Ecco il piano contro le 500 sanguisughe comunali

Mirino sulle municipalizzate. Domani Cdm.

Coperture sopra i 10 miliardi

Domani pomeriggio il governo presenterà in Cdm un decreto legislativo con cui il presidente del Consiglio proverà a mantenere una promessa fatta nel giorno dell’insediamento: incardinare entro la fine di aprile la riforma della Pubblica amministrazione. La riforma circola da alcuni giorni tra le caselle di posta elettronica dei ministri e il succo del testo è quello anticipato giovedì dal Foglio: verranno incentivate, nell’ambito di un “piano nazionale di mobilità”, le uscite dei lavoratori più anziani ma non ancora pensionabili per favorire l’ingresso dei lavoratori più giovani (l’idea è un bando per le assunzioni nel 2015) con un rapporto di un assunto ogni cinque pre-pensionati. La novità delle ultime ore, confermata al Foglio da Palazzo Chigi, è che all’interno del testo con cui il governo presenterà i punti chiave per rendere più efficiente la Pubblica amministrazione vi sarà un capitolo legato a un tema che avrà un impatto in quelle città in cui le municipalizzate si sono trasformate in un ingestibile carrozzone che grava per 22 miliardi di euro all’anno sulle casse degli enti locali, che conta sulla cifra monstre di 7.712 unità, che produce inefficienze nel 63,9 per cento dei casi (dati Confindustria) e che rende difficile l’ordinaria amministrazioni dei piccoli e grandi comuni. Città come Genova, come Napoli e come Roma, dove proprio per una divergenza di linea sul futuro delle municipalizzate ieri è saltato l’assessore al Bilancio Daniela Morgante. Il piano del governo è un capitolo del piano di spending review che dovrebbe essere presentato domani sia per quanto riguarda il 2014 sia per il 2015 (alla fine, secondo i calcoli di Palazzo Chigi, le coperture per far fronte alle promesse inserite nel Def potrebbero richiedere un esborso superiore di uno o due miliardi rispetto ai dieci annunciati qualche giorno fa). E’ un capitolo che verrà affiancato al piano di efficienza previsto per la Sanità (1 miliardo circa di risparmi), per la Difesa (1,5 miliardi circa di risparmi) e per l’immobiliare di stato. Ed è un capitolo che riguarda quello che il governo definisce nelle bozze “Disciplina vincolistica sulle società partecipate delle pubbliche amministrazioni locali e miglioramento della governance”. In sostanza il piano prevede da un lato un processo di “aggregazione” delle municipalizzate inefficienti sul modello delle strategie portate avanti in questo campo sia in Francia sia in Germania. Mentre dall’altro lato un piano simile a quello previsto dal governo all’interno del decreto Salva Roma. Ovvero una tagliola che scatterebbe automaticamente qualora il bilancio di una società partecipata dal comune sia in perdita per due anni di fila. La tagliola coincide con la parola privatizzazione e più in particolare con l’obbligo di vendita delle quote qualora si trattasse di una partecipazione di minoranza e con l’obbligo di mettere in liquidazione la società qualora il comune dovesse avere un controllo superiore al 50 per cento. Il mirino di Renzi andrà a puntare su un bacino di poco superiore alle 500 società che si trovano in rosso da due anni consecutivi (quelle in rosso in tutta Italia sono invece poco più di 2.000). Il settore sul quale il premier è intenzionato ad agire con maggiore drasticità è quello legato al trasporto pubblico locale (l’Atac, da sola, l’Azienda del trasporto pubblico romano, ha un debito pari all’intero buco di bilancio della Capitale, circa 500 milioni di euro). E la svolta che Renzi ha intenzione di inserire nel decreto è vietare nuovi interventi dello stato per ripianare buchi creati dagli enti locali (anche a costo, come anticipato nel Def, di costringere i comuni ad aumentare le tariffe dei biglietti). Un tentativo di imporre un regime di maggiore efficienza nella gestione delle municipalizzate il governo lo ha fatto attraverso il decreto Salva Roma. Nella Capitale la tagliola governativa ha accelerato il divorzio tra Marino e il suo assessore al Bilancio. Oggi da Palazzo Chigi ripetono di voler proseguire per quella strada. E seguire quella strada suonerebbe come un guanto di sfida ai sindaci bene-comunisti e demo-populisti alla Doria, alla Marino e alla De Magistris. Vedremo domani se Renzi avrà davvero il coraggio di seguire questo percorso tanto ambizioso quanto elettoralmente rischioso.

© - FOGLIO QUOTIDIANO

di Claudio Cerasa   –   @claudiocerasa, 17 aprile 2014 - ore 06:59

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