Kobane, italiane tra le milizie curde in guerra con l’Isis

In un video girato durante gli scontri si sentono due persone

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di Lorenzo Cremonesi DAL NOSTRO INVIATO Corriere della Sera

SALINURFA (Turchia sud-orientale) - Ci sono anche volontari italiani a combattere con le milizie dello Ypg (le «Unità di difesa curde») accerchiate dallo Stato Islamico nella cittadina siriana di Kobane? La domanda viene spontanea guardando il video postato sui siti curdi circa una settimana fa e incentrato soprattutto sulle gesta di Arin Mirkan, la giovane combattente diventata leggendaria pochi giorni orsono, quando ha preferito farsi saltare in aria (assieme sembra ad un certo numero di jihadisti), piuttosto che venire catturata. Nel primo minuto del video è facilmente riconoscibile Arin mentre spara al riparo di sacchetti di sabbia. Attorno a lei ci sono alcuni guerriglieri in mimetica. Al quarantesimo secondo si sente pronunciare una domanda in dialetto siculo, non comprensibile, ma che secondo coloro che hanno diffuso il video, potrebbe significare: «Ma dove diavolo eri?». E subito risponde una seconda voce maschile: «E che ti devo dire?».

Combattenti stranieri

I volti dei due uomini non sono identificabili. Eppure, il video potrebbe essere la prova ulteriore che un certo numero di occidentali si sarebbero uniti alla resistenza curda. Quattro giorni fa la stampa anglosassone aveva segnalato la presenza di tre o quattro americani tra i combattenti curdi di Qamishli (sempre in Siria) e Kobane. Ma sino ad ora non erano giunte segnalazioni circa volontari italiani. Potrebbe essere la loro una risposta diretta contro le migliaia di volontari della «guerra santa», che dal mondo occidentale negli ultimi due anni si sono uniti alle brigate del «Califfato». Non è però affatto chiaro, nel caso la presenza italiana del video venga confermata, se i due volontari (e forse più?) si trovino tutt’ora a Kobane. Due o tre settimane fa la situazione era ancora relativamente tranquilla. Oggi, invece, l’assedio jihadista sta chiudendosi, chi rimane sa che potrebbe restare ucciso da un momento all’altro.

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