Lettere al Direttore Il Foglio 11.10.2014

Gli schiaffi anagnini-sinodali sono comunque

buon viatico

1-Al direttore - Tanto il Nobel a Bergoglio lo daranno per la Chimica: se riesce a sciogliere il matrimonio con una soluzione zuccherosa.

Maurizio Crippa

2-Al direttore - Il superiore dei gesuiti: “Può esserci più amore cristiano in un’unione canoni- camente irregolare che in una coppia sposata in chiesa”. Rivelazione. Ma il significato? Me- glio non sposarsi in chiesa, per essere più cristiani? Meglio non fare mai l’eucarestia, perché ci sono tanti mangia-ostie a tradimento? Meglio non pregare mai, perché ci sono farisei che pregano? O meglio non diventare gesuiti, per rimanere un po’ cristiani?

Francesco Agnoli

3-Al direttore - Condivido il suo fondo di ieri e l’invito a ripensare l’antropologia evangelica. Mi pare che questo più che un Sinodo sia una convention di prodotto/mercato. Senza mancare di rispetto mi viene in mente il dibattito in corso fra il mitico Mojito della nostra infanzia e il nuovo Gojito, che alla vecchia ricetta aggiunge la bacca selvatica mongola goji, il frutto della longevità.

Riccardo Ruggeri

4-Al direttore - Appello breve alle variopinte comparse che ingombrano il palcoscenico sinodale: “Per decenza, toglietevi almeno di dosso le vesti sacerdotali. Senza la dottrina, sono buone solo per il carnevale”.

Elisabetta Frezza, Patrizia Fermani

C’è del caustico e dello sberleffo in tutto questo. E a meritarsi tanti schiaffi d’Anagni, dico sul serio, è un’assemblea sinodale della chiesa di Roma, presieduta dal Papa. Ammiro la scelta di obbligarsi alla disputa di coscienza e al gioco delle opinioni. Certo clericalismo senza sapore è andato, ed è comunque un bell’ascoltare e vedere.

Qualcosa di buono ne deve venir fuori.

5-Al direttore - Maurizio Landini minaccia una nuova occupazione delle fabbriche. Chissà se ha mai letto ‘’Il diciannovismo’’ di Pietro Nenni?

Giuliano Cazzola

6-Al direttore - Il bello e pungente quadro che Michele Masneri, con la sua versatilità pittorica, ha fatto, soprattutto per il contorno, della conferenza di Piketty alla Camera (il Foglio del 10 ottobre) dovrebbe fare riflettere su come un’opera seria e da meditare ancora possa es- sere svilita dal protagonismo dell’immagine. Il Foglio è stato nettamente il primo giornale a far conoscere Piketty in Italia e a realizzare su “Il Capitale” un dibattito colto e molto interessante. Ciò è avvenuto, a merito del Suo quotidiano, pure per molte altre novità culturali e scientifiche. Ora, però, sarebbe un peccato se si perdesse di vista la parte fondamentale del testo dell’economista francese che è l’analisi delle disuguaglianze, le loro cause e i loro effetti, le relazioni tra produzione e capitale: soprattutto la disuguaglianza non solo come effetto, ma anche come causa di una crescita insoddisfacente (insomma, non un problema so- lo distributivo). Sulle terapie proposte – per esempio, l’imposta mondiale sulle rendite e altro – si potrà discutere e, ovviamente, dissentire. Bisognerebbe allora bilanciare con un nuovo approfondimento e ulteriori dibattiti seri – che coinvolgano anche le istituzioni competenti – i germi della diffusione di una noci- va moda, i cui sintomi si possono individuare nelle “signore” (ma forse anche nei signori), in fila a piazza Montecitorio, che sono rimaste deluse perché si aspettavano di più, come riferisce Masneri, dalla tappa romana di Thomas Piketty, come se si trattasse del lancio sul mercato di un nuovo congegno elettronico. Sarei tentato di dire “sutor ne ultra crepidam”. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

7-Al direttore - Perfetto l’uovo di Pietrangelo Buttafuoco ieri sul Foglio ma con un ulteriore condimento: chi c’è dietro Apple? C’è l’industria musicale, chi c’è dietro Amazon? C’è l’industria editoriale. Il capitalismo, all’uovo bollito con il sale, aggiunge sempre il pepe.

Francesco Gambaro

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