Frusta, regole e rigore. Brunetta da battaglia contro

i pasticci del Def e quelli con l’Europa

Il capogruppo di FI alla Camera vota contro. E spiega che per contrattare sul debito con l’Ue servono prima riforme

“E che titolo vuoi fare? L’unico è: basta con la televendita”. Esausto dopo aver mulinato fendenti per tutto il giorno contro le manovre economiche di Matteo Renzi e di Pier Carlo Padoan (“il decreto monstre che stanno presentando è addirittura incostituzionale, tanto è enorme e disomogeneo”), dopo aver tempestato le agenzie di comunicati allarmati sul Def e i numeri della maggioranza (“è come diceva Gandhi: prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci. Io sono già alla fase tre”) il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, ricapitola temi e motivi di una opposizione così fiera. E così lontana, a uno sguardo d’insieme, dal clima collaborativo sulle riforme di recente ribadito da Silvio Berlusconi e Renzi. E – se è permesso il paradosso – così diversa anche per il fronte della lunga guerra europea. E’ o non è un Brunetta improvvisamente rigorista quello che, mercoledì, ha scritto a Renzi pretendendo chiarezza sulla “notifica formale” inviata dal governo alla Commissione europea per ottenere lo scostamento temporaneo del saldo strutturale dall’obiettivo programmatico per gli anni 2014-’15 e il rinvio al 2016 del pareggio di bilancio strutturale, finora previsto per il 2015? E una volta ottenuta chiarezza, ha poi menato critiche. Ma scusi, non è il suo partito, lei in prima fila, a chiedere da sempre di alzare la voce in Europa, sul debito e le regole fiscali? E ora che Padoan ci prova, fate i rigoristi? Non accetta i paradossi, Brunetta, manco per scherzo: “Neanche per sogno, questo non c’entra nulla. Non è questione di rigorismo, ma di difesa della Costituzione, vedi all’articolo 81, e di procedure e regole. Non è Renzi quello che vuole seguire le regole? Nelle comunicazioni con la Commissione europea ci sono procedure previste dalla normativa nazionale (la legge n. 243/2012) ed europea. Qui non sono state rispettate”.

Ma non sarà solo questione di procedure. “Sostanza. Quando Alesina e Giavazzi, o altri, parlano di attivare un ‘contractual agreement’, parlano di un accordo bilaterale in cui si chiede una dilazione sui tempi di rientro sul debito, ma mettendo sul piatto una serie precisa di riforme già decise che garantiscano sull’uso di quell’accordo. Dov’è tutto questo? E quali sarebbero invece le possibili conseguenze sulla nostra finanza di questa ‘notifica’?”. Poi, a ben guardare, incalza il capogruppo di FI, “il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione è già stato riconosciuto ‘fattore attenuante’ per la valutazione della conformità del bilancio dello stato con i criteri di deficit e debito del Patto di stabilità. Viceversa, nella lettera non c’è alcuna spiegazione dettagliata del piano di rientro verso l’obiettivo programmatico richiesto. E a fronte di un peggioramento dei saldi di finanza pubblica, come farà Padoan a giustificare il decreto per il bonus Irpef?”. Insomma, per poter contrattare con l’Europa sui vincoli di bilancio non bastano gli annunci, ma bisogna avere prima avviato le riforme. Regole, scelte.

Niente svolta rigorista, dunque, ma il resto dell’arsenale d’opposizione di Brunetta è puntato con il mirino della serietà: sui conti, sui metodi e soprattutto sulle scelte del governo. In pratica, non c’è nulla che vada bene. A partire dal fatto, “di cui nessuno sembra voler prendere nota”, che secondo Brunetta il governo non ha più la maggioranza in Senato: “Il Def è stato approvato al Senato con 156 voti di maggioranza. Il che vuol dire che di fatto il governo non ha la maggioranza assoluta in una Camera. Immaginiamoci cosa potrà succedere sulla riforma elettorale, quella del Senato stesso, del Titolo V, o sull’abrogazione del Cnel”. Ma è soprattutto il contenuto del Def a non piacere: “Arriva un decreto, sull’Irpef, mi dicono di quasi 45 articoli, disomogeneo. E già voglio vedere come farà il presidente Napolitano, in passato così scrupoloso su queste cose, a firmarlo”. E poi una lunga serie di perplessità, che Brunetta non conta di vedere fugate: sul cosiddetto taglio del cuneo fiscale, di cui non sono chiari gli impegni di copertura, sulle “follie” del bonus per le badanti, e ancora di più sulle possibili manipolazioni contributive, le più pericolose, secondo Brunetta, perché bastano pochi granelli di sabbia per bloccare meccanismi già in precario equilibrio. “L’unica cosa che vedo attuata è una forma di ‘laurismo’, nel senso di Achille Lauro: una mancia elettorale, questi 80 euro o quanti saranno. Una cosa devastante per i conti”. Così la campale giornata di Brunetta si chiude con l’annuncio di due no: “Voteremo negativamente tanto sulla risoluzione del Def tanto sulla risoluzione sullo scostamento sul debito. La televendita delle illusioni fa male”.

© - FOGLIO QUOTIDIANO

di Maurizio Crippa, 18.4.2014

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