Hamas vuole fare un golpe contro di noi.

Lo sfogo di Abu Mazen

Il rais palestinese attacca i compagni di governo: “Mi faranno impazzire”. Il report israeliano e le sorti dell’unità

di Rolla Scolari | 12 Settembre 2014 ore 06:30

Roma. “Hamas vuole farmi impazzire”. Non è riuscito a trattenersi il rais palestinese Abu Mazen nelle stanze del potere di Doha, alla presenza dell’emiro del Qatar, quel Tamim bin Hamad al Thani che ospita i capi politici di Hamas e dona milioni di dollari alla Striscia, e le cui immagini spesso ricoprono i muri di Gaza. “Il loro proposito è distruggere la Cisgiordania e creare uno stato di anarchia per orchestrare un colpo di stato contro di noi”, avrebbe detto il presidente all’emiro, riferendosi alle attività del gruppo islamista che dal 2007 controlla la Striscia di Gaza. La trascrizione della presunta conversazione avvenuta il 21 agosto – e di quella tenutasi poco dopo l’arrivo nella stessa stanza anche del capo dell’ufficio politico di Hamas, Khaled Meshaal – è stata pubblicata i primi di settembre sulle pagine di un quotidiano libanese, al Akhbar. E’ un colpo fatale, e non l’unico durante l’estate di guerra, contro i destini già traballanti del governo d’unità nazionale palestinese, nato senza troppa convinzione agli inizi di giugno, dopo un accordo tra Fatah, movimento del presidente che governa la Cisgiordania, e i vertici di Hamas. Così mentre a Gaza c’è la guerra, mentre sono in corso l’Operazione Margine Protettivo dell’esercito israeliano contro Hamas, il lancio di razzi palestinesi, i tentativi di incursione dei miliziani attraverso le gallerie sotterranee, l’emiro tenta la via della mediazione, invitando al suo tavolo le fazioni palestinesi. La campagna militare israeliana, il crescente numero dei morti civili nella Striscia – duemila il bilancio totale secondo fonti mediche locali al termine dell’operazione – e la necessità di trovare una soluzione a settimane di conflitto avrebbero dovuto unire i ranghi della politica palestinese, creare un fronte compatto per innescare una trattativa. I cablogrammi “rubati” raccontano invece un’atmosfera carica d’astio.

Davanti all’emiro, Abu Mazen accusa Hamas di aver complottato contro la sua autorità in Cisgiordania proprio durante i giorni tragici del conflitto a Gaza e assicura d’avere prove fornitegli dagli 007 dello Shin Bet, i servizi segreti interni israeliani. “Un funzionario [israeliano] è venuto da me due settimane fa e mi ha raccontato della cellula che è stata arrestata e che stava pianificando un colpo di stato contro di me”, avrebbe detto il rais palestinese, prima d’essere accusato da Meshaal di avere più fiducia in Israele che in lui. “Credo al rapporto israeliano”, sarebbe stata la secca e poco conciliante risposta di Abu Mazen. Fonti palestinesi hanno poi confermato alla Radio israeliana che in agosto Yoram Cohen, capo dello Shin Bet, ha in effetti visitato Ramallah e gli uffici del presidente palestinese per metterlo in guardia da un possibile colpo di Hamas proprio nella sua Cisgiordania. Sempre in agosto, in una conferenza stampa, i funzionari dei servizi israeliani hanno raccontato alla stampa locale i dettagli sui 93 arresti e 46 interrogatori di palestinesi – operativi di Hamas – portati a termine tra maggio e l’estate, che proverebbero l’esistenza di una cellula del gruppo islamista attiva in Cisgiordania con l’obiettivo di organizzare attacchi contro Israele – con un budget di 170 mila dollari –, creare instabilità e minare il potere dell’Autorità nazionale e del suo presidente. Secondo gli inquirenti, il personaggio dietro la formazione di questa rete sarebbe un ex detenuto nelle carceri israeliane e oggi residente in Turchia: Saleh Arouri, lo stesso nome fatto da Abu Mazen nelle sue accusatorie parole di Doha.

Abu Mazen è tornato sabato, dal Cairo, su quella conversazione a tre: “L’80-90 per cento di quello che ho detto è vero”. E’ con un’insistenza che non gli è propria che in queste settimane il rais palestinese attacca i compagni di governo di Hamas. Dall’Egitto – dove sono avvenute le mediazioni per mettere fine al conflitto estivo – ha minacciato di dissolvere l’esecutivo, ha accusato il gruppo islamista di gestire a Gaza “un governo ombra”, di aver commesso “atrocità” e giustiziato nella Striscia 120 persone senza processo per sospetti di collaborazionismo. “Se Hamas non accetterà uno stato palestinese con un governo, una legge e una pistola non ci sarà una partnership tra noi”, ha spiegato. Prima, davanti alle telecamere della televisione nazionale palestinese, aveva accusato Hamas di aver prolungato la guerra a Gaza per non aver accettato il cessate il fuoco: “Avremmo potuto evitare duemila martiri, diecimila feriti, 50 mila case distrutte”.

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