Avanti fino in fondo. Demoliremo i tunnel” Netanyahu

 Il premier israeliano “Non c’è guerra più giusta di questa”.

Da Obama apertura al premier: ha diritto di difendersi

La distruzione dei tunnel è, nel piano esposto alla nazione da Netanyahu, il primo passo verso la smilitariz-zazione dei territori lungo la costa

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 MAURIZIO MOLINARI. INVIATO A ABASAN La Stampa 29-12-2014

«Siamo pronti per un’operazione prolungata, non c’è guerra più giusta di questa». 

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu parla alla nazione per far capire che l’intervento militare a Gaza si estende. «Dobbiamo colpire i tunnel come primo passo verso la smilitarizzazione dei territori lungo la costa» spiega il premier, spiegando che l’ordine alle forze armate è di scoprire e distruggere tutti i passaggi sotterranei simili a quello con cui è stata messa a segno ieri l’infiltrazione a Nahal Oz. 

L’obiettivo finale resta la «smilitarizzazione» della Striscia di Gaza, ovvero il disarmo di Hamas, perché questa è l’intesa strategica con l’Egitto di Abdel Fattah Al Sisi, che considera l’arsenale dei fondamentalisti palestinesi una minaccia alla propria sicurezza nazionale. 

Anche l’Arabia Saudita è sulla stessa linea: il re Abdallah lo dice di persona al presidente palestinese Abu Mazen durante un incontro a Gedda nel quale promette 500 milioni di aiuti per Gaza, chiedendo in cambio alle forze dell’Autorità di assumere il controllo della Striscia, estromettendo Hamas. E Abu Mazen manda segnali convergenti, dicendosi a favore della «bozza di cessate il fuoco egiziana» che prevede proprio il disarmo di Hamas, considerata da Usa e Ue un’organizzazione terroristica. La convergenza fra Gerusalemme, Il Cairo, Riad e Ramallah ha effetto sull’amministrazione Obama e il Segretario di Stato John Kerry si dice a favore di un «cessate il fuoco che conduca al disarmo di Hamas» adoperando una formulazione diversa da quella, più vaga, che aveva irritato Israele ed Egitto. 

In serata è il presidente americano, Barack Obama, a chiamare i capi di governo di Germania, Gran Bretagna, Francia e Italia per affermare che «Israele ha il diritto di difendersi», «c’è bisogno di un immediato cessate il fuoco per evitare vittime civili» e il percorso dovrà portare alla «smilitarizzazione» della Striscia. Il linguaggio di Washington lascia intendere che l’operazione israeliana potrebbe avere fine con una soluzione simile a quella trovata in Libano nel 2006 dopo il conflitto con gli Hezbollah: una risoluzione Onu sul ripristino di stabilità e sicurezza, con lo schieramento di una forza internazionale e il disarmo delle milizie. In realtà, nel Libano del Sud gli aspetti relativi al «disarmo» hanno avuto un esito assai debole - come il rafforzamento di Hezbollah dimostra - ma fonti diplomatiche europee assicurano che «con Hamas ci sono maggiori garanzie di successo» soprattutto per il forte sostegno di Egitto ed Arabia Saudita. E’ proprio questo scenario che spiega perché Netanyahu critica il pronunciamento dell’Onu a favore del cessate il fuoco immediato perché «ignora le esigenze di sicurezza di Israele», facendo capire che serve non una dichiarazione del presidente di turno ma una risoluzione vera e propria.  

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