PREFERENZE = DEMOCRAZIA? MA DAI!

ECCO LA DENUNCIA DI GIACOMO MATTEOTTI

1-CORAGGIOSO E ONESTO COME POCHI: GIACOMO MATTEOTTI

“In che modo si votava? Nella valle del Po, in Toscana e in altre regioni gli elettori votavano sotto controllo del partito fascista con la ‘regola del tre’…molti voti di preferenza sono stati scritti sulle schede dalla stessa mano” - Lo disse alla Camera dei deputati il 30 maggio 1924, chiedendo l’annullamento per brogli delle elezioni vinte da Mussolini. 10 giorni dopo fu assassinato… -

Francesco Bonazzi per Dagospia, 27 GEN 2014 19:55

"Dobbiamo dare all'elettore la possibilità di scegliersi il deputato", dice Angelino Jolie Alfano. Abolire le preferenze "è uno schiaffo alla democrazia", ammonisce Lorenzo Cesa, segretario di quel che resta dell'Udc. Renzie e il Banana vogliono "liste bloccate con nominati da pregiudicati e condannati in primo grado e nessuna preferenza", accusa Beppe Grillo. Ma soprattutto, ci sono Rosy Bindi, i bersaniani, Gianni Cuperlo e tutta la sinistra interna del Pd impegnati nella battaglia degli emendamenti per salvare le preferenze, "presidio di democrazia".

Sarà, ma ecco un brano di un celebre discorso parlamentare che, specialmente a sinistra, dovrebbero conoscere quasi a memoria:

"In che modo si votava? Nella valle del Po, in Toscana e in altre regioni gli elettori votavano sotto controllo del partito fascista con la ‘regola del tre'. Ciò fu dichiarato e apertamente insegnato persino da un prefetto, dal prefetto di Bologna: i fascisti consegnavano agli elettori un bollettino contenente tre numeri o tre nomi, secondo i luoghi, variamente alternati in maniera che tutte le combinazioni, cioè tutti gli elettori di ciascuna sezione, uno per uno, potessero essere controllati e riconosciuti personalmente nel loro voto (...)

Coloro che ebbero la ventura di votare e di raggiungere le cabine ebbero, dentro le cabine, in moltissimi comuni, specialmente della campagna, la visita di coloro che erano incaricati di controllare i loro voti. Se la giunta delle elezioni volesse aprire i plichi e verificare i cumuli di schede che sono state votate, potrebbe trovare che molti voti di preferenza sono stati scritti sulle schede tutti dalla stessa mano, così come altri voti di lista furono cancellati o addirittura letti al contrario".

Queste parole le pronunciò Giacomo Matteotti alla Camera dei deputati il 30 maggio 1924, chiedendo l'annullamento per brogli delle elezioni vinte da Benito Mussolini. Il 10 giugno seguente, il parlamentare socialista fu assassinato.

2-BREVE STORIA DELLE PREFERENZE  E LA CORRUZIONE

a-Siamo passati dalle 4 preferenze del 1946 a una e ad abolirle. Perché abolirle e tutti d’accordo i partiti nessuno escluso  e perché corruzione?  Con le preferenze si era scatenata la competizione fra i candidati e la competizione in politica costa: cene con gli elettori, manifesti, viaggi, uffici periferici con dentro personale che viaggiava a sua volta e spendeva ( allora chiamati “galoppini”). Ecco allora che i più promettenti  candidati ricevevano denaro e aiuti vari da privati e pubblici che contavano così “sulla riconoscenza” parlamentare in termini di affari e sicurezza di carriera dei manager. Era cominciata l’invadenza della politica sull’economia, nella cultura, nelle assunzioni nei gangli dello Stato, il do ut des, che ha segnato si un periodo florido per tutti, ma adesso ne vediamo i nefasti  risultati nelle catene “io amico di e di..”.  E veniva eletto chi aveva più capacità finanziari, più “amici” ma anche  fra tanti, i migliori e più capaci leader politici. Provate a chiedere quanto costa farsi eleggere, ieri, al parlamento europeo, per esempio. O hai i mezzi finanziari necessari oppure ti indebiti oppure resti a casa.

b-L’elettore deve poter scegliere il candidato. E allora viene subito una domanda: si ma fra chi? E qui viene il bello. Che propone la lista di candidati è il Partito che poi è formato da correnti interne. Tutte partecipano alla corsa e propongono e scelgono i “loro” in base al loro peso di voti e il più possibile in proporzione. Le liste venivano prima fatte così e non risulta che sia cambiato il metodo. In un collegio e a quei elettori  può succedere che ci siano nomi che conosce ma anche no e quindi non resta altro che votare, e, al massimo scegliere, preferire, uno all’altro ma in base a che cosa? Il programma, che per tutti i candidati è quello del partito di appartenenza ? Si pensa ancora nel 2014 che il candidato votato, verrà, terrà i contatti con il territori, con il popolo là dove è stato eletto ? E posto che anche fosse così, verrà prima di decidere cosa votare in parlamento o verrà dopo a spiegare e convincere che la sua scelta è stata la migliore?

Insomma preferenze o no la partecipazione diretta post elezioni sarà sempre motivo di discussione.

 E se pensiamo che il nostro ordinamento democratico stabilisce che il parlamentare opera secondo la sua coscienza e risponde solo a se stesso e non a chi lo ha eletto, la discussione diventa inutile.  Risponde al Partito di appartenenza (e se non si adatta alle direttive del Partito viene espulso e altro). Così il Partito controlla il parlamento e per questo c’è la competizione nel partito fra correnti dove ognuna cerca di conquistare la maggioranza dello stesso.

Quindi il discorso delle preferenze come segno di partecipazione e di democrazia è falso e strumentale

c-LEGGE ELETTORALE. E’ uno strumento della politica per raggiungere certi obiettivi, condivisibili o no ma non è un principio, non ce n’è una UNICA tanto che si dice che quella scelta è” la migliore ad eccezione delle altre”. Quanto succede oggi dovrebbe essere di  ammaestramento. OPACT

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