OK, RENZI È UN ASFALTATORE PROFESSIONISTA,

 CHE SI È FATTO UNA DIREZIONE BULGARA IN CUI IERI

HA PRESO L’80% DEI CONSENSI CON 130 VOTI A FAVORE. MA CHE TRISTE SPETTACOLO, LE MINORANZE DEL PARTITO. D’ALEMA, BERSANI, FASSINA E CIVATI PROMETTEVANO SFRACELLI E ALLA FINE COM’È ANDATA? I “TURCHI” DI ORFINI HANNO VOTATO CON LA SEGRETERIA, 11 “OPPOSITORI” TRA CUI EPIFANI SI SONO ASTENUTI E CONTRO HANNO VOTATO SOLO IN VENTI TONDI TONDI. UN’OPPOSIZIONE FATTA PIÙ DI GENERALI E COLONNELLI CHE DI TRUPPE - 2. ADESSO LA BATTAGLIA SI SPOSTA IN SENATO E LÌ È TUTTA UN’ALTRA STORIA. SULLA CARTA IL GOVERNO HA SETTE SENATORI DI VANTAGGIO, MA UNA QUARANTINA SONO DI OSSERVANZA DALEMIAN-BERSANIANA. SE SI METTONO DI TRAVERSO RISCHIANO DI COSTRINGERE RENZIE A CHIEDERE IL SOCCORSO AZZURRO DELLE TRUPPE BERLUSCONIANE, CHE NON ASPETTANO ALTRO PER POI APRIRE IL PROBLEMA DELLA VERA MAGGIORANZA DI GOVERNO (AVVISATE NAPOLITANO) -

Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia 30.9.2014 9:38

1. AVVISI AI NAVIGATI

Ok, Matteo Renzi è un asfaltatore professionista, che si è fatto una direzione bulgara in cui ieri ha preso l’80% dei consensi con 130 voti a favore. Ma che triste spettacolo, le minoranze del partito. I vari D’Alema, Bersani, Fassina e Civati hanno usato toni forti e promettevano sfracelli e alla fine com’è andata? I “turchi” di Orfini hanno votato con la segreteria, 11 “oppositori” tra cui Guglielmo Epifani si sono eroicamente astenuti e contro hanno votato solo in venti tondi tondi. Un’opposizione fatta più di generali e colonnelli che di truppe.

Renzie può ben festeggiare per come sono andate le cose ieri sera: controlla saldamente il partito e contro ha dei leader che fanno la voce grossa, ma poi non sembrano in grado di condizionarlo davvero. Adesso la battaglia si sposta in Senato e lì è tutta un’altra storia. Sulla carta il governo ha sette senatori di vantaggio, ma una quarantina sono di osservanza dalemian-bersaniana.

Se si mettono di traverso rischiano di costringere Renzie a chiedere il soccorso azzurro delle truppe berlusconiane, che non aspettano altro per poi aprire il problema della vera maggioranza di governo. E’ per questo che anche ieri Giorgio Napolitano ha chiesto cautela a Renzie. Certo è che dopo il voto di ieri in direzione del Pd, nessuno può scommettere sulla compattezza delle minoranze piddine. E questo per Renzie è una buona notizia.

2. RENZI LO SCHIACCIASASSI

Dunque Pittibimbo supera agevolmente lo scoglio della direzione del partito e ora si può concentrare sulla battaglia in Senato. “Scintille nel Pd. Ma Renzi ha l’80%. In direzione gli attacchi di D’Alema. E Bersani: no al metodo Boffo. Il segretario non cede, aperture sul Jobs Act. Alla fine i no sono solo 20” (Corriere, p. 2). “La vecchia guardia è spianata’. Così il leader spacca i dissidenti” (p. 3). Il Corriere comunque ricorda che “in Senato la maggioranza è appesa a 7 voti. La conta sul Jobs Act e la carta del soccorso azzurro” (p. 6).

Repubblica titola a tutta prima: “Articolo 18, vince Renzi” e dentro spiega: “La sinistra cerca la rivincita. Ma il premier: ‘Con me l’80%. La partita è chiusa, adeguatevi” (pp. 2-3). Anche il giornale diretto da Ezio Mauro, però, ammette che le firme sotto gli emendamenti al Jobs Act sono tra le 30 e le 40, “una cifra in grado di mandare abbondantemente in minoranza l’esecutivo, costringendolo a cercare i voti di Forza Italia”. Mentre sul fronte dei “poteri forti”, sempre Repubblica racconta che D’Alema avrebbe incontrato nei giorni scorsi due renziani pentiti come Diego Della Valle e Oscar Farinetti.

La Stampa salta alla prossima battaglia: “Articolo 18, dal Pd sì a Renzi. ‘E adesso sfido i sindacati” (p. 2). Il Messaggero giustamente titola: “Art. 18, vince Renzi: sinistra in tilt” e poi spiega la strategia del premier: “offrire argomenti in grado di dividere organizzazioni sindacali e sinistra” (p. 2). Il Cetriolo Quotidiano mastica amaro e per la prima sceglie: “Renzi sfascia il Pd e vince”. Il Giornale la fa tragica e spara: “Morte del Pd in diretta tv” (p. 1).

3. E NEPPURE I SINDACATI SONO COMPATTI

Come le minoranze del Pd, i sindacati marciano in ordine sparso di fronte alla riforma del lavoro di Renzie. “Cgil-Cisl-Uil, mobilitazione in ordine sparso. Vertice senza accordo finale. Le tre organizzazioni non andranno in piazza insieme contro il Jobs Act e la riforma dell’articolo 18. Renzi le convocherà la prossima settimana: presenterà l’”agenda Landini” con il Tfr in busta paga e un progetto sulla rappresentanza sindacale” (Repubblica, p. 9).

Per la Stampa, “Sindacati divisi, ma Renzi non convince. Cgil e Uil scettiche sulle aperture del premier. La Cisl invece trova ‘interessanti segnali di dialogo’. D’accordo solo nel non barattare le modifiche all’articolo 18 con meno contratti precari” (p. 5). Più drastico il Giornale: “Troppi contrasti: Cisl e Uil mollano la Cgil. Bonanni e Angeletti non andranno in piazza il 25 ottobre contro il Jobs Act. Camusso: “Renzi vago e contraddittorio” (p. 4)

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata