il Consiglio dei ministri ha bloccato la google tax

(o web tax) e ha dato scacco a De Benedetti. A noi piace vincere... 

Ore 14. 07 (ANSA) - ROMA, 28 FEB - "Rimossa la web tax, ne riparleremo in un quadro di normativa europea". Così Matteo Renzi su twitter replica, dopo il consiglio dei ministri, a chi gli chiede se il governo ha cancellato o sospeso la web tax.(ANSA).

Ore 11.52, il Portaborse scriveva:

In tanti hanno previsto quello che questa mattina succederà a Palazzo Chigi, in Cdm:  il salvataggio di Roma e del suo iracondo sindaco alla camomilla dopata. Ma nessuno, tantomeno su "Repubblica", ha parlato di quel codicillo che faceva parte del decreto, saltato insieme al provvedimento sugli enti locali: la google tax. Una norma scritta dal deputato del Pd Francesco Boccia e immediatamente ribattezzata come “salva De Benedetti”, che stabilisce che chiunque voglia compiere anche solo un’operazione su suolo italico debba munirsi di partita IVA italiana. Una norma che di fatto favorisce le concessionarie pubblicitarie italiane che vendono pubblicità in Italia e i grandi editori dotati di concessionaria di proprietà. Tra i quali, guarda caso, su tutti c'è la Manzoni dell'ingegner Carlo De Benedetti, tessera numero 1 del Pd e princopa e sponsor del governo Renzi. Che però, oggi, per non incorrere nelle ire di Grillo, che contro la google tax ha fatto una micidiale campagna in rete, proverà a far approvare quella proroga all'entrata in vigore (al 1 luglio 2014) che è sparita dopo la decadenza del “salva Roma". La proroga della norma, su cui Renzi, va detto, da sempre si era espresso con contrarietà, è contenuta nell'ordine del giorno del Consiglio dei ministri previsto in mattinata: supererà le forche “debenedettiane" nel governo, Padoan in testa?

In pratica, senza più “Salva Roma”, la norma sarebbe operativa a partire da ora ma questo aprirebbe la strada a un contenzioso con l'Europa. De Benedetti, dalle colonne del suo “Huffngton Post", aveva già tuonato pesantemente contro il rinvio della norma: «L'incontenuta deriva populistico-sfascista ha portato Beppe Grillo - tra i più accesi difensori degli elusori legali delle tasse come Google, mito inossidabile del suo sodale Gianroberto Casaleggio - a indicare suo suo blog il nuovo avversario da battere, il presidente PD della Commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, colpevole d'aver voluto nella legge di Stabilità la norma incongruentemente definita “web tax" da oppositori e detrattori....», aveva scritto l'ingegnere nella sua rubrica. «Sono convinto che la norma Boccia serva ad accelerare l'avvio di un patto fiscale su base continentale, cominciando magari con un asse Francia-Italia. Che è quanto Google e il Dipartimento di Stato vogliono evitare a tutti i costi...», era stato l'urlo di dolore di De Benedetti. Più che urla,  grida “manzoniane”...

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