Un’informazione schiava del pregiudizio

e le sue balle incendiarie

evo dare retta a Salvatore Merlo o no? Gli abbiamo commissionato un’inchiesta nella Terra dei fuochi cosiddetta, quella che i più fortunati e attivi tra di voi hanno letto sabato scorso in prima pagina, e gli abbiamo detto di andarci con i piedi di piombo, disattivare eventuali pregiudizi in qualunque direzione orientati. Siamo partiti non dal chiacchiericcio spesso sporcificante e tossico dell’informazione subalterna alla eco di sé stessa e al brusio riflesso delle sue propalazioni esagerate, ma da un pezzo del New York Times che raccoglieva lo spirito apocalittico dilagato in questi mesi ma alla fine riconosceva: qui i carabinieri scavano, scavano, e non trovano alcunché di tossico nel senso delle denunce paracamorriste diventate il pretesto dell’ennesima lamentosa campagna savianeo-poveraccista. Merlo è andato, è tornato, ha scritto da padreterno in erba quel che ha pensato di vedere e toccare con mano, e questo solo può fare un buon giornalista o scrittore, pensare mentre vede le cose e le tocca.

Il risultato non era scontato ma è stato chiaro: quella è la terra dei fuochi fatui, e l’evidente stato di marcescenza e paracriminalità del sistema dello smaltimento dei rifiuti nessuno lo può negare, per la carità di Dio, ma tutto quello che ha portato in piazza tanta brava gente incazzata, e che ha consentito a tanti lestofanti dell’opinione di premere l’acceleratore sull’apocalissi tossico-camorrista, incluse come al solito complicità dello stato, è riassumibile nel titolo della parte del racconto di Merlo riportata di seguito in quarta pagina: balle incendiarie.

Quello di Salvatore è stato un atto di coraggio. Potrà avere tutta o solo in parte la ragione dalla sua parte, ma ha detto che un vasto movimento costruito su rivelazioni senza riscontro e di per sé palesemente farlocche, e sulla pastoralità impazzita di un prete di strada che maledice i pomodori, peraltro sanissimi come le mozzarelle, è solo il volto demagogico, caciarone, autoindulgente di un paese che crede ai camorristi pentiti e sceglie di fare della cialtroneria un credo pubblico piuttosto che verificare le cose con gli scienziati, i ricercatori sul campo e gli uomini dello stato. Noi risultiamo adorabili come oggetto di sorpresa e scandalo snob, in particolare per tribune come i giornali anglosassoni, perché siamo infinitamente inclini alla cialtroneria. Punto.

Una volta la stampa si permetteva questo tipo di dubbi, cercava dove non ci si aspetta di trovarla la verità, metteva in discussione l’ufficialità socialmente accettata, ora questo compito è delegato a pochi superstiti di quello spirito d’avventura oltre la coltre del conformismo, e questo giornale è orgoglioso di essere della partita con i suoi pochi ma forti e irriducibili lettori. Spero che la stampa commerciale e di cultura mainstream per una volta si accorga di aver pestato l’ennesima cacca informativa, detta Terra dei fuochi o olocausto radioattivo, e si faccia una bella autocritica, ma è una di quelle speranze che sono le ultime a morire, e poi infallibilmente muoiono. Grazie comunque a Salvatore Merlo e ai suoi lettori.

Il Foglio, G. Ferrara, 9 febbraio 2014 - ore 12:30

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