il fondamento della fortezza. Con la banalissima scusa della stabilità, nefasta perché immobile, buona al più per cambiare nomi a tasse sempre uguali, non si muove altra strategia che la difesa del governo: “No a sgambetti a Letta”, intima Alfano contro Matteo Renzi. E se quel Quadrilatero fu sottoposto all’assedio dei patrioti che riuscirono a corrodere la granitica difesa austriaca, oggi, i triumviri blindano il governo e tengono botta nel frattempo che gli eserciti di Beppe Grillo, di Silvio Berlusconi e la quasi totalità del Partito democratico – capeggiato ormai da Renzi – mobilitano le truppe e l’artiglieria forte di cannoni rigati. Perfino Gianni Cuperlo, che pure dovrebbe sostenere almeno due dei triumviri, dismette dal proprio immaginario “il mito della stabilità” e dice: “Buttiamo via il rigore”. Ma l’assedio del Quadrilatero non è facile da sciogliere. Il Cav. chiama a raccolta i fedelissimi. Li vuole in piazza per l’appuntamento fatale di domani e Napolitano, dal torrione principale del Quadrilatero, fa loro l’altolà. Forse che il timore di Napolitano è quello suggerito da Guido Crosetto: ci sarà Daniela Santanchè a muovere assalto alla vetrina di Louis Vuitton?

Sono cronache dal Quadrilatero, ormai. Renzi, confidando nella conclamata agonia dell’esecutivo, squaderna la sua agenda e alza lo scontro: “Il governo ha usato molto della nostra lealtà, pazienza e responsabilità, oggi è il momento di dire con forza che deve usare le nostre idee e il nostro coraggio”. Ci pensa Alfano a scongiurare l’esito peggiore: “No a sgambetti a Letta”. Così raccomanda a Renzi non senza offrire al sindaco una lezioncina: “Si comporterebbe come un vecchio politico”. Enrico Letta sì, invece, che non è vecchio. Dal torrino più frale del Quadrilatero, infatti, la butta sul dadaismo: “Vorrei tanto essere dittatore per 30 minuti in Europa”. L’asserragliarsi di un accanimento, ormai.

Il Foglio, 26.11.2013

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