Se martedì la Corte boccia il Porcellum

cambia la maggioranza alla Camera

Domani nel Foglio il documento di Renato Brunetta che spiega le possibili conseguenze della sentenza attesa per il 3 dicembre prossimo

Il prossimo 3 dicembre è fissata l'udienza della Corte costituzionale per valutare la legittimità costituzionale della legge elettorale delle Camere, il cosiddetto “Porcellum”.

Nel Foglio di domani un documento a firma del capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta spiega che se la Consulta dovesse bocciare il “Porcellum” in riferimento alla mancanza della soglia minima per il premio di maggioranza, automaticamente deputati e senatori eletti decadrebbero – se non ancora convalidati dalle rispettive Camere – e dovrebbero essere rimpiazzati da quanti sono stati esclusi.

I calcoli consentono di ritenere che i deputati di sinistra “abusivi” sarebbero 148 (da 340 scivolerebbero a 192). Il centrodestra avrebbe in tutto solo due onorevoli in meno del centrosinistra, situandosi a 190 e guadagnandone dunque 66 rispetto agli attuali 124.

Non è un discorso ipotetico del terzo tipo. Ha ragioni giuridicamente fondate. Come potrete leggere domani nel Foglio.

La questione di costituzionalità ha ad oggetto due aspetti della legge elettorale. Il primo è quello del premio di maggioranza che presterebbe ad esiti distorsivi sproporzionati e irragionevoli, in considerazione del fatto che non è stata identificata una soglia minima al raggiungimento della quale esso scatti. Il secondo profilo è quello delle liste bloccate, senza previsione della possibilità dell'elettore di esprimere una o più preferenze.

Se la Corte decidesse di dichiarare l’incostituzionalità della legge elettorale si troverebbe comunque di fronte a diverse possibili alternative. Limitandoci al premio di maggioranza, alternative sono ben cinque:

a) un annullamento puro e semplice della disciplina del premio;

b) l'annullamento dell'intera legge;

c) una sentenza declaratoria di illegittimità accertata, ma non dichiarata, o di una declaratoria  di illegittimità limitata al principio, ma priva di ricaduta operativa;

d) la Corte stessa a stabilire la soglia minima ragionevole a partire dalla quale far scattare il premio;

e) annullare l'intera legge elettorale, ma assumendo come conseguenza la reviviscenza del precedente, cioè “Mattarellum”.

Le sentenze di annullamento della Corte costituzionale non valgono solo per il futuro, ma hanno effetto retroattivo, a meno che le situazioni del passato non siano ormai giuridicamente definite e concluse. A tal proposito è fondamentale rilevare che le elezioni del febbraio 2013, che hanno dato vita all’attuale Parlamento, non sono state ancora convalidate.

Per questo nel caso in cui la Corte costituzionale proceda ad un annullamento totale della legge (o anche alla reviviscenza della legge Mattarella) non si potrebbe convalidare nessuna elezione e l’esito sarebbe il necessario scioglimento della Camera nel giro di qualche settimana.

Nel caso di annullamento del solo premio di maggioranza bisognerebbe, invece, ricalcolare proporzionalmente i seggi e assegnarli ai partiti a cui sono stati sottratti per attribuirli alla coalizione che ha vinto il premio ormai illegittimo. La nuova ripartizione dei seggi porrebbe produrrebbe evidentemente un terremoto nei rapporti di forza parlamentari.

© - FOGLIO, 28 novembre 2013 - ore 19:01  

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