Licenziare è di sinistra? Il caso dell’Opera

Orchestra e coro azzerati per salvare il Teatro di Roma.

Come si è arrivati a questo punto e cosa cambierà ora per la cultura in Italia

di Redazione | 06 Ottobre 2014 ore 11:06

«L’unica azione veramente di sinistra era proprio questa: rifondare l’Opera. Non liquidare il Teatro e neanche chiamare una star come rattoppo. Una decisione a prima vista choccante, ma che potrà far rinascere il Teatro» (il sindaco di Roma Ignazio Marino a proposito del licenziamento di 182 musicisti dell’Opera).

Fabio Martini, La Stampa 4/10

«Basta passare per ladri. L’indennità per l’umidità per chi suona all’aperto è importante. E basta passare per privilegiati. Guadagno 40mila euro l’anno con le indennità e 12 scatti di anzianità che corrispondono a 2.200 euro mensili […] Lavoro sei giorni a settimana, 28 ore a settimana. Lavoro per quanto programma la direzione, se non programmano non è colpa mia. Per contratto io devo suonare il 50 per cento sulle produzioni e 50 per cento essere a disposizione ma con parti studiate. È ovvio, uno dice lavori solo il 50 per cento...» (un violinista dell’Opera di Roma appena licenziato).

Anna Bandettini, la Repubblica 4/10

Il consiglio di amministrazione del Teatro dell’Opera di Roma, presieduto dal sindaco Marino, giovedì scorso ha deciso il licenziamento collettivo di 182 tra orchestrali e coristi, i quali dal 1 gennaio 2015 saranno sostituiti da un servizio esterno.

Valerio Cappelli, Corriere 3/10

La decisione è arrivata dopo mesi di crisi, dissidi, accuse interne e scioperi. Lo scorso 14 settembre, inoltre, Riccardo Muti aveva annunciato la sua rinuncia a dirigere l’Aida e gli altri appuntamenti previsti per la stagione. Muti era stato nominato Direttore Onorario a vita nel 2011.

Valerio Cappelli, Corriere 3/10

Secondo la procedura di licenziamento, in questi giorni la Fondazione inoltrerà ai sindacati (non ai singoli lavoratori) la lettera di licenziamento, dopodiché si apre la fase di trattativa tra le parti che dura in totale 75 giorni: prima 45 giorni di trattativa tra sindacati e vertici del Teatro; poi 30 giorni di confronto con le istituzioni. Durante questo periodo, i musicisti dell’Opera continuano nel loro lavoro. Se non dovesse essere raggiunto un accordo, dal 76° giorno scatterà il licenziamento.

Giovanna Mancini, Il Sole 24 Ore 4/10

I lavoratori potranno nel frattempo avviare ricorsi, compreso l’appello all’articolo 18. Al ministero della Cultura però hanno già studiato come neutralizzare i ricorsi: cancellare coro e orchestra dalla pianta organica del Costanzi impedirebbe il reintegro del giudice del lavoro. Mentre i sindacati continuano a litigare fra loro: «Gli scioperi estivi a Caracalla voluti da Cgil e autonomi ha danneggiato il teatro e i lavoratori» tuona la Fistel-Cisl.

Giovanna Mancini, Il Sole 24 Ore 4/10

Con l’esternalizzazione il sovrintendente Carlo Fuortes conta di risparmiare circa 3,4 milioni. Coro e orchestra ne costano 12,5 l’anno.

Emiliano Liuzzi, il Fatto 3/10

«Ma attenzione: da gennaio tutti gli artisti ritorneranno a lavorare, solo che dovranno essere riuniti sotto un nuovo soggetto giuridico. Un’associazione o una cooperativa che si accorderà con il Teatro per i contratti stagionali. In base a criteri legati all’efficienza, senza più accordi integrativi dalle indennità fantasiose (quelle per il frac o per le trasferte a Caracalla...) e dai privilegi un po’ fuori mercato visti i tempi» (Simone Canettieri).

Simone Canettieri, Il Messaggero 3/10

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