L’esperta indipendente

Parsi vuole armonizzare chiesa e Onu,

vangelo e Ban Ki-moon

C’era un saudita, un ghanese e un malese. Come nelle barzellette. C’è di tutto e da tutte le nazioni, nel Committee dell’Onu per i diritti dei bambini che ha squadernato accuse di corruzione dell’infanzia contro la chiesa. Ci sono anche rappresentanti di aree geopolitiche e culturali forse non proprio ferratissime, per storia e tradizione, nella tutela dei diritti dei bambini e nell’accudimento rispettoso di corpicini e anime. Come nelle barzellette, c’è anche il personaggio italiano. Anzi l’esperta indipendente, Maria Rita Parsi. Che per il solo fatto di essere italiana, come nelle barzellette, dovrebbe saperla più lunga. Come partecipe non occasionale di una tradizione che ai bambini riserva una cura e un rispetto particolari, che ha elaborato nei secoli una concezione della persona tale da aver tutelato l’infanzia, protetta all’interno di una famiglia stabile e naturale. Di quella costruzione è stata ed è pilastro la chiesa cattolica: con i suoi pastori, i suoi educatori. Maria Rita Parsi queste cose dovrebbe saperle, se non altro per essere spesso stata interlocutore, ricercata e stimata, da parte di istituzioni cattoliche per parlare di educazione e infanzia. Dovrebbe saperlo perché ha un curriculum lungo così, perché fa la scrittrice e la psicoterapeuta e ha conosciuto Ferrarotti e Musatti.

E invece che fa, l’esperta indipendente? Non sappiamo se abbia avuto un ruolo e quale nella stesura del rapporto della commissione, sta di fatto che, intervistata, conferma: “Ogni parola è stata valutata, pesata, studiata”. Quindi bestiate non dette per sbaglio. Ma soprattutto spiega, con la naturalezza di chi non s’accorge dell’enormità, della prevaricazione – come da par suo invece spiega Roger Scruton sulla prima pagina del Foglio di oggi – che “il nostro è un invito” rivolto alla chiesa affinché “armonizzi ancor di più le sue visioni a quelle dell’Onu”. Armonizzi, cioè: “La chiesa deve guardarsi semplicemente dentro per analizzare la pedofilia, le violenze, gli abusi e non voltarsi dall’altra parte”. Armonizzi, ovvero: “La chiesa dovrebbe sensibilizzarsi di più sui problemi connessi alla contraccezione e all’educazione sessuale”. E ancora: “Abbiamo parlato di aborto, sì. Ma per ricordare le madri premature, bambine anche loro”. E poi la pennellata finale, rivelatrice: “Siamo all’inizio, ma è una grande opportunità. Da una sintonia tra il Vaticano e il mondo laico può nascere una grande rivoluzione del cuore”. Invece, come dice Scruton, è proprio questa ideologia che “rende il bambino un essere astratto, virtuale, e alla fine lo distrugge, perché vorrebbe ‘liberare’ i bambini dalla famiglia e renderli liberi di godere dei ‘diritti del proprio corpo’”. L’esperta indipendente dovrebbe saperle, queste cose, almeno per sentito dire.

Il Foglio,

6 febbraio 2014 - ore 21:30

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata