Proprio voi, establishment unfit. Messaggio agli

inconsolabili antipatizzanti delle riforme dei nazareni

di Redazione | 30 Settembre 2014 ore 06:04

La reazione di settori dell’establishment tradizionalmente avvolto in una sussiegosa ammantatura tecnocratica alla rivoluzione liberista annunciata dai nazareni è davvero sconcertante. Ferruccio de Bortoli se la prende con il metodo decisionista e sparge velenose allusioni a non meglio identificato tanfo massonico, Corrado Passera si propone come alternativa tecnocratica in memoria forse di quella di Mario Monti – col quale peraltro aveva collaborato senza particolari risultati – e persino Diego Della Valle proclama col consueto spiritaccio contundente la sua insoddisfazione alludendo al solito governo “senza politici”, che in sostanza vuol dire senza voti e senza rispetto per la sovranità popolare.

Che cosa vogliano costoro non è facile capirlo. Hanno riempito giornali e interviste di lamentele sulla lentezza delle decisioni, sull’indecifrabilità dei percorsi politici insidiati da eterni patteggiamenti. Ora che Matteo Renzi, forte della sintonia con Silvio Berlusconi, ha scelto di tagliare corto e di agire pesantemente in direzione del cambiamento, quello stesso cambiamento che i tecnocrati ispiratori dell’establishment richiedono da anni, non ci stanno. Non dicono nulla nel merito, non danno un minimo contributo, magari critico, a una battaglia che si preannuncia assai ardua. Semplicemente, a quel che pare, non tollerano che a fare il suo mestiere, quello di governare il cambiamento necessario, sia la politica, che su di esso si cerchi il consenso elettorale, insomma che si arrivi a una restaurazione delle funzioni istituzionali che regolano tutte le grandi democrazie. Sono i segni di una classe che si crede dirigente ma che non è in grado, per snobismo e autoreferenzialità, di esercitare questa funzione né nell’economia né nella politica.

© FOGLIO QUOTIDIANO

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